Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 12 marzo 2017

Dio è fedele alle sue promesse


II DOM. QUAR.



     “Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione”
(Gen 12,2). Dio fa una promessa ad Abramo; gli garantisce un futuro grandioso, una vita nuova.


    Cos’è una promessa? La garanzia che si realizzerà ciò che ci si è impegnati a fare; è un atto solenne che non prevede la non attuazione. Come dice un noto proverbio “ogni promessa è debito” e perciò, in quanto tale, va saldato.

     Per realizzare la sua promessa, però, Dio ha bisogno di fiducia, perché senza fiducia non si percorrono i passi proposti. Perché rischiare? La fidarsi, significa riconoscere che, Dio non mente, è fedele alle Sue promesse che sta dalla nostra parte.

     Anche Gesù ha dovuto percorrere la via della fiducia; quando si è trovato a un passo dalla croce ha pregato il Padre, dicendo: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice, però non la mia, ma la Tua volontà sia fatta”. E’ come se Gesù dicesse: mi fido di Te, anche se ciò mi costa molto; anche se ho paura.

    Per poter operare e realizzare quanto detto, Dio chiede ad Abramo di lasciare la sua terra,
la parentela, la  casa di suo padre, per andare verso una terra nuova; senza questo non si può realizzare il sogno.

     Perché Dio chiede ad Abramo di lasciare le sue sicurezze?

    Perché “l’uomo nella prosperità non comprende”, crede di essere autosufficiente ed è poco aperto all’ascolto; si auto progetta il futuro. Lo dimostra il fatto che, molti pregano più facilmente quando sono in difficoltà: non è ipocrisia o una cosa sbagliata, bensì uno sprazzo di verità. E’ la presa di coscienza che siamo bisognosi che, da soli non ce la facciamo. In questi momenti diventa evidente la verità espressa dalle parole del Salmo: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se la città non è custodita dal Signore, invano veglia il custode” (Salmo 126).

     Dio chiede ad Abramo di lasciare tutto, perché ognuno tende a percorrere le strade conosciute, più sicure, senza rischi, ma così ci precludiamo altri percorsi, non ci lasciamo condurre per le strade che ci portano a destinazione e si rischia, invece, di percorrere altre strade che ci allontanano dalla meta  o di rimanere fermi, statici dove si è sempre stati.

     Quando lungo la strada troviamo un blocco, che ci impedisce di percorrere determinate vie o torniamo indietro o , ragionando un attimo, cerchiamo se esistono percorsi alternativi. Nella nostra esistenza, il Signore, a volte, deve metterci degli ostacoli, non per bloccarci, bensì per farci trovare la via giusta, quella che ci conduce alla vita. I Santi sono i testimoni più credibili e originali, perché si sono lasciati prendere per mano e condurre per strade che mai avrebbero immaginato.

Quando non ci fidiamo di Dio, discutiamo ogni Sua proposta, quindi restiamo immobili: nulla cambia. Dio ha bisogno di quell’”obbedienza fiduciosa che non domanda spiegazioni, ma semplicemente obbedisce, e lo fa non a motivo di ciò viene ordinato, ma a causa di colui che ordina” (M. Delbrel, La gioia di credere, 37). Senza questa obbedienza fiduciosa, Abramo sarebbe ancora là dove stava.

Abbiamo bisogno di fidarci di Dio, ma la fiducia non nasce senza l’incontro. Noi siamo disobbedienti, non perché siamo cattivi, ma perché non ci fidiamo della parola di Dio. Siamo come la donna che, ha creduto al serpente, invece che al Signore: “Di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all'albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai certamente dovrai morire” (Gen 2,16); “Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,4s).



Signore, … Facci vivere la nostra vita, non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, come un ballo, come una danza,fra le braccia della tua grazia, nella musica che riempie l'universo d'amore. Signore, vieni a invitarci.

  


Nessun commento:

Posta un commento