Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

martedì 22 novembre 2016

Assolvere dall'aborto?

Non esiste nessun peccato che non possa essere assolto quando c'è pentimento. Questo ovviamente vale da sempre anche per l'aborto.

Cosa ha fatto di nuovo il Papa?


La disciplina canonica della Chiesa, fin dai primi secoli, è sempre intervenuta sanzionando penalmente coloro che in qualunque modo ricorrevano alla pratica dell'aborto e tale prassi ha trovato conferma nei vari periodi storici. Il Codice di diritto canonico commina per l'aborto la pena della scomunica: «chi procura l'aborto ottenendo l'effetto incorre nella scomunica latae sententiae», cioè incorre automaticamente nella scomunica. Al riguardo però è bene chiarire due questioni: innanzitutto che la scomunica colpisce coloro che sono a conoscenza della pena e non coloro che la ignorano; inoltre la pena della scomunica riguarda tutte le persone che si rendono complici dell'aborto senza la cui opera esso non potrebbe essere realizzato.

Perché la scomunica per l'aborto e non per le altre forme di omicidio?
Per la ragione molto semplice che, purtroppo, l'aborto è diventato per molti un diritto, quindi una cosa buona; la Chiesa deve allora aiutare a distinguere la verità dalla menzogna.

La Chiesa, quindi, non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società».
Risulta alquanto evidente dunque che la Chiesa ritiene questo delitto come uno dei più gravi, ma la sua azione è volta a far ritrovare sollecitamente la strada della conversione a chi lo commette. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un'adeguata conversione e penitenza.

Secondo l’attuale Codice di Diritto Canonico che risale al 1983, i sacerdoti non hanno  bisogno di un permesso speciale dal Papa per perdonare il peccato dell’aborto. Hanno invece bisogno del permesso del proprio vescovo per togliere la scomunica automatica, se il/la penitente è incorsa in tale scomunica. Una volta tolta la scomunica della persona che ha davanti, il sacerdote può celebrare il sacramento e assolvere il peccato. Con i sacerdoti che hanno questa facoltà (anche chiamata “delega”) tutto ciò normalmente avviene in una sola “seduta”. 
Negli Stati Uniti, ad esempio, pochi anni dopo la promulgazione dell’attuale Codice, praticamente tutti i sacerdoti hanno avuto dai propri vescovi la facoltà di togliere la scomunica in cui il/la penitente è eventualmente incorsa praticando l’aborto. In Italia fino a ora erano i penitenzieri in cattedrale, i frati mendicanti (ad es., Francescani, Domenicani, Carmelitani), i Gesuiti e tutto il clero della Diocesi di Roma che avevano il privilegio di togliere la scomunica per l’aborto. In molte diocesi anche i parroci avevano già questa delega dal proprio Vescovo.
Non tutte le donne che hanno abortito sono, de facto, scomunicate, se una persona sinceramente non era consapevole dell’esistenza della pena della scomunica per l’aborto al momento di aver abortito, essa non è scomunicata e il sacerdote può assolvere subito il suo peccato.  La ragione è molto semplice, la scomunica non è una punizione, ma un deterrente.

In conclusione, il Papa ha esteso a tutti i sacerdoti, senza eccezione, la possibilità di assolvere anche chi è stato scomunicato in seguito a un aborto procurato.
Io credo che questo sia davvero un bel dono, perché, dalla mia esperienza di confessore, posso dire con certezza che, la totalità delle donne e, non solo, che confessano questo grave peccato, sono pentite mille volte e il dover convivere con questo fardello, costituisce già una pesantissima penitenza.

1 commento:

  1. Maria Santissima Mamma celeste possa sempre sostenerti le tuo cammino.
    Grazie per questo ottimo chiarimento sperando che le coscienze di ogniuno di noi possano essere smosse

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