Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 6 luglio 2018

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire


XIV DOM. T.O

     Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Dobbiamo constatarlo: nulla è possibile quando si ha davanti una persona non disponibile; bisogna accettare di essere impotenti.
 Provate a spiegarvi con chi non ne vuole sapere; a ragionare con chi è pieno di pregiudizi; a tentare di riconciliarvi con chi non ha nessuna intenzione di perdonarvi; a parlare con chi non vuole ascoltarvi, ecc … Vi troverete davanti a un muro: sbatterci continuamente contro, fa male, oltre che essere inutile. Si può correre dietro a qualcuno, ma se egli non intende fermarsi, ci si stanca e basta.
     Oggi Gesù incontra delle persone così; credono di conoscerLo, perché è il figlio di Giuseppe e di Maria e parente di Tizio, Caio e Sempronio. Si accorgono che c’è qualcosa di nuovo in Lui, ma non si lasciano provocare. Costoro fanno parte di quella categoria di persone fossilizzate che, siccome non sanno o non vogliono crescere, maturare, cambiare, pensano che sia così per tutti. Per loro, uno non può che continuare a essere ciò che è stato. Sciocchi!
     Essi non sanno che a tutti è data la possibilità, anzi tutti siamo chiamati a maturare. Solo i morti viventi rimangono sempre identici a se stessi, non cambiano mai idea, vivono perennemente immersi nei loro stupidi pregiudizi. Chi è vivo e vuole vivere in pienezza, non può che lasciarsi trasformare dalle vicende della vita, dagli incontri, dalle gioie come dalle sofferenze, dai successi e dagli insuccessi, anche dallo stesso trascorrere del tempo che sa smussare le asprezze.
     Queste persone sono pericolose, perché possono tarpare le ali, impedire agli altri di esprimere la loro novità.
     Pensate solo a chi, da una condizione di peccato, è stato portato alla luce da Dio e ha cambiato vita: possiamo permetterci di non dargli credito? Cosa sarebbe stato di Saulo, di Agostino d’Ippona, di Andrè Frossard, di Madeleine Delbrel, di Jacques Fesch, dell’assasino di Maria Goretti e, di migliaia di altre creature che, per grazia di Dio sono passate dalla morte alla vita, se il mondo non le avesse riaccolte?
     Ebbene, Gesù “lì non poteva compiere nessun prodigio”(Mc 6,5); la chiusura di quelle persone ha reso impotente la Sua onnipotenza. Del resto “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te (Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13). Ciascuno di noi — tu, io — conserva la possibilità di ribellarsi a Dio, di respingerLo, anche forse implicitamente, con il comportamento  o di esclamare: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”(Lc 19, 14).
     Gesù, mentre parlava alla folla nelle città e nelle campagne di Palestina non si imponeva, ma si proponeva: “Se vuoi essere perfetto...” (Mt 19, 21), dice al giovane ricco. Quel ragazzo respinse l'invito e, dice il Vangelo, “se ne andò triste” (Mt 19, 22). Aveva perso la gioia, perché aveva rifiutato di dare a Dio la sua libertà.
     Quante volte accusiamo Dio di essere indifferente alla nostra situazione, ma non ci chiediamo mai se non siamo noi stessi a tenerLo a debita distanza con i muri che, forse in buona fede, abbiamo innalzato. Forse Gesù si meraviglia anche della nostra incredulità.
     Cosa fa Dio, quando ci trova così chiusi? Ci abbandona, forse? Per carità! Continua a tentarle tutte, nella speranza che un varco si apra e possa così raggiungere il cuore e ferirlo: “Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro” (Ez 2,2ss). Non è mai troppo tardi, per Dio. Ci cerca e ci aspetta, solo noi possiamo scegliere di stare lontani da Lui e di rovinarci l’esistenza.
     Anche noi, Signore siamo “figli testardi e dal cuore indurito”, ma sappiamo molto bene che, “solo Tu hai parole di vita eterna” e che, “un giorno nei Tuoi atri è più che mille altrove”, per questo, continua a mandarci chi ci parla di Te; lo Spirito Santo ci apra gli occhi, così che possiamo vedere oltre l’apparente e riconoscere i segni della Tua presenza. Lo Spirito, come vento impetuoso, liberi il nostro cielo dai pregiudizi e dalle chiusure, così che tu possa operare in noi i Tuoi prodigi.

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