XXIX DOM. T.O
“Va’, vendi quello che hai e dallo
ai poveri …, poi vieni! Seguimi!” (Mc 10,21). Abbiamo visto come è andata a
finire; quell’uomo, dopo avere ascoltato le parole di Gesù se ne andò triste,
perché aveva molti beni. Egli ha scelto di non seguire Gesù.
Oggi in contriamo i due fratelli Giacomo e Giovanni, detti Boanerghes, i
quali, invece, hanno lasciato tutto[1]
per andare con Gesù.
Lo stanno però realmente seguendo?
Proviamo ad ascoltarli: “Maestro,
vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo” (Mc 10,34). Essi
desiderano i ruoli più importanti nel Regno di Gesù e, poco importa se, per
ottenerli, devono scavalcare gli altri dieci apostoli e se dovranno giocarsi il
secondo e il terzo posto. Le loro parole dicono chiaramente cosa hanno nel
cuore.
In un’altra occasione Pietro sembra seguire Gesù, ma quando Lui gli
parla della passione “Pietro lo prese in
disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi
discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non
pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mt 16,32s).
Ciò che rende ancor più drammatica la faccenda è che il Signore poco
prima “camminava davanti a loro ed essi
erano sgomenti ... si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco,
noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei
sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani,
lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e
dopo tre giorni risorgerà» (Mc 10,32-34). Questi compagni di strada di Gesù
sono totalmente insensibili; Lui gli parla dell’imminente destino di sofferenza
ed essi pensano solamente a se stessi, tant’è che, quando sarà inchiodato alla
croce, spariranno praticamente tutti, tranne, bisogna dirlo, Giovanni.
Gli apostoli, ancora
immaturi, non stanno seguendo Gesù, perché Lui non è il fine del loro cammino,
ma il mezzo per realizzarsi. Non seguono Gesù, ma la convinzione che Lui possa
essere il realizzatore dei loro sogni e progetti. Sono autocentrati e
autorreferenziali. Senza accorgersene, vivono una spiritualità che usa Dio.
Questo significa che si può essere del gruppo di Gesù, ma senza seguirLo.
Ascoltiamo un altro testimone e ci accorgiamo subito della differenza:
“Un'altra notte, mentre dorme, sente di
nuovo una voce, che gli chiede premurosa dove intenda recarsi. Francesco espone
il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per combattere. Ma la voce
insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile, il servo o il
padrone. "Il padrone ",
risponde Francesco. " E allora - riprende
la voce - perché cerchi il servo in luogo del padrone? ". E Francesco: " Cosa vuoi che io
faccia, o Signore? ". "Ritorna - gli risponde il Signore -
alla tua terra natale, … ". Ritornò senza indugio” (FF 587). Si
capisce subito che il centro si sposta da sé a Gesù. Egli non dice: “voglio che
Tu mi faccia”, bensì, al contrario: “Cosa vuoi che io faccia”.
Seguire Gesù, significa cercare di comprendere cosa Lui desidera e
percorrere con Lui, quella strada; non per realizzare il nostro progetto, ma il
Suo progetto.
Questo non significa che dovremo essere schiavi di un progetto altrui,
per il quale dovremo solo obbedire ciecamente. Fare la volontà di Dio, è
trovare se stessi. Dio non è contro di noi, ma per noi. Dobbiamo ribadirlo:
Gesù non offre vie illusorie e senza difficoltà. La vita non è un film, ma
realtà. Ce lo ha detto con chiarezza: “Chi
vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa
mia la troverà” (Mt 16,25). Egli promette che “troveremo” la vita, non la
perderemo.
Padre, aiutaci a essere come San Francesco; capaci di affidarci a Te.
Insegnaci a percorrere le Tue strade. Signore, dove vuoi, quando vuoi e con chi
vuoi, purché Tu sia con me.
[1] “E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il
loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui” (Mc
1,20)
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