XXI DOM. T.O.
“(Gesù) ordinò ai discepoli di non
dire ad alcuno che Egli era il Cristo” (Mt 16,20); scendendo dal monte,
dopo la Trasfigurazione, il Signore dice ai suoi: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo
non sia risorto dai morti» (Mt 17,9). Ci stupisce questo atteggiamento di
Gesù; non dovrebbe spingere gli Apostoli a correre ovunque a gridare ciò che
hanno visto? Il compito degli Apostoli non è di essere messaggeri della verità
portata da Cristo?
E’ proprio così! Apostolo, si traduce infatti “inviato”. Il problema è che a Gesù
non basta che si vada a dire qualcosa. Egli
sa bene che i Suoi Apostoli, non hanno ancora capito quasi nulla di Lui. Lo
stesso Pietro, Gesù lo
chiama “«figlio di Giona»”. “Figlio”, nella cultura ebraica non indica
soltanto chi è nato da qualcuno, ma chi gli assomiglia nel comportamento. Giona
è l’unico tra i profeti dell’Antico Testamento che ha fatto esattamente il
contrario di quello che il Signore gli aveva comandato. Infatti il Signore gli
aveva detto: “Giona, vai a Ninive a predicare la conversione
altrimenti io la distruggo” e Giona fece
il contrario. Ben presto Pietro sarà definito “Satana” dal Signore. Perché?
Perché “pensa secondo gli uomini e non
secondo Dio” (Mt 16,23). In cosa sta il suo errore? Nel non ammettere che Gesù possa soffrire. Pietro ha
in mente un’idea ben precisa del Messia; lo crede potente e vittorioso, altro
che debole.
Il problema è che noi tendiamo a proiettare sulla realtà che sta intorno
a noi le idee, convinzioni che portiamo dentro e che sono frutto della nostra
cultura, esperienze, codice genetico ecc … Noi misuriamo le cose e le persone a
partire dal metro che portiamo in tasca.
Faccio un esempio molto semplice: durante la chemioterapia, mia madre
diceva che tutti i cibi che mangiava, avevano il gusto della liquirizia. E’
chiaro, il problema non stava nel cibo, ma nelle sue papille gustative,
trasformate dalla cura.
Non stando attenti, rischiamo di non conoscere in profondità ciò che ci
sta attorno. Con Dio e la fede, corriamo lo stesso rischio e le conseguenze
sono altrettanto gravi. Chiede Gesù: “La
gente chi dice che io sia?”, a seconda della risposta cambiano molto le
cose. Tutte le risposte date, guardano indietro; nonostante la predicazione di
Gesù è i segni compiuti da Lui, ancora non è stata percepita la Sua novità.
Per uscire da questo circolo vizioso, Gesù indica la via: “Beato te … perché né la carne né il sangue
te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Gesù gli
sta dicendo che, se ha capito è, perché ha abbandonato per un attimo la sua
autonomia e ha permesso a Dio Padre di fargli vedere la Verità, oltre i suoi
schemi mentali e convinzioni.
Senza questa esperienza rischiamo di continuare a essere i cristiani del
“secondo me” che, annunciano, sì il Cristo, ma quello che ci siamo costruiti
con il fai da te. Ci sarà allora il Cristo socialista che ha a cuore solo gli
interessi sociali di alcune fasce di popolazione; il Cristo misericordioso che
tollera tutto senza battere ciglio; il Cristo duro che ribalta i tavoli dei
cambiavalute e non tollera l’eresia; il Cristo che ha sposato la Maddalena; il
Cristo che è solo uomo e non Dio; il Cristo che è solo Dio e non uomo ecc …
Ognuna di queste visioni ha conseguenze pratiche fortissime.
Solo dopo la morte e risurrezione, gli Apostoli cominciano a capire e
solo dopo, possono andare e annunciare il vero Cristo.
La Chiesa ha bisogno ancora oggi di una roccia solida su cui poggiare i
piedi; non può essere un edificio fondato sulla sabbia delle opinioni
personali, delle ricostruzioni filosofiche, ma sulla fede nel Cristo. Questo ci
chiama alla responsabilità della ricerca e dell’ascolto. Non possiamo più
permetterci di essere, come “fanciulli in
balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati
dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore” (Ef 4,14).
A quest’uomo così debole, Gesù fa una
promessa: «E le potenze degli inferi non prevarranno contro di
essa». Laddove una comunità è
costruita su una fede solida e profonda, le forze negative, le forze della
morte, non avranno alcun potere. La storia è lì a dimostrarlo: il male ha vinto
alcune battaglie, ma mai la guerra contro Dio. Con il tempo, la tenebra ha
sempre dovuto lasciare il passo alla luce, anche quando il buio sembrava avere
invaso ogni cosa.
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