XIII DOM. T.O.
“Dio non ha creato la morte e non gode per
la rovina dei viventi … Per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono” (Sap
1,13;2,24).
Di quale morte si parla? Indubbiamente
del
passaggio tra il mondo degli uomini e quello di Dio. Consentitemi però di
leggere in trasparenza anche un’altra morte, metaforica, ma non per questo meno
drammatica: essere morti, mentre si è vivi. Lo esprime bene un post, trovato su
internet: “A seguito di alcuni eventi …
sono entrato in uno stato di morte interiore dal quale non riesco a uscire. Non
sento più nessuna emozione né entusiasmo né impulso né niente. Provo solo un'immensa tristezza, mi sento il cuore che piange, sento un senso
di chiusura verso il mondo, mi sto avvolgendo su me stesso, mi dà fastidio
tutto. Mi sto sforzando di farlo, esco faccio volontariato, ma non riesco, …
non tollero emotivamente più nulla. Ho paura, … Non mi va più di vivere, …. Non
so quale sia la strada giusta da percorrere, non mi sento sostenuto da nessuno
e non so come fare a sostenermi da solo”.
Il tradimento, la solitudine, i fallimenti, l’abbandono, la morte di una
persona cara, la non realizzazione dei propri progetti, la delusione, il
PECCATO, l’umiliazione, la malattia, la paura, la derisione, l’incomprensione,
ecc … possono uccidere lentamente, fin quasi a far desiderare la morte della
carne.
Questa sofferenza resta senza speranza se non viene chiamata con il suo
nome e affrontata in modo adeguato, cercando il medico giusto.
La povera donna del Vangelo aveva perdite di sangue e, il sangue, per
gli uomini della Bibbia è il luogo della vita; perdere sangue è quindi
paragonabile a una perdita di vita.
Ebbene costi, ha perso tutti i suoi beni,
affidandosi a “medici” inadeguati che, non solo non l’hanno guarita, ma hanno
peggiorato la situazione: “aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun
vantaggio, anzi piuttosto peggiorando”
(Mt 5,26).
Chi sono per noi questi medici inadeguati?
- Alcool e stupefacenti;
- pornografia;
- sessualità disordinata;
- pseudo spiritualità;
- gioco (200.000 italiani sono affetti
da ludopatia, ma 4/5 milioni di italiani giovano grosse cifre)
- maghi ed esoterismo (Ogni anno tredici
milioni di italiani si rivolgono a maghi e affini)
- dipendenze affettive;
- non sentirsi mai responsabili del proprio malessere, incolpando sempre qualcosa
o qualcuno;
- cura eccessiva del corpo e
dell’immagine;
- ansiolitici (in Italia il cui consumo
nel 2017 ha avuto un incremento di circa l’8% rispetto all’anno precedente);
- rancori e odio che portano a una piena
chiusura all’altro, ecc …
Scrive sant’Agostino: “Il motivo
per cui il Figlio di Dio, Dio lui stesso, Dio eterno, eterno come il Padre e a
lui uguale, discese dal cielo in terra, si incarnò e morì per noi, non fu altro
se non perché noi eravamo privi della vita. Il medico non sarebbe disceso se
non ci fossero stati dei malati; la vita non sarebbe discesa se non ci fossero
stati dei morti” (Sant’Agostino, Discorso
contro Pelagio 348/A).
L’emorroissa e Giairo, oggi ci indicano la strada della guarigione e
della risurrezione: Cristo e il Suo Vangelo. Egli però può ridarci vita solo
se Glielo chiediamo e Glielo consentiamo. Il Suo amore per noi è infinito, ma
non ha il potere di imporcerlo. Gesù sa che «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati » (Lc
5,31-32), ma se il malato fugge, cosa può fare, oltre a rincorrerlo? Spetta a noi smettere di andare dietro
a questi “pseudo medici” che, non fanno altro che succhiarci vita, per volgerci
verso il Medico delle anime e dei corpi.
Quando non siamo noi a essere in fin di
vita, ma una persona cara, cosa possiamo fare? Correre e buttarci ai piedi di
Gesù, affinché Lui se ne prenda cura. Quando ci sembra di avere percorso tutte
le strade, gridiamo a Lui, sperando che Egli riesca a superare le barriere
dell’uomo:
“Tu hai chiamato, hai gridato,
e hai superato la mia sordità.
Tu hai sfolgorato,
e hai aperto i miei occhi.
Tu hai sparso i profumi,
li ho respirati
son corso dietro a te!
e hai superato la mia sordità.
Tu hai sfolgorato,
e hai aperto i miei occhi.
Tu hai sparso i profumi,
li ho respirati
son corso dietro a te!
Io ti ho gustato,
e ho fame e sete di te.
Tu mi hai toccato,
e io brucio dal desiderio
della tua pace.
Quando sarò più vicino a te,
la mia sofferenza sarà finita” (Sant’Agostino).
e ho fame e sete di te.
Tu mi hai toccato,
e io brucio dal desiderio
della tua pace.
Quando sarò più vicino a te,
la mia sofferenza sarà finita” (Sant’Agostino).
Quando incontriamo qualcuno che sta
“perdendo vita”, indichiamogli Gesù e il Suo Vangelo; l’emorroissa è andata a
Lui, perché aveva sentito parlare di Lui. Il cossi detto “rispetto umano”, non
ci impedisca di indicare a tutti il medico delle anime e dei corpi.
Nessun commento:
Posta un commento