VII DOM. T.O.
“A voi che ascoltate, io dico”
(Lc 6,27). Gesù sta parlando a me e a te e, a te e, a te …
Non è una parola che
viaggia sopra le nostre teste, ma un appello personale, nei confronti del quale
bisogna prendere una posizione. Possiamo discutere con la Parola di Dio,
diventando il parametro per decidere se è giusta o meno; ignorarla o, pur in un
cammino lento, accoglierla, sapendo che “chi
… fissa lo sguardo sulla … a legge della libertà, e le resta fedele, non come
un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, … troverà la sua
felicità nel praticarla” (Gc 1,25). Il profeta Isaia descrive
meravigliosamente l’effetto della Parola in chi la sa accogliere: “Come infatti la pioggia e la neve scendono
dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata
e fatta germogliare, perché dia il seme a chi seminae il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10s). Dicevano gli antichi “gutta cavat lapidem”, ossia la goccia scava la pietra; così è la Parola, ricevuta goccia dopo goccia: “darà frutto a suo tempo”.
Qualche anno fa, una persona, a
causa di un malinteso, si è talmente arrabbiata con me da scaricarmi
addosso tutta la sua frustrazione e una caterva di insulti pesantissimi e
gratuiti. Non vi nascondo di avere provato dolore (mi ci è voluto qualche
giorno per riprendermi) e subito dopo, rabbia. Mi era parso di avere ricevuto
un’ingiustizia immeritata. Da qui è nato il desiderio di fargliela pagare, in
un modo o in un altro. Più ci pensavo e più la rabbia cresceva. Quella sera
stessa però ho celebrato l’Eucaristia con questo peso sul cuore e il pensiero
continuava a ritornare lì, con il suo rancore; a un certo punto una “voce” ha
continuato a ripetermi: “Perdona settanta
volte sette”; “rimetti a noi i nostri
debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ebbene, anche se faticosamente,
ho ceduto, sono andato a cercare quella persona, ci siamo spiegati e mi ha
chiesto scusa.
Perché vi racconto questo? Per far credere che io sono bravo? Tutt’altro;
bensì per sottolineare che il Vangelo vuole incarnarsi nelle nostre vite
concrete e per far questo deve combattere con la parte di noi che non vuole
saperne. In me avrebbe vinto il legittimo rancore, se in questi anni non avessi
ascoltato quella parola che mi impone di essere misericordioso.
Credo che il punto centrale delle parole di Gesù
sia là dove dice: “Siate misericordiosi,
come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). “Siate misericordiosi”, è una vocazione per ognuno di noi che,
precede ogni vocazione personale (matrimonio, sacerdozio, vita consacrata). Nel
nostro DNA c’è la misericordia divina.
Cosa è la misericordia? E’ un
desiderio intenso e irrazionale che l’altro sia salvato e guarito. Gesù
riassume bene questo con le Sue parole dalla croce, dopo che lo hanno umiliato
e torturato: “Padre, perdona lo perché
non sanno quello che fanno”. Dio ci vuole nel mondo, portatori del Suo
amore, segno della Sua presenza. Ora lasciamo da parte i casi estremi, dei
quali ci vogliamo servire per dichiarare impossibile la misericordia e,
permettiamo a Dio di fecondare le nostre quotidianità ordinarie fatte di
piccoli e grandi conflitti familiari; di relazioni faticose con i colleghi e i
vicini; di incomprensioni tra amici, ecc … Permettiamo alla misericordia divina
di giungere lì e di spegnere i fuochi dell’ira e del rancore, del disprezzo.
Solo la grazia che, può
raggiungerci se la desideriamo e non la ostacoliamo, può togliere da noi “il cuore di pietra e darci un cuore di carne”;
altrimenti, nella migliore delle ipotesi, resteremo nel campo del volontarismo
che, sappiamo bene, non può funzionare a lungo. Solo un cuore trasformato, reso
nuovo dall’azione di Dio, può amare un nemico, qualcuno che ci fa del male.
Concordo pienamente con don Rosini, quando afferma che, “Per essere cristiani non è sufficiente che
qualcuno ti dica chi è Cristo, bisogna che veda Cristo in quel qualcuno. I
cristiani … sono capaci di una sapienza
che indica una vita nuova. Questa sapienza … l’ha … chi ha una vita diversa.
Sono gli occhi, le mani, l’intelligenza di qualcuno che nasce da Dio”.[1]
A te che ascolti e che hai deciso di farla pagare a Tizio o a Caio; Gesù
sta parlando a te e ti chiede di posare l’arco e di riporre le frecce nella
faretra. Solo l’amore guarisce.
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