Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 29 marzo 2017

Che io veda


IV DOM. QUAR.



     L’aria che respiriamo è trasparente; in certi giorni di sole ci sembra splendida e pura, eppure i rilevatori ci dicono che è altamente inquinata. Lungo certe strade vi sono delle fontanelle da cui esce acqua che, a guardarla, sembra buona, ma spesso vi è scritto: non potabile.
Questi esempi ci dicono che a volte, pur avendo gli occhi che funzionano bene, non si può vedere tutto. Gli occhiali, il microscopio, il cannocchiale, il binocolo, il telescopio ecc … sono stati inventati per vedere ciò che altrimenti non si potrebbe percepire a occhio nudo. Ci sono realtà, però, che si possono vedere solo se gli occhi sono purificati, trasformati da Dio.

     Gesù oggi ci dice delle parole strane: “Io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi” (Gv 9,39). Non dice: “sono venuto per ridare la vista ai ciechi”, per evitare che ci illudiamo; Egli non è venuto a eliminare i limiti umani e a guarire tutte le malattie, ma a donare una vista e, quindi, una vista diverse. Hanno capito bene i Farisei presenti, infatti dicono: «Siamo ciechi anche noi?» (9,40) - eppure, non ci risulta che avessero problemi di vista -.

     L’evangelista Giovanni chiama «segni» i gesti straordinari di Gesù che, gli altri Evangelisti chiamano «miracoli». Perché?

     Perché dicendo «miracolo» noi siamo portati a considerare la eccezionalità del «gesto» compiuto da Gesù e lì ci fermiamo; siamo tentati di apprezzare più le cose che Gesù fa che, Lui stesso. Quando invece queste azioni straordinarie le chiamiamo «segni», evidentemente, siamo spinti ad accogliere e comprendere ciò che significano. Se indico il crocifisso, voi vi girate e indirizzate lo sguardo alla croce, non vi fermate al mio dito. I segni che Gesù compie, sono come questo dito che, orienta verso Gesù. I segni ci parlano di Gesù, ci dicono qualcosa di Lui, così che possiamo conoscerlo personalmente e amarlo

     Ecco allora che Gesù ci dice che Egli è colui che può far si che gli uomini guardino e vedano la realtà in un modo nuovo, più profondo, riuscendo a percepire ciò che è più nascosto. Coloro che si lasciano toccare e ricreare da Gesù (il senso del fango spalmato sugli occhi, rimanda alla creazione di Adam), arrivano a vedere ciò che nessun altro vede. Spesso i cristiani sono accusati di essere dei creduloni, in realtà vedono ciò che gli altri non riescono a percepire: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor 2,9). Gesù stesso ha detto: “Io sono la luce del mondo. Chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Al contrario “l’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; sono follia per lui e non è capace di intenderle”(1Cor 2,14). Costoro sono coloro che, credono di vedere e di capire tutto, ma che in realtà sono ciechi. Il problema diventa gravissimo quando costoro sono guide di altri, perché “un cieco non può guidare un altro cieco”.

     Cos’è che vediamo e che tanti altri non riconoscono per cui ci danno dei pazzi?   

- Vediamo Gesù e riconosciamo che non è semplicemente un uomo, “il più bello tra i figli dell’uomo”, ma Dio stesso. Noi sappiamo che Colui che è nato oltre duemila anni fa, è Dio che si è fatto vicino agli uomini; è il volto di Dio rivolto verso gli uomini;

- riconosciamo che tutto ciò che esiste non è frutto del caso, ma creato, voluto da Dio e amato da Lui. Noi siamo solo i custodi di tutta questa meraviglia e non abbiamo il diritto di sfruttarlo;

- vediamo le persone, preziose e intoccabili, anche là dove la scienza vede solo un mucchio di cellule che, prima chiama feto e poi embrione; dove c’è un portatore di handycapp che, spesso si vuole eliminare con l’aborto e ora con l’eutanasia o con la selezione eugenetica;

- vediamo il bello e il buono anche in all’apparenza sembra solo un delinquente o gravemente peccatore;

 - laddove molti vedono dei gesti inutili e formali, riconosciamo che Dio stesso continua a essere presente e ad agire, tanto che, quando il sacerdote battezza è Cristo che Battezza; quando il consacra è Cristo che parla; quando benedice, è Cristo che benedice; quando assolve, è sempre Cristo che assolve. San Francesco aveva così chiaro tutto questo che scrive: “E come (i discepoli) con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero” (Amm I). Per la stessa ragione scrive a proposito dei sacerdoti: “E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri” (Testamento).

- vediamo il lupo, anche quando è travestito da agnello.

   

1 commento:

  1. "Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi", così diceva lo scrittore francese Antoine de Saint- Éxupéry nella sua celebre opera "Il piccolo principe". È lo sguardo dell'anima, di un cuore che segue ed ha delle ragioni che la ragione non conosce, come ricordava un altro grande francese, Blaise Pascal. Se gli occhi sono poi quello di un' anima guidata e illuminata dallo Spirito di Dio, allora si possono scoprire meraviglie in tante piccole cose, dai più ormai sminuite o persino disprezzate: il sorriso di un ragazzo "fisicamente o mentalmente non perfetto", la vita di persone anziane sole o inabili, ma che ancora possono avere un ruolo con le loro parole o con un piccolo gesto, qualche semplice parola. Mondi che sembrano inutili perché non producono, e perché inadeguati rispetto all'idea di perfezione e di eterna giovinezza ormai imperante nella nostra laica società occidentale.

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