Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 23 settembre 2018

Gente che parla e che ripete solo parole e niente di più.


XXV DOM. T.O.

     Giorgio Gaber ha una bellissima canzone che dice: “Gente che parla gente che ride e che non dice quello che pensa gente che parla e che ripete solo parole e niente di più. Parole, parole, parole che sono come fiori, ma finte e senza profumo … parole, parole, parole, gridate nel vento e nel sole, disegni di fumo nell’aria, discorsi imparati a memoria”. E’ una denuncia di tutti quei discorsi che sono belli in apparenza, ma che vuoti, finti,ingannevoli,  illusori e quindi inutili.

     Gesù non illude; non blandisce con promesse false; non fa pubblicità ingannevole. Questo ci fa capire con certezza che la Sua parola è vera, perché non promette nulla di facile; nessuna liberazione a buon mercato, nessuna felicità illusoria.
     Egli non vuole aumentare inutilmente il numero di coloro che Lo seguono - lo sa che non conta nulla -, ma vuole salvare l’uomo per davvero e radicalmente. Abbiamo ben presente dove è finita tutta la folla festosa che Lo ha accolto all’ingresso di Gerusalemme: quando non c’era più nulla da ottenere, ma solo da seguire il Signore verso la Sua passione tutti se ne sono andati. Chi c’era sotto la croce? Cosa ha risposto Pietro alla serva del Sommo sacerdote che lo accusava di essere della compagnia di Gesù? Del reso il Signore l’aveva detto: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (Gv 6,26).
     Ai discepoli Gesù annuncia il Suo destino: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà» (Mc 9,31).   Gesù fa compassione, perché mentre parla della sofferenza e dell’umiliazione che Lo attendono, i Suoi amici, compagni e discepoli Lo lasciano camminare da solo e confabulano tra di loro. Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. La risposta è un silenzio pieno di imbarazzo e vergogna, perché sanno che in quella discussione si era manifestato il loro desiderio in contraddizione con l’insegnamento di Gesù: ognuno era stato tentato – e forse lo aveva anche espresso a parole – di aspirare e di pensarsi al primo posto nella comunità. Avevano rivaleggiato gli uni con gli altri. Addirittura sembra che stiano pensando proprio al dopo, quando Lui non ci sarà più: qualcuno dovrà pur diventare il responsabile del gruppo. Sono ancora completamente fuori dalla logica di Gesù. Eppure stanno con Lui, Lo ascoltano, Lo vedono agire! Non è così semplice diventare uomini nuovi.
     Gesù va a Gerusalemme per dire con i fatti l’amore di Dio per l’uomo. Con il Suo sacrificio Egli dice: “Tu sei importante; la mia vita non conta nulla davanti alla tua salvezza”. “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,6ss). I discepoli invece sono autocentrati; in realtà non sono nemmeno discepoli, perché non stanno seguendo Gesù, ma vogliono servirsi di Lui. Essi sono al centro del rapporto con Gesù.
    In “La verità”, Brunori Sas canta:  Te ne sei accorto, sì che parti per scalare le montagne e poi ti fermi al primo ristorante. E non ci pensi più .… Che passi tutto il giorno a disegnare quella barchetta ferma in mezzo al mare e non ti butti mai. Te ne sei accorto o no che non c’hai più le palle (IL CORAGGIO) per rischiare di diventare quello che ti pare.
E non ci credi più
. … La verità è che non vuoi cambiare che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose a cui non credi neanche più” (Dario Brunori, La verità). Ci siamo accomodati in una religiosità senza rischi e senza passione, che non ci disturba mai e ci lascia sempre uguali a noi stessi, con quei desideri tutti umani che hanno il respiro corto. Continuiamo a camminare per la via discutendo, ma lasciando Gesù in disparte, sullo sfondo. Eppure ancora una volta Egli con pazienza non ci sgrida, ma cerca di farci crescere, di entrare nella Sua logica.
     Oggi Alessandro Maria viene battezzato, entra nella Chiesa come nuova creatura. Oggi riceve il dono gratuitamente, ma dovrà imparare a diventare ciò che è diventato. Ha bisogno di Francesco e Lucia, della sua famiglia, ma anche di noi. Egli oggi diventa cristiano, ma da domani dovrà imparare a esserlo. I bambini imparano da quello che vedono. Lasciamo rendere responsabili da Alessandro Maria.  Per lui e per i piccoli come lui, scegliamo di diventare anche noi ciò che siamo.

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