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Il testo inedito di un’intensa catechesi su “Verità e amore” pronunciata nel Wadi el Rayyan nel 1967.
Il testo inedito di un’intensa catechesi su “Verità e amore” pronunciata nel Wadi el Rayyan nel 1967.
Abbiamo parlato dei carismi e abbiamo considerato l’amore come un
carisma ecclesiale e abbiamo detto che nella nostra vita ha a
disposizione uno spazio molto ristretto. Ci siamo imbrogliati e
ingannati perché abbiamo posto dei limiti e questi limiti sono diventati
barriere che ci separano dall’amore. E purtroppo siamo contenti così.
Vi faccio l’esempio di me stesso. Quando un fratello veniva da me
dopo aver fatto qualcosa di sbagliato, mi trovavo davanti a due opzioni:
o rimanevo in silenzio, mostrandogli il mio amore, amandolo con quella
tenerezza che è propria dell’amore divino che copre tutti i difetti e
una moltitudine di peccati; oppure lo affrontavo con la verità, lo
rimproveravo, indicandogli il suo errore e correggendolo. Ho trascorso
tutta la mia vita dicendo la verità con i fratelli, con la Chiesa, con
le persone, con il mondo intero. Così facendo mi mettevo alle spalle
l’amore. Ma soltanto quest’anno, mi sono accorto di essere giunto a una
situazione pericolosa, al punto estremo a cui può giungere la verità, a
un punto dopo il quale sarei soltanto indietreggiato, mandando in fumo
l’esperienza di una vita. L’amore deve prevalere.
Queste parole sono per voi: erigere sempre barriere per non
realizzare l’amore, dire al fratello e fargli conoscere la verità oppure
non dirgli nulla… Siamo sempre inclini a dire la verità al nostro
fratello. Così facendo lo rattristiamo e perdiamo l’amore. Le esigenze
dell’amore vanno in fumo nella nostra vita. In verità, non possiamo
capire l’amore come carisma da noi stessi ma dobbiamo prenderne graduale
coscienza dentro di noi passando per vari gradi.
Prima di arrivare a dire la verità, esiste un gradino precedente nel
quale ci sembra di difendere la verità ma, in realtà, esprimiamo
semplicemente i nostri desideri, realizziamo la nostra volontà,
difendiamo i nostri principi, le nostre convinzioni. La cosa più
difficile è giungere, dopo tanto tempo, a sbarazzarci del nostro egoismo
e a parlare per amore della verità. Io stesso ho faticato tantissimo
per liberarmi del mio egoismo quando dicevo la verità alla gente o nei
miei scritti o affrontando certe situazioni. All’inizio della mia vita
monastica l’elemento dell’egoismo si insinuava nelle mie parole, nelle
mie decisioni rovinando molte situazioni malgrado la gente mi
applaudisse. Ma ho preso coscienza di ciò un po’ alla volta, lo Spirito
stesso mi ha dato uno scossone ponendomi davanti a lui e davanti alla
verità divina, tanto che quando prendevo posizione o dicevo o scrivevo
qualcosa o sgridavo un fratello mi liberavo dell’egoismo e cercavo
soltanto di ristabilire la verità.
Ciononostante, alla fine della mia vita[1],
sono giunto alla conclusione che, per chi vuole vivere Cristo e la fede
in lui in profondità, questo non è l’ideale da perseguire. Ho capito
che l’Apostolo Paolo ha posto la fede affianco all’amore dicendo che
l’amore è più grande (cf. 1Cor 13,13). Perfino della speranza nelle cose
eterne e nella vita eterna: l’amore è più grande. Di fatti, che cos’è
la fede se non la verità? Per questo l’amore è stato giudicato superiore
alla verità.
Voi mi avete detto che qui non c’è contraddizione, che le due cose
possono camminare fianco a fianco. Io vi ho risposto che non possono
perché la verità deve rimproverare, deve umiliare, deve correggere con
severità. In verità pochissime persone sono capaci di rimproverare senza
ferire l’amore. Io stesso non ci sono riuscito fino ad oggi. Voi mi
direte: “sì, per la verità bisogna correggere!”. Però è un parlare
teorico, non è del tutto vero ciò che dite. Davanti alle vostre
coscienze vi dico che la maggior parte di voi quando dice la verità è
spinto dal suo egoismo. La maggior parte delle vostre parole è macchiata
dall’egoismo. Tra molto tempo, quando vi libererete del vostro egoismo,
il vostro dire la verità sarà puro. E tuttavia continuerà a infliggere
una ferita all’amore. Sono pochissimi quelli che sono riusciti a dire la
verità senza ferire l’amore.
Ecco perché a far crescere lo spirito è l’amore e non la verità.
L’amore che è in noi non è capace di saldare il debito della verità.
Ritengo, infatti, che la verità non possa essere considerata verità
divina, cioè anche amore, se essa non procura totalmente del bene. E ciò
è praticamente impossibile nelle nostre vite e in quelle degli altri.
In verità, non sto fissando dei principi generali per tutti. Fisso dei
principi per voi, per la vostra vita, per la vita che abbiamo ricevuto
nello Spirito dai Padri che ci hanno insegnato che quando tuo fratello
sbaglia è preferibile che tu gli dica parole buone attribuendo a te
l’errore. Ecco l’amore. E in questo c’è grande guadagno per l’anima.
Come vi ho detto, ho iniziato con estrema difficoltà a realizzare un
cambiamento sostanziale nella mia vita. Era come se mi gettassi a terra
da un posto altissimo avendo con me nient’altro che la fede e la fiducia
nelle cose invisibili (cf. Eb 11,1). L’amore è capace di stendere le
braccia e di sorreggermi. Non possiamo dirci amici dell’amore stando
comodamente seduti sulla sedia, non possiamo dirci amici dell’amore e
vivere l’amore se vogliamo vincere delle contese. Chi vuole vivere
l’amore deve accettare su di sé una vera sentenza di morte perché dovrà
affrontare l’ingiustizia senza poter dire di aver ragione fino alla
morte.
Voi mi direte: “Ma come è possibile?! Cristo, Cristo ha detto ‘Io
sono la verità’, ‘Io vi ho detto la verità’”. Vi dico: la più grande
opera compiuta da Cristo è la sua crocifissione. È stato crocifisso per
verità o per amore? Se per la verità, si sarebbe difeso. Eppure non si è
difeso e ci ha mostrato il suo amore facendosi crocifiggere per noi
nell’ingiustizia, nell’umiliazione. È questa la nostra vita. Vuoi vivere
come Cristo? Puoi scegliere: ti puoi difendere e dimostrare la tua
innocenza e così non sarai crocifisso. Oppure puoi non difenderti,
accettare di essere umiliato per amore di Cristo e, dunque, essere
crocifisso. E l’apostolo Paolo ha parlato di persone che potevano
salvarsi ma hanno rifiutato la salvezza per ottenerne una migliore (cf.
Eb 11,35). È una questione di estrema precisione ed è per il fatto che
voi tutti abbiate protestato rumorosamente che ci troviamo tutti in
quest’ipocrisia. Non siamo stati capaci di fare dell’amore il nostro
rifugio, la nostra fortezza in cui sentirci protetti. Ci siamo sempre
nascosti nella verità e la verità veniva distorta di fronte a noi senza
accorgercene con falsità e umori personali. E diciamo: “Questa è la
verità!”. E invece non lo era. Ve lo dico: in questo siamo tutti
manchevoli. Dobbiamo farci un esame di coscienza perché nel momento in
cui eleviamo l’amore al di sopra della verità, degli obblighi e
dell’interesse della collettività e dei singoli, l’amore eleva te e la
via che tu stai percorrendo! Ti sembra che se pratichi l’amore ci
perderai. Eppure è impossibile perché l’amore per natura “non avrà mai
fine” (cf. 1Cor 13,8). È impossibile che se pratichi l’amore in una data
situazione poi ci perdi tu o altri. Non posso guidarvi io. Posso
soltanto spiegarvi ciò che è successo in me e sarà lo Spirito a guidare
ognuno di voi perché sono incapace di farvi sperimentare l’amore. Io
stesso vado ancora a tentoni come vi ho detto. Io cerco ancora di
cambiare e, per me, è come scuoiarmi vivo. Operazione ardua ed
estremamente dolorosa purificare l’amore mediante la verità.
Nella recente situazione con un vescovo, voi tutti fermamente mi
avete detto che avrei dovuto dire parole di verità come questione di
principio. E invece io vi ho detto: “Dirò una parola d’amore”. La cosa è
suonata strana alle orecchie di voi tutti ma è da tempo che ho iniziato
questo percorso e voglio cambiare. Eppure quanto è arduo! Le situazioni
passate della mia vita hanno prodotto in me effetti stratificati che
non mi è facile gestire. A meno che lo Spirito Santo si faccia avanti,
porti via da me questi atteggiamenti di cui mi sono fatto scudo, mi
denudi e mi spinga a farmi aggrappare all’amore.
Sarà l’amore a farmi stare a galla e farmi giungere all’altra riva.
Tutta la vita starò a galla a malapena. L’amore ha ali di fuoco. Mi
impedisce di affondare e mi trasporta da una riva all’altra[2].
Vi ho detto che se il mondo, la gente, i malvagi, satana riuscissero a
farmi precipitare all’inferno, l’amore a cui mi sono aggrappato, come
dicono i santi, mi innalzerà in cielo. Al contrario se ci aggrappiamo
alla verità, ai principi, alle regole, ai doveri non sapremo mai se
stiamo davvero difendendo una verità oppure è l’egoismo che è in noi ad
agire. I principi che proclamiamo, a cui ci aggrappiamo, sono verità
oppure sono degli umori, delle idee del tutto personali? Non si sa. Ma
l’amore, se vi aggrappate a essa, non potete dire che è egoismo perché
l’amore è nemica dell’ego. Se afferrerai l’amore calpesterai il tuo ego,
lo rinnegherai, lo ucciderai. Ciò significa che chi assume posizioni
fondate sull’amore uccide se stesso. Guardate a Cristo e capirete.
Poteva scegliere tra difendersi davanti a Pilato oppure offrirsi come
sacrificio per coloro che amava. Se avesse pronunciato anche una sola
parola di verità, Pilato avrebbe fatto all’istante un passo indietro. Ma
la grande opera d’amore alla quale noi e il mondo intero ci abbeveriamo
ogni giorno non si sarebbe compiuta. Nell’amore c’è davvero l’omicidio
dell’ego. Nell’amore c’è morte, totalmente autentica, totalmente
assicurata. È una via divina, regale. Non ti farà mai perdere qualsiasi
causa. Non ti farà mai regredire. Non ti farà mai pentire, mai, mai.
Invece difendere la verità… Ogni volta, padri, che ho difeso la verità
me ne sono pentito. “Ehi tu! Che sono queste discussioni? Resta nella
tua grotta o nella tua cella e stattene in silenzio!”. Queste prese di
posizione erano importanti e tutti conoscevano la loro serietà. Anche
voi credete che fossero importanti. Eppure, ogni volta me ne sono
pentito. Ciò significa che non contenevano amore. Altrimenti non me ne
sarei pentito. Invece delle cose fatte o dette per amore non mi sono mai
pentito. Abba Arsenio ha detto: “Spesso ho parlato e mi sono pentito.
Invece del silenzio mai mi sono pentito”[3]. Io invece dico: “Spesso ho detto la verità e mi sono pentito. Invece delle cose fatte o dette per amore mai mi sono pentito”.
Non ti pentirai mai di aver agito per amore non importa quanto sia
grande la perdita apparente, quanto la fisionomia della verità e dei
principi ne risulti offuscata. L’amore è capace di promuovere se stessa
come luce divina. È capace di trasmettere la verità alla persona che
volevi rimproverare ma che hai deciso di trattare con amore e di fargli
conoscere la via più di quanto possa fare tu. Eppure quest’amore che tu
gli dai, non può riceverlo dal mondo. Il mondo sa dire parole di verità
ma non conosce il linguaggio dell’amore. Il mondo sa come usare il
linguaggio della verità ma è incapace di dire l’amore. Tutti sono capaci
di proclamare la verità, non soltanto tu. Ma nessuno riesce a vivere
l’amore se non colui che si è offerto sull’altare dell’amore e ha
accettato di bruciare nelle fiamme dell’amore. L’amore è forte e
inesorabile, più forte delle fiamme. L’amore è capace di correggermi
molto più del timore di Dio. La grandezza, la potenza, la signoria di
Dio non sono mai riusciti a intimorirmi e ad atterrirmi quanto il suo
amore. Il bastone dell’amore di Dio è riuscito a incidere in me più di
quello della correzione. Perché quando, io che sono peccatore, sento il
suo amore per me, la sua tenerezza, mi sciolgo completamente. L’amore è
capace di correggere, insegnare, educare e questo è ciò che ho visto
nella mia vita nonostante avessi gli occhi bendati davanti all’amore e
camminassi sulla via della verità. Certamente, non avrei potuto
camminare nell’amore senza aver camminato prima nella verità. Non è
possibile, qui si tratta di una gradualità. Non dico che prima mi
sbagliavo ma che avrei sbagliato se non mi fossi reso conto della via
dell’amore. Alla nostra vita qui, padri, manca l’amore. Alla nostra vita
comunitaria manca l’amore. Se non capiamo il vero amore e ci
sacrifichiamo per esso, la nostra vita è incapace di illuminare il
mondo. Possiamo vivere, costruire, ma la nostra vita sarà inetta a
illuminare il mondo. Il giorno in cui ci ameremo gli uni con gli altri
di un amore forte la nostra vita darà luce al mondo intero perché
l’amore non può essere nascosto sotto un moggio (cf. Mt 5,15).
Forse non vi è ben chiaro di che amore parlo: l’amore senza riserve.
Un amore senza riserve, un amore spontaneo che non tiene conto di nulla,
né del futuro, né dei principi, né degli obblighi, né dell’età, né
della dignità sacerdotale, né di alcun altra cosa. Un amore perfetto,
che batte forte, direi pazzo! Certo, io non ho ancora raggiunto
quest’amore ma lo conosco, lo vedo, lo sento. Non l’ho ancora raggiunto,
purtroppo. E questo crea in me una lacerazione interiore terribile.
Sento come amare, sento le esigenze dell’amore ma non riesco a
realizzarlo. Ovviamente esistono fattori, esterni alla mia volontà, che
mi impediscono e di cui non possono parlare. Ma anch’io ne sono
responsabile. Voglio dire che l’amore è un carisma ma voglio anche dire
che noi siamo mancanti in questo carisma. Vi ho già detto che Cristo ha
detto che questo carisma non va chiesto. È, invece, un comando “Amate!”.
E, dunque, un comandamento che vi rivolgo: “Amatevi!”. E [Cristo]
disse: “Se vi amate gli uni gli altri siete miei discepoli” (cf. Gv
13,35). Egli ha posto queste parole come condizione della fede, come
segno della figliolanza mediante lui. Non possiamo dire “continuiamo a
star fermi e Dio ci darà tutto questo”. Questo è un comando, un
comandamento! Ci è chiesto di penetrarne l’abisso. Non capisco perché
fino ad ora non lo abbiamo ancora fatto! Forse perché, come vi ho detto,
abbiamo posto davanti a noi barriere, scuse, cavillosità che ci hanno
fatto perdere molti anni e un grandissimo difensore. L’amore avrebbe
potuto farci giungere al Signore senza fatica eppure abbiamo sempre
avuto paura di offrire amore. Anzi, eravamo disposti a dire la verità e a
buttarci alle spalle l’amore! Avremmo potuto offrire amore. L’amore è
capace di fare tutto senza causare alcuna perdita e senza ostacolare la
via. Vorrei dire che l’amore è capace di farci crescere e di assicurarci
la vita verso Dio senza farci perdere nulla. Questa è l’idea nuova che
volevo spiegarvi. Ecco, quest’amore io lo chiedo da un anno a Dio con
tante lacrime. E gemo perché sento che il mio amore è piccolo e debole
rispetto a ciò che è richiesto al cristiano.
Credetemi, se l’uomo raggiunge l’amore vero ha raggiunto tutto. Non
temete che ciò avvenga a spese della fede, o degli obblighi o dei
principi. Il giorno in cui giungerai all’amore, paragonata ad esso ogni
cosa ti apparirà come spazzatura (cf. Fil 3,8). Come ha detto l’Apostolo
Paolo, l’amore è il compimento della legge (cf. Rm 13,10). Voglio dire
che se scendi nelle profondità dell’amore vedrai che ogni opera che tu
compirai, personale o pubblica, non sarà nulla paragonata all’amore.
Forse, in maniera più precisa, percepirai che ogni azione trae la sua
esistenza dall’amore e la sua forza dall’amore, che si tratti di
preghiera, di insegnamento, di servizio. L’amore ti starà sempre davanti
e ogni cosa sarà sottomessa da esso. Ma bisogna sacrificare qualcosa,
nel senso che se vuoi praticare questo metodo elevato dell’amore
cristiano non puoi non sacrificare qualcosa: la tua posizione in mezzo
ai tuoi fratelli, la tua reputazione, il tuo prestigio, il tuo nome, i
tuoi principi. Sacrificherai tutte quelle cose che hai innalzato come
barriera e muro dentro cui tu vivi come prigioniero di menzogne e di
pretese inesistenti. In testa ora ho una certa immagine della persona
che ama: appare sempre come fosse pazzo, folle. Le persone senza
discernimento, gli analfabeti dello Spirito, dicono che è scimunito, che
si capisce che è pazzo! Ma dopo un po’, in questo pazzo viene rivelata
la verità che è in lui e che ti era celata. In lui vedi un grande
profeta, anzi più grande di un profeta: in lui vedi Cristo stesso.
Nella nostra generazione, non ho visto nessuno vivere di questo
amore. Sì, ho sentito parlare di una persona soltanto, ma non l’ho mai
vista. Eppure, soltanto il sentir parlare di questa persona mi
emozionava. Ora sento e conosco, come se l’avessi davanti a miei occhi,
l’immagine di chi ama di un amore divino: dimentico di se stesso,
dimentico di chi è, dimentico di cosa cerca nella vita, dimentico della
propria reputazione, delle proprie speranze, dimentico di tutto. Per
prepararci a entrare in questo amore o questo vero spazio d’amore non
posso dirti di diventare pazzo o di abbandonare qualcosa. No! Ti dico
solamente non mettere barriere come hai fatto in passato. Basta questo.
Per esempio tu sei un prete e dentro di te dici: “È brutto parlare così
con un laico, non è bello, il sacerdozio viene vilipeso”. Oppure magari
sei anziano e dici tra te e te: “Non è giusto, sono anziano, non posso
parlare così, è una vergogna per me”. Oppure “Non posso fare questa cosa
altrimenti diranno di me questo e quest’altro”.
Fintantoché ti crei delle barriere ti sarà impossibile penetrare
l’amore. Abbatti le barriere e sentirai il calore dell’amore. Noi per
tutta la vita ci siamo creati delle barriere. Anch’io l’ho fatto. Poi ho
detto “no!”. “Non ho detto questo e quest’altro prima d’ora? Allora
devo tenere quest’atteggiamento”. E questo mi ha costretto a impegnarmi
in certe cose che io avevo creato per me stesso. L’amore, però, si è
ritratto da me, l’amore travolgente, le spinte d’amore divino, perché
avevo creato delle barriere.
Ciò che ci è richiesto come monaci che vivono qui al Wādī al-Rayyān è
di dimenticarci di essere monaci. Dimentichiamoci di avere
quest’aspetto da monaci, dimentichiamoci di quello che il mondo dice di
noi, dimentichiamoci di quello che abbandoneremo alle spalle,
dimentichiamoci di tutto. Ricordiamoci di una sola cosa: Cristo ha detto
di amare e di amarci intensamente di vero cuore (cf. Gv 13,34; 1Pt
1,22). Come ha detto il Signore Gesù: “Colui che mi ama conoscerà i miei
comandamenti e li compirà. Chi mi ama non può non compiere i miei
comandamenti” (cf. Gv 14,21). Oh, se solo giungessimo all’amore! Ogni
comandamento arduo da realizzare viene appianato, tutte le montagne che
ci ostacolano nella vita monastica e nella vita cristiana. I
comandamenti che sentiamo di non riuscire a praticare sono difficili
perché non siamo ancora penetrati nel mistero dell’amore. Quel mistero
d’amore folle che non conosce principi umani, che non conosce galateo,
obblighi, barriere, riserve. L’amore per il grande e per il piccolo, per
lo straniero e per il prossimo, con tutto il cuore, senza riserve.
Matta el Meskin
Al-ḥaqq wa-l-maḥabba (Verità e amore) pronunciata nel 1967 al Wādī al-Rayyān
Al-ḥaqq wa-l-maḥabba (Verità e amore) pronunciata nel 1967 al Wādī al-Rayyān
[1] Quando ha pronunciato quest’omelia, padre Matta aveva 48 anni! Vivrà fino a 87 anni.
[2] “Il
padre Giovanni raccontò ciò che un anziano in estasi aveva visto: tre
monaci si trovavano sulla riva del mare e udirono una voce che
dall’altra sponda li chiamava: «Prendete delle ali di fuoco e venite a
me!». Due le presero e volarono dall’altra parte, mentre il terzo
rimase, e piangeva a dirotto e gridava. Infine anche a lui furono date
delle ali, ma non di fuoco; erano deboli e senza forza. Sprofondava nel
mare e si risollevava con fatica, finché, dopo aver molto tribolato,
giunse sull’altra riva. Così pure questa generazione: anche se prende le
ali, esse non sono di fuoco, ma deboli e senza forza”. Cf. Detti dei
padri, Serie alfabetica, Giovanni Colobos 14, in Vita e detti dei padri del deserto, a cura di L. Mortari, Roma 2005, p. 234.
[3] Detti dei padri, Serie alfabetica, Arsenio 40, in Vita e detti dei padri del deserto, a cura di L. Mortari, Roma 20054, p. 107
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