Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 14 ottobre 2018

Quegli occhi che fra milioni si posano su di noi


XXVIII DOM. T.O.

     Quegli occhi che fra milioni si posano su di noi e solo su di noi, come a dirci “scelgo di guardare te, tra tutti”, ci tirano fuori dall’anonimato, dalla terra degli sbagliati e degli invisibili … Quello sguardo ci perdona di essere come siamo, ci permette di abbassare le difese per lasciarci amare, ci rivela che andiamo bene così, con le nostre insufficienze e fragilità”
.[1] E’ questo sguardo che sta all’origine di un cammino col Signore. E’ un’esperienza che si fatica a spiegare. Stare con Gesù, fidandosi di Lui, non è il frutto di un ragionamento, ma di un incontro, di una seduzione, in un dato luogo e in un giorno preciso. E’ qualcosa che penetra in profondità, senza che ci si possa fare niente e fa iniziare una nuova storia.
     Come non ricordare Pietro dopo il rinnegamento di Gesù: “Il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente” (Lc 22,61). Quelle lacrime di dolore e vergogna sono già il segno di una vita nuova che sta germogliando. Probabilmente ha letto in quegli occhi, perdono, compassione, possibilità di riscatto.
     L’uomo di cui ci racconta il Vangelo, anche lui, è stato oggetto di questo sguardo d’amore, ma nulla è cambiato. Eppure quel suo correre incontro a Gesù, gettarsi ai Suoi piedi, più ancora che le sue parole, dicono un desiderio autentico, profondo e impellente: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). Vuole una vita che non finisca che, abbia senso, sapore e spessore.
     Ho letto proprio in questi giorni che il Primo Ministro del Regno Unito ha deciso di istituire un ministero per la prevenzione del suicidio, visto che il numero delle persone che si tolgono la vita ogni anno è dilagante (4.500), con un’impennata negli ultimi cinque anni fra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni. Queste persone hanno gridato le stesse parole del nostro amico evangelico. Tutti costoro hanno cercato e desiderato una vita e non una mera sopravvivenza, ma hanno perso la speranza di trovarla.  
     Perché quest’uomo se ne va triste?
     Perché ha appena scelto di non fidarsi di Gesù, di non cambiare nulla, di non correre alcun rischio, per continuare a vivere come prima. Cito nuovamente le parole della canzone di Brunori Sas, perché sono molto efficaci: “La verità è che non vuoi cambiare, che non sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose a cui non credi neanche più”. Avrebbe dovuto smettere di fidarsi solo di sé, delle sue sicurezze, per fidarsi di Gesù, ma non ce l’ha fatta; quello sguardo non l’ha raggiunto, non l’ha ferito, non è diventato quella spada a doppio taglio che “penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla” (Eb 4,12).
     Ecco la grande risposta di Gesù: “Se vuoi la vita, lasciati liberare da ciò che ti tiene prigioniero, qualunque cosa sia e, lasciati condurre da me. Vieni con me”. Sembra così difficile lasciarsi condurre da Gesù, eppure la storia recente è piena di uomini che si sono lasciati condurre verso il baratro; da ciechi che conducono altri ciechi. Duce, Fuhrer, Conducàtor (Ceausescu in Romania), poglavnik (Pavelic in Croazia), è la stessa espressione nelle varie lingue e dice sempre: guida, condottiero. Anche questi hanno offerto una vita, ma con quali risultati? Da chi ti lasci condurre? Dove stai andando? Senti che la vita circola in te  o il tuo cuore grida? Attento a non “cercare la vita, dove la vita non c’è” (San Giovanni di Cronstad). “Il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13).
     Gesù ci può liberare, solo se ci lasciamo liberare; finché non scegliamo di ascoltare la Sua voce e di muovere i primi passi dietro a Lui, non può che continuare a guardarci con amore, a chiamarci e ad attendere, ma la vita non ci raggiungerà. Pensiamo al figlio prodigo che ha pensato di trovare la libertà e la realizzazione separandosi da suo padre; cosa ha trovato se  non,  la solitudine e la perdita della dignità?
          Gesù è l’alternativa, perché è la Via, la Verità e la Vita. Non è una via senza ostacoli e difficoltà, illusoria come certe pubblicità di articoli dimagranti che, propongono il massimo risultato con il minimo sforzo, ma è la Via. Se ti lasci condurre, Egli ti porta alla meta.
     Spirito Santo, donami il coraggio di lasciare ciò che mi zavorra; che mi impedisce di camminare verso la vita. Toglimi la lamentela dalla bocca e spingimi a muovermi, posando lo sguardo su Gesù. Aiutami a riconoscere il Suo sguardo su di me.


Nessun commento:

Posta un commento