Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 26 novembre 2017

Tu mi ami e mi impegni


CRISTO RE DELL’UNIVERSO

     Alcuni giorni fa ho riascoltato le parole di Gesù in cui chiede di perdonare “settanta volte sette
- un modo tutto orientale per dire “sempre” – e, ho sentito una grande consolazione, perché, ho pensato che, ciò Dio chiede, nello stesso tempo Dio lo offre: Egli perdona “settanta volte sette”. Io sento il bisogno di essere perdonato sempre.

     Ascoltiamo le dolci parole del Salmo: “quanto dista l’oriente  dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati ricorda che noi siamo polvere”  (Salmo 103,12ss). La Misericordia è la figlia primogenita dell’amore, per cui Dio, che è amore, non può che essere il Misericordioso. Non dimentichiamolo: a favore di chi Lo stava uccidendo, dopo averLo umiliato e torturato, Gesù ha pregato: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

     Chiediamoci però cos’è la misericordia? Un’opportunità o un lascia passare?

     Chi ama, da’ continuamente una nuova occasione, perché desidera che l’amato guarisca, si rinnovi, trovi la strada giusta. La misericordia le prova tutte, prima di arrendersi. Avere misericordia, quindi, non è deresponsabilizzare l’altro; non è fargli credere che c’è sempre una scappatoia, ma opportunità di cambiamento. Il bene donato, impegna. La misericordia ci deve provocare alla conversione, non all’abuso. Per questo essa è sempre accompagnata dalla correzione e dalla chiarezza. La misericordia è amore, non buonismo; è via di salvezza, non scorciatoia per la morte. Ascoltiamo la parole di san Paolo: “Credi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia” (Rm 2,3ss).

 

     In queste ultime settimane Gesù ha parlato con chiarezza:

 

-         Al servo malvagio che, approfittando del ritardo del cominciò “a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi”: “il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 24,48ss);

-        Alle vergini stolte senza olio nella lampada che, incominciarono a gridare: “Signore, signore, aprici!” … egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”  (Mt 25,12);

-        A colui che ha sepolto il talento che gli era stato consegnato: “E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25,30);

-        Oggi poi usa quest’immagine cos’ì efficace della separazione degli uomini al momento dell’incontro con Lui: “se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25,46).

 

      La Misericordia di Dio, per come la conosciamo attraverso Gesù, “il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione” (DV I,2), è universale e non conosce eccezioni: “Il Signore, dunque, guarisce senza eccezioni, senza riserve” (Ambrogio, La penitenza, Città Nuova 34). Eppure, dobbiamo anche dire che, se  nessun peccato umano prevale su questa forza e nemmeno la limita. Da parte dell’uomo può limitarla solo la mancanza  di buona volontà, la mancanza di prontezza nella conversione e nella penitenza, cioè il perdurare nell’ostinazione … (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia). In questa parte della vita, la misericordia di Dio non ci sarà mai negata; anche l’ultimo respiro potrebbe essere utile, come nel caso del ladrone crocifisso con Gesù, ma oltre quella soglia, dovremo raccogliere ciò che, coscientemente, avremo seminato.

     Non possiamo pensare di vivere ripiegati su noi stessi, indifferenti alla sorte di chi ci sta accanto che, ha bisogno del nostro sguardo e delle nostre mani operose e, nasconderci dietro l’osservanza formale di norme liturgiche: “Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova»
(Is 1,15ss).

    

 

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