Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 2 aprile 2017

Che io arrivi vivo alla morte


V DOM. QUAR.



     Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase due giorni nel luogo dove si trovava” (Gv 11,5s). Ci saremmo aspettati una corsa a perdifiato per arrivare in tempo e guarire l’amico tanto amato o, perlomeno, un intervento a distanza, invece Gesù volutamente ha ritardato la Sua venuta. Eppure, come dice con chiarezza Marta: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!” (11,21). Non contento, il Signore, ha anche detto: “Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate” (11,14s). 
   

     Gesù non è un venditore di illusioni: la morte fa parte della vita. Proprio domenica scorsa dicevamo che, quando ci lasciamo toccare e rinnovare lo sguardo, vediamo chiaramente ciò che è invisibile. Ecco che oggi il Signore ci spinge a guardare oltre la porta della morte. Egli ci sta dicendo che di là non c’è un salto nel nulla; non un grande inceneritore che fa scomparire tutto; non c’è un buco nero. Oltre quella porta c’è la vita.

     Non ci chiede di amare la morte, di prenderla sottogamba, come fosse un passaggio da nulla - Lui stesso non si è vergognato di scoppiare in lacrime per questo Suo amico -; il Signore ci chiede di non fermarci all’apparenza, ma di guardare in profondità. Egli ci dice una parola chiara: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (11,25s).

     Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. … Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1Cor 15,13;19).

     E’ solo per questo che ha tardato tanto ad arrivare, lasciando che passassero quattro giorni -  secondo la tradizione rabbinica, l’anima rimane presso il corpo per tre giorni -. Gesù vuole escludere ogni possibile risveglio “naturale”, deve essere chiaro che è grazie a Lui che Lazzaro è tornato sano e salvo alle sue sorelle.



     Ascoltiamo anche le bellissime parole di Dio: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe” (Ez 37,12). Molti hanno paura della morte, ma non si preoccupano di arrivarci vivi. Ebbene sì, è possibile trascorrere l’esistenza chiusi dentro un sepolcro che, impedisce di vivere in pienezza.

     L’immagine del sepolcro è simbolo di una vita:

- bloccata dal peccato e che puzza di morte. Per quanto ci vogliano convincere che il peccato non esiste che, tutto è riducibile a meccanismi psicologici, in realtà noi sappiamo bene che il peccato esiste. Nella Bibbia il termine usato è amartya ,“fallire il bersaglio”, come chi scocca la freccia sbagliando clamorosamente il centro. Il male,  non è solamente trasgredire a un ordine, ma agire allontanandosi dal proprio bene. Per questo Dio e la Sua Chiesa mai potranno rinunciare a richiamare gli uomini;

- trascorsa vagando al buio, a caso, senza seguire Cristo luce del mondo; senza chiederGli mai quale progetto ha; quale vocazione ha pensato. Prima abbiamo fissato lo sguardo su una freccia, ora guardiamo al girasole che, passa la sua esistenza a  orientarsi seguendo il sole;

- appesantita dal rancore, se non dall’odio che, condiziona talmente da impedire una vita vera;

- ostacolata dalle paure che, fanno preferire di rimanere dentro un triste sepolcro, piuttosto che uscire e correre dei rischi, percorrendo le strade fantasiose di Dio.

     Gesù non è la soluzione magica alle fatiche e ai problemi della vita, ma  Colui che può offrire il cammino da percorrere per trovare la vita: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

     Signore, invita anche noi a uscire dai nostri sepolcri. Mandaci pastori e “angeli” che, Ti prestino la voce; non lasciare che rimaniamo inerti, bloccati dalle bende, immersi nel buio di una vita senza vita.



    


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