Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 5 marzo 2017

Non ci abbandonare alla tentazione


     “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene,
perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni”
 (Sir 2,1ss); se siamo qui perché
vogliamo seguire e servire Dio Padre, percorrendo la via del Vangelo, dobbiamo essere coscienti che, non saremo lasciati in pace.

     La prima domanda che dobbiamo porci – ognuno di noi  personalmente e con spietata sincerità -, è: realmente voglio seguire il Signore o sono qui perché i miei familiari mi hanno messo in questo percorso; perché sono abituato ecc …?

     Come faccio a capire, per darmi una risposta? Chiediamo soccorso ancora una volta alla Parola di Dio: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”  (Mt 6,21). Ciò che è importante, ci attrae, quindi ci fa fare dei passi concreti per raggiungerlo e ottenerlo. Guardiamo allora i fatti concreti della nostra vita spirituale: preghiamo; partecipiamo all’Eucaristia con assiduità; ci nutriamo della Parola di Dio; viviamo il sacramento della Riconciliazione; andiamo a cercare nel prezioso tesoro della Tradizione della Chiesa o ci accontentiamo sempre del minimo possibile? Ciò che amiamo ha inevitabilmente un primato, mentre ciò che non ci interessa particolarmente, finisce per essere relegato negli angoli delle nostre giornate.

     Superata questa prima questione fondamentale, chiediamoci cosa è la tentazione e chi ci tenta.

     La tentazione è una chiamata a deviare dal proprio fine, a prendere una strada diversa e il tentatore non è che il maligno, colui che vuole disorientarci, sapendo che, più ci allontaneremo da Dio e dalla Sua via, più saremo rovinati. Il fine della tentazione non è che questo: sporcare, rovinare, distruggere il progetto di Dio.

     Gesù ha subito la tentazione di scegliere una via alternativa a quella della croce: davvero è necessario percorre la strada dell’amore spinto fino al limite della sofferenza morale e fisica, dell’umiliazione e della solitudine? Non è meglio compiere gesti forti, eclatanti, straordinari, inequivocabili così tutti ti seguiranno? Fino all’ultimo istante Gesù ha dovuto fare i conti con questa tentazione: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:  «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.  Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!» (Mt 27,40ss).

     Per qualcuno la tentazione è grossolana, sfacciata, diretta, ma per la maggioranza è subdola, astuta, intelligente.

     La tentazione è subdola; ci raggiunge sempre al momento opportuno, quando siamo meno vigili – per questo Gesù ha detto: “Vegliate” -; quando siamo fragili, perché la vita ci affatica con le sue delusioni, fallimenti, il dolore, la malattia, i tradimenti; non per niente Gesù è stato raggiunto dopo quaranta giorni di digiuno “quando ebbe fame” e sulla croce, quando il dolore e l’umiliazione avevano raggiunto lo zenit. Quando siamo in crisi per qualcosa, stanchi e delusi, ecco che dobbiamo attenderci una chiamata a scappare dalla strada che abbiamo intrapresa, dalla nostra vocazione. E’ come si ci venisse sussurrato: perché ti ostini a fare tutta questa fatica?

     La tentazione è intelligente, perché passa attraverso i nostri punti deboli. Il nemico cerca nelle mura difensive della città il punto più facile da superare, così il maligno cerca di conoscere le nostre debolezze e lì si attacca. Cercherà sempre di passare per la stessa fenditura, a meno che, diventiamo astuti anche noi e cominciamo a difenderci.

     La tentazione è intelligente, perché si ammanta sempre di bene, di luce. Non per niente uno dei nomi del diavolo è Lucifero, ossia portatore di luce. Non aspettiamoci che la tentazione ci venga proposta da un mostro, bensì da un angelo, seppur camuffato.

     Molto spesso, quando aderiamo alla tentazione, quando diciamo Sì, è perché crediamo di non fare qualcosa di male, bensì qualcosa di giusto. Noi non aderiremmo mai a una chiamata al male. È anche per questo che, è stata inventata l’antilingua, ossia parole che invece di manifestare la verità, la nascondono: aborto, dolce morte ecc …

     Padre nostro, che sei nei cieli,  non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal maligno. Amen  

    

  


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