Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 15 luglio 2018

Uomini di regime o profeti


XV DOM. T.O.

     Gli uomini di regime sono quelli che si mettono a servizio di chi sta al potere, fintanto che  sta al potere;
cambiano facilmente casacca quando il loro punto di riferimento, dalle “stelle”, finisce alle “stalle”. Per questo non conviene circondarsi della loro presenza, perché prima adùlano, poi abbandonano. La loro coscienza  è in vendita al miglior offerente in cambio di vantaggi personali: sono politici, giornalisti, sacerdoti, gente comune …

     «Béthel» significa «casa di Dio», come “Betlemme”  significa “casa del pane”; lì il Signore è apparso ad Abramo (Gn 12, 8), a Giacobbe (Gn 28, 12-19; Gn 35, 7-15) e alcuni secoli più tardi (nel 931 a.C), Geroboamo re di Samaria, volendo istituire un santuario per fare concorrenza a Gerusalemme, lo scelse come luogo adatto.
   
     Amasia è il sacerdote responsabile di questo santuario di Stato e si rivela uomo di regime. Non vuole che si faccia o si dica nulla che possa dispiacere al Re al quale deve il suo ruolo. Guai, potrebbe irritarsi e sostituirlo.

     L’altro protagonista di questa vicenda è Amos, un uomo strappato da Dio dal suo lavoro - “ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge” (Am 7,14s) - e reso profeta. La differenza tra il profeta e l’uomo di regime sta nel fatto che il primo deve dire ciò che Dio gli propone, costi quel che costi, mentre l’altro dice, ciò che fa piacere al suo padrone. La vita del profeta spesso è molto scomoda, al contrario di quella dell’uomo di regime.
    
     Amasia è convinto che anche Amos profetizzi per guadagnarsi il pane, per questo gli intima: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del Re ed è il tempio del regno» (Am 7,12s). Amos però non può tacere, perché deve rendere conto a Dio e, perché il suo silenzio comporterebbe troppi rischi per il popolo. Infatti Amos deve dire al popolo che, ignorare chi soffre, anzi, sfruttare la povera gente per ottenere un livello di benessere sfrenato, possedere palazzi, consumare beni costosi, corrompere la magistratura, praticare una religiosità ipocrita, assumere il piacere come regola di vita, porterà a delle conseguenze molto gravi. Amos, annuncia l’invasione Assira: «Sarete portate via con uncini e le rimanenti di voi con arpioni da pesca, uscendo per le brecce delle mura, una dopo l’altra», per essere avviate all’esilio” (4,2-3).
     Invece di ascoltare il profeta, si preferisce sbarazzarsi di lui, accusandolo davanti al Re di incitazione alla rivolta. Quale incoscienza! Le conseguenze delle nostre scelte e dei nostri atti, non vengono meno, solo perché preferiamo non pensarci o mettiamo a tacere chi ci mette in guardia.

     Ecco di chi ha bisogno Gesù, di uomini e di donne liberi, che sappiamo scegliere tra Dio e Mammona, tra la luce e le tenebre, tra il vero e il falso, tra il grano e la zizzania. Chi ha un altro padrone, rispetto a Dio, non potrà andare e annunciare il Suo Vangelo, perché sarà sempre condizionato o timoroso. Gesù ci chiede di essere come Pietro che, dopo essere stato aspramente redarguito dal Sommo Sacerdote, ha risposto: “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi Bisogna obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini” (At 4,19;5,29).
     Gesù ci vuole liberi anche dai beni, non perché esse siano negativi in sé, ma perché possono appesantire e rallentare il cammino verso ciò che è essenziale.
     Signore manda anche noi ad annunciare il Tuo Vangelo, perché il mondo ha bisogno della Tua buona notizia. Aiutaci però a essere liberi e leggeri, senza paura; aiutaci a fidarci di Te e della Tua Provvidenza.

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