XVII DOM. T.O.
Noi Cristiani non siamo Manichei: non dividiamo il mondo in buono e
cattivo. Abbiamo ben chiara nelle orecchie
la voce di Dio che, dopo avere
creato tutto, quando “vide quanto aveva
fatto” disse, “ecco, è cosa molto
buona” (Gen 1,31). Possiamo stare con qualsiasi genere di persone, senza
temere di essere resi impuri, perché sappiamo che in ognuno Dio ha messo il suo
soffio; possiamo mangiare qualsiasi cosa, senza avere paura dell’ira di Dio; possiamo
usare di tutto, seppur con la consapevolezza che, ciò che è buono, può diventare
cattivo, per colpa di chi ne usa.
Silvano del monte Athos (1886 – 1938) scrive: “Da
bimbo io amavo il mondo e la sua bellezza. … Amavo tutto il bel mondo di Dio.
Ma quando ho conosciuto il Signore, tutto è cambiato nella mia anima
prigioniera di Lui. Non desidero più questo mondo. Cerco instancabilmente il
mondo dove abita il Signore. Come un uccello prigioniero desidera fuggire di
gabbia, così la mia anima desidera Dio” (Silvano del Monte Athos, Gli scritti).
Il profeta Geremia quando racconta la sua relazione con Dio, afferma: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono
lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso” (Ger 20,7s). Egli
sa di essere stato sedotto, toccato, affascinato, colpito da Dio.
San Francesco nelle sue Lodi a Dio
altissimo, ben due volte scrive: “Tu
sei bellezza”.
Il salmista canta: “Nella tua
promessa trovo la mia gioia, come chi scopre un grande tesoro” (Salmo
119,162).
Per questo noi non siamo quelli
che rinunciano, ma quelli che scelgono?
Non rifiutiamo la realtà perché cattiva, ma scegliamo ciò che è meglio,
rispetto a ciò che è relativo. Non soffriamo per ciò che non vogliamo fare o
avere, ma godiamo quando, mettendo da parte ciò che ci rallenta nel cammino, ci
muoviamo più spediti verso ciò che ardentemente desideriamo.
Colui che ha venduto i suoi beni, non lo ha fatto perché non erano
buoni, ma perché voleva acquistare qualcosa che valeva di più.
I Cristiani sono coloro che hanno trovato il grande tesoro e quindi, non
danno troppo peso a tutto il resto.
Queste parole di Gesù mi consentono di dirvi qualcosa sulla vocazione
alla vita consacrata e ai voti di castità, povertà e obbedienza che la
caratterizzano. La vita consacrata è innanzitutto una vocazione, quindi non una
scelta personale, ma una chiamata: è Dio che sceglie. A un certo punto dell’esistenza, Egli entra
prepotentemente nel cuore e non è più possibile resisterGli. E’ un’attrazione
irresistibile a una bellezza prima sconosciuta. A causa di questo, tutto risulta
insufficiente, inadeguato e diventa impellente lasciare da parte le cose, relazioni
esclusive e anche i propri progetti, per incamminarsi dietro al Cristo.
Ripeto, per essere sicuro di essere compreso: non rinunciamo al possesso
perché le cose sono cattive; a relazioni affettive sponsali, perché peccaminose;
ai nostri progetti, perché deboli; semplicemente tutto questo non ci basta.
Ciascuno
di noi Ti dice, Signore: “Mi hai
sedotto e io mi sono lasciato sedurre”; sentiamo con certezza che, “soltanto Tu hai parole di vita eterna”
che, Tu sei il tesoro e la perla più preziosa, ma ancora facciamo fatica a
vendere tutto, perché abbiamo paura di rimanere troppo poveri e troppo soli: fa
che la tua bellezza ci ferisca in profondità, così, attratti da Te, ameremo
tutto e tutti, ma niente e nessuno ci fermerà nel cammino dietro a Te.
...grazie padre Andrea per la tua testimonianza di Fede. Tu sai veramente che cosa significhi essere cristiano. Un abbraccio affettuoso e con tanta nostalgia per il vuoto che hai lasciato a Baccanello. Nessuno ha saputo riempirlo.
RispondiEliminaEnrico