Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 29 giugno 2018

Sii Tu il mio medico


XIII DOM. T.O.

     “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi … Per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono” (Sap 1,13;2,24).
Di quale morte si parla? Indubbiamente
del passaggio tra il mondo degli uomini e quello di Dio. Consentitemi però di leggere in trasparenza anche un’altra morte, metaforica, ma non per questo meno drammatica: essere morti, mentre si è vivi. Lo esprime bene un post, trovato su internet: “A seguito di alcuni eventi … sono entrato in uno stato di morte interiore dal quale non riesco a uscire. Non sento più nessuna emozione né entusiasmo né impulso né niente. Provo solo un'immensa tristezza, mi sento il cuore che piange, sento un senso di chiusura verso il mondo, mi sto avvolgendo su me stesso, mi dà fastidio tutto. Mi sto sforzando di farlo, esco faccio volontariato, ma non riesco, … non tollero emotivamente più nulla. Ho paura, … Non mi va più di vivere, …. Non so quale sia la strada giusta da percorrere, non mi sento sostenuto da nessuno e non so come fare a sostenermi da solo”.
     Il tradimento, la solitudine, i fallimenti, l’abbandono, la morte di una persona cara, la non realizzazione dei propri progetti, la delusione, il PECCATO, l’umiliazione, la malattia, la paura, la derisione, l’incomprensione, ecc … possono uccidere lentamente, fin quasi a far desiderare la morte della carne.
     Questa sofferenza resta senza speranza se non viene chiamata con il suo nome e affrontata in modo adeguato, cercando il medico giusto.
     La povera donna del Vangelo aveva perdite di sangue e, il sangue, per gli uomini della Bibbia è il luogo della vita; perdere sangue è quindi paragonabile a una perdita di vita.
 Ebbene costi, ha perso tutti i suoi beni, affidandosi a “medici” inadeguati che, non solo non l’hanno guarita, ma hanno peggiorato la situazione: “aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando (Mt 5,26).

     Chi sono per noi questi medici inadeguati?

- Alcool e stupefacenti;
- pornografia;
- sessualità disordinata;
- pseudo spiritualità;
- gioco (200.000 italiani sono affetti da ludopatia, ma 4/5 milioni di italiani giovano grosse cifre)
- maghi ed esoterismo (Ogni anno tredici milioni di italiani si rivolgono a maghi e affini)
- dipendenze affettive;
- non sentirsi mai responsabili del  proprio malessere, incolpando sempre qualcosa o qualcuno;
- cura eccessiva del corpo e dell’immagine;
- ansiolitici (in Italia il cui consumo nel 2017 ha avuto un incremento di circa l’8% rispetto all’anno precedente);
- rancori e odio che portano a una piena chiusura all’altro, ecc …

     Scrive sant’Agostino: “Il motivo per cui il Figlio di Dio, Dio lui stesso, Dio eterno, eterno come il Padre e a lui uguale, discese dal cielo in terra, si incarnò e morì per noi, non fu altro se non perché noi eravamo privi della vita. Il medico non sarebbe disceso se non ci fossero stati dei malati; la vita non sarebbe discesa se non ci fossero stati dei morti” (Sant’Agostino, Discorso contro Pelagio 348/A).
     L’emorroissa e Giairo, oggi ci indicano la strada della guarigione e della risurrezione: Cristo e il Suo Vangelo. Egli però  può ridarci vita solo se Glielo chiediamo e Glielo consentiamo. Il Suo amore per noi è infinito, ma non ha il potere di imporcerlo. Gesù sa che «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati » (Lc 5,31-32), ma se il malato fugge, cosa può fare, oltre a rincorrerlo? Spetta a noi smettere di andare dietro a questi “pseudo medici” che, non fanno altro che succhiarci vita, per volgerci verso il Medico delle anime e dei corpi.
     Quando non siamo noi a essere in fin di vita, ma una persona cara, cosa possiamo fare? Correre e buttarci ai piedi di Gesù, affinché Lui se ne prenda cura. Quando ci sembra di avere percorso tutte le strade, gridiamo a Lui, sperando che Egli riesca a superare le barriere dell’uomo: 

“Tu hai chiamato, hai gridato,
e hai superato la mia sordità.
Tu hai sfolgorato,
e hai aperto i miei occhi.
Tu hai sparso i profumi,
li ho respirati
son corso dietro a te!
Io ti ho gustato,
e ho fame e sete di te.
Tu mi hai toccato,
e io brucio dal desiderio
della tua pace.
Quando sarò più vicino a te,
la mia sofferenza sarà finita” (
Sant’Agostino).

     Quando incontriamo qualcuno che sta “perdendo vita”, indichiamogli Gesù e il Suo Vangelo; l’emorroissa è andata a Lui, perché aveva sentito parlare di Lui. Il cossi detto “rispetto umano”, non ci impedisca di indicare a tutti il medico delle anime e dei corpi.

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