VI DOM. T.O.
“Vedano le vostre opere buone”
(Mt 5,16), ci ha detto Gesù domenica scorsa, quando ci ha accolti in questa
stessa chiesa. “Vedano”, non è un
invito a metterci in mostra - lo sappiamo che la mano destra non deve sapere
ciò che fa la sinistra -, ma è una constatazione: una vita buona e bella, parla
da sé.
Ascoltiamo le parole di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli
altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli
uni per gli altri» (Gv 13,34s). Gesù ci interpella a essere persone che
amano.
Quali opere della nostra vita parlano da sé e accompagnano gli altri a
lodare Dio a riconoscere se c’è Lui dietro la nostra vita? La giustizia, il non
uccidere, il non commettere adulterio, la trasparenza: espressioni diverse
dello stesso amore.
L’amore fa guardare l’altro, non come qualcuno da cogliere in fallo,
giudicare e condannare, ma da accogliere, curare e, quando possibile, guarire. Laddove
c’era qualcuno da lapidare, secondo la legge, Gesù ha detto: “Va’ e non peccare più”; dove c’era chi
era considerato intoccabile a causa del suo peccato, Gesù si è seduto a
condividere la stessa tavola e lo stesso piatto; dove c’era chi stava morendo a
causa dei reati commessi, Gesù ha promesso: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
Non uccidere, nasce dalla
consapevolezza che ognuno è creatura di Dio, quindi prezioso, voluto e amato;
apparteniamo a Lui e nessuno può disporre di noi. Quando il Signore ha affidato
Eden all’uomo, gli ha chiesto di “custodirlo e coltivarlo”. Nei giorni scorsi mi ha stupito
l’atteggiamento del Presidente degli Stati Uniti, il quale, finalmente, ha
tagliato i fondi a una potentissima organizzazione che fa un sacco di soldi con
la fabbrica degli aborti, ma pochi giorni dopo, lo stesso, non ha preso le
distanze dalla tortura (dal waterboarding). Dio ci vuole dalla parte dell’uomo,
sempre e non solo quando ci conviene o lo riteniamo giusto. Non uccidere, è no
all’aborto, alla pena di morte, all’eutanasia, alla ricerca sugli embrioni,
alla guerra come mezzo per portare la “pace”,
ecc … Non uccidere è Sì alla sacralità della vita; è Sì all’amore, come
Dio ci ama.
Gesù ci propone un amore che guarda le persone e tutte le persone con
occhio di benevolenza. Ciò significa che, oltre a non imbracciare alcuna arma
che possa togliere la vita altrui, ci interpella a non uccidere con quella
spada a doppio taglio che, è capace di ferire talmente in profondità, da far
sgorgare il sangue e che è la nostra lingua. C’è poi un’altra arma mortale,
l’indifferenza, il non sguardo, che non coglie la presenza dell’altro, fino a
farlo morire perché inutile e non amabile.
“Non commettere adulterio” non
significa, semplicemente, non tradire materialmente il proprio coniuge, ma accogliere
ed essere fedeli alla vocazione all’amore “nella
buona e nella cattiva sorte”. Il mondo ha un estremo bisogno di persone che
accettano il rischio di scegliersi, di impegnarsi, di fare il percorso
dell’amore con tutte le inevitabili fatiche che comporta. Si impara ad amare e
non si smette mai, perché l’egoismo e l’egocentrismo sono sempre pronti a
saltare fuori. Tradire, è scegliere di amare qualcosa o qualcuno di
alternativo: possiamo amare di più noi stessi, il nostro lavoro, le nostre esigenze; i nostri
hobbies ecc … L’amore è la medicina per l’umanità ferita e la famiglia è il
primo luogo dove lo si vive e lo si impara; non per niente il maligno fa di tutto per colpire, snaturare,
indebolire la famiglia. Egli ha il terrore dell’amore.
C’è poi un altro aspetto della vita dei credenti in Cristo: la
trasparenza. Il cristiano non deve avere bisogno di giurare, tutti devono
sapere che la sua è una parola vera, pulita.
Grazie Signore, perché, anche se non sempre ce ne accorgiamo, le nostre
case, le nostre chiese, sono piene di tuoi figli e figlie che sanno amare, come
Tu vuoi che si ami. Aiuta anche noi, con la Tua Grazia a essere del gruppo dei
Tuoi discepoli.
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