XIV DOM. T.O
“Non c’è peggior sordo di chi non
vuol sentire”. Dobbiamo constatarlo: nulla è possibile quando si ha davanti
una persona non disponibile; bisogna accettare di essere impotenti.
Provate a spiegarvi con chi non ne
vuole sapere; a ragionare con chi è pieno di pregiudizi; a tentare di
riconciliarvi con chi non ha nessuna intenzione di perdonarvi; a parlare
con chi non vuole ascoltarvi, ecc … Vi troverete davanti a un muro:
sbatterci continuamente contro, fa male, oltre che essere inutile. Si può
correre dietro a qualcuno, ma se egli non intende fermarsi, ci si stanca e
basta.
Oggi Gesù incontra delle persone così; credono di conoscerLo,
perché è il figlio di Giuseppe e di Maria e parente di Tizio, Caio e Sempronio.
Si accorgono che c’è qualcosa di nuovo in Lui, ma non si lasciano provocare.
Costoro fanno parte di quella categoria di persone fossilizzate che, siccome
non sanno o non vogliono crescere, maturare, cambiare, pensano che sia così per
tutti. Per loro, uno non può che continuare a essere ciò che è stato. Sciocchi!
Essi non sanno che a tutti è data la possibilità, anzi tutti siamo
chiamati a maturare. Solo i morti viventi rimangono sempre identici a se
stessi, non cambiano mai idea, vivono perennemente immersi nei loro stupidi
pregiudizi. Chi è vivo e vuole vivere in pienezza, non può che lasciarsi
trasformare dalle vicende della vita, dagli incontri, dalle gioie come dalle
sofferenze, dai successi e dagli insuccessi, anche dallo stesso trascorrere del
tempo che sa smussare le asprezze.
Queste persone sono pericolose, perché possono tarpare le ali, impedire
agli altri di esprimere la loro novità.
Pensate solo a chi, da una condizione di peccato, è stato portato alla
luce da Dio e ha cambiato vita: possiamo permetterci di non dargli credito?
Cosa sarebbe stato di Saulo, di Agostino d’Ippona, di Andrè Frossard, di
Madeleine Delbrel, di Jacques Fesch, dell’assasino di Maria Goretti e, di
migliaia di altre creature che, per grazia di Dio sono passate dalla morte
alla vita, se il mondo non le avesse riaccolte?
Ebbene, Gesù “lì non poteva
compiere nessun prodigio”(Mc 6,5); la chiusura di quelle persone ha reso
impotente la Sua onnipotenza. Del resto “Dio, che ti ha creato senza di te,
non può salvarti senza di te (Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13). Ciascuno di noi — tu, io — conserva la
possibilità di ribellarsi a Dio, di respingerLo, anche forse implicitamente,
con il comportamento o di esclamare: “Non
vogliamo che costui venga a regnare su di noi”(Lc 19, 14).
Gesù, mentre parlava alla folla nelle città e nelle campagne di
Palestina non si imponeva, ma si proponeva: “Se vuoi essere perfetto...”
(Mt 19, 21), dice al giovane ricco. Quel ragazzo respinse l'invito e, dice il
Vangelo, “se ne andò triste” (Mt 19, 22). Aveva perso la gioia, perché
aveva rifiutato di dare a Dio la sua libertà.
Quante volte accusiamo Dio di essere indifferente alla nostra
situazione, ma non ci chiediamo mai se non siamo noi stessi a tenerLo a debita
distanza con i muri che, forse in buona fede, abbiamo innalzato. Forse Gesù si
meraviglia anche della nostra incredulità.
Cosa fa Dio, quando ci trova così chiusi? Ci abbandona, forse? Per
carità! Continua a tentarle tutte, nella speranza che un varco si apra e possa
così raggiungere il cuore e ferirlo: “Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di
ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono
sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli
testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino
o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno
che un profeta si trova in mezzo a loro” (Ez 2,2ss). Non è mai troppo
tardi, per Dio. Ci cerca e ci aspetta, solo noi possiamo scegliere di stare
lontani da Lui e di rovinarci l’esistenza.
Anche noi, Signore siamo “figli
testardi e dal cuore indurito”, ma sappiamo molto bene che, “solo Tu hai parole di vita eterna” e
che, “un giorno nei Tuoi atri è più che
mille altrove”, per questo, continua a mandarci chi ci parla di Te; lo
Spirito Santo ci apra gli occhi, così che possiamo vedere oltre l’apparente e
riconoscere i segni della Tua presenza. Lo Spirito, come vento impetuoso,
liberi il nostro cielo dai pregiudizi e dalle chiusure, così che tu possa
operare in noi i Tuoi prodigi.
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