XXVI DOM. T.O.
«Maestro, abbiamo visto uno che scacciava
demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» (Mc 9,38). La gente ascolta Gesù, vede
come agisce, ma poi incontra i Suoi
Apostoli, ancora seriamente autoreferenziali, prepotenti e con punte di
disonestà (cfr. Giuda) e rimane un po’ confusa. Questi uomini più che fare da
ponte verso Gesù, sembrano costituire una barriera.
Ciò che stupisce, è che i Dodici sono stati scelti e voluti: “passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu
giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche
il nome di apostoli” (Lc 6,12s). Gesù ha pregato tutta la notte, il che
significa che Dio Padre ha indicato chi chiamare. La cosa ancora più
sorprendente è che nessuno di questi uomini inadeguati è stato “licenziato”,
nonostante gli evidenti limiti. Solo Giuda ha scelto liberamente di andarsene.
Mentre rifletto, riecheggiano le parole che tanti dicono: “Cristo sì, Chiesa no” che, tradotto,
significa: mi piace Cristo e il Suo messaggio, ma non mi fido della Chiesa,
perché la vedo poco coerente.
Che dire? Possiamo negare l’evidenza? Possiamo negare che noi cristiani non sempre siamo fedeli seguaci
del Cristo? Ascoltiamo cosa affermava il cardinal Ratzinger alla Via Crucis al
Colosseo nel 2005: “Che cosa può dirci
la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla
caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla
deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto
Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del
santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore
spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza
neanche renderci conto di Lui! Quante volte la sua Parola viene distorta
e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!
Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel
sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta
autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione,
nel quale Egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è
presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna
del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore,
quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più
profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci”. Ratzinger
ci mette davanti alla responsabilità personale, perché ci dice con chiarezza
che la Chiesa è ogni battezzato. Non solo gli scandali, per quanto gravi che
coinvolgono il clero, ma anche “il vuoto e la cattiveria” del cuore, la Parola
distorta e abusata, le parole vuote, la superbia e l’autosufficienza dei
battezzati, allontanano gli uomini da
Dio. San Giacomo ci ha appena fatto un esempio molto chiaro: “il salario dei lavoratori che hanno mietuto
sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei
mietitori sono giunte agli orecchi del
Signore onnipotente” (Gc 5,4). Il
discorso tanto duro di Gesù sullo scandalo è per tutti noi. Scandalizzare,
significa “fare inciampare”, causare la crisi di fede in qualcuno. Più uno ha
una responsabilità, più è visibile e tanto più sarà grave lo scandalo. Il
Signore ci mette in guardia.
Eppure Gesù ha detto: “Io sarò
con voi tutti i giorni fino alla fine
del mondo” (Mt 28,20) e vuole essere presente anche qui e ora, nella Chiesa
che è “come sacramento” (LG 1), cioè segno efficace della Sua presenza: “Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa”
(Col 1,18). Per questo san Cipriano arriva a scrivere: “Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre” (Dell’unità della Chiesa, VI). Gesù
sapeva a chi avrebbe affidato i Suoi tesori; Egli sapeva bene che tra i Suoi ci
sarebbero stati uomini e donne diabolici, ma anche creature di straordinaria bellezza.
Come porci allora davanti agli scandali dei battezzati, chierici,
religiosi laici? Si può fuggire, andarsene. Dove però? In una qualche
aggregazione umana priva di contraddizioni? NON ESISTE, PURTROPPO, perché l’uomo
porta in sé grano e zizzania.
San Francesco ci mostra il modo, secondo me l’unico per essere fedeli a
Cristo. Nel canone XVII del Concilio Lateranense IV(1215) leggiamo: “Deploriamo che non solo alcuni chierici
minori, ma anche certi prelati passano una metà della notte in baldorie superflue
e in chiacchiere illecite, per non dire altro; questi dormono il resto della
notte, si svegliano appena al canto degli uccelli, a giorno tardo e restano
assonnati il resto del mattino. Vi sono altri che celebrano la Messa appena
quattro volte l'anno; e, ciò che è peggio, non vogliono neppure assistervi; e
se per caso qualche volta sono presenti quando è celebrata, fuggendo il
silenzio del coro, vanno fuori a parlare con i laici; e così seguono discorsi
inopportuni e non prestano invece alcuna attenzione alle cose divine”. Questo
è solo uno dei canoni relativo all’immoralità del clero; san Francesco conosce
bene la situazione, eppure, sceglie di lottare non contro la corruzione altrui,
ma contro se stesso. La santità di Francesco è la cura verso la malattia della
Chiesa.
Padre, manda il Tuo Spirito, affinché, come fuoco, bruci le scorie del
nostro peccato; come vento, faccia volare via le nostre incoerenze; come acqua
lavi la nostra sporcizia; così saremo riflesso della Tua bellezza.
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