Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 24 febbraio 2019

Solo l'amore guarisce


VII DOM. T.O.

     A voi che ascoltate, io dico” (Lc 6,27). Gesù sta parlando a me e a te e, a te e, a te …
Non è una parola che viaggia sopra le nostre teste, ma un appello personale, nei confronti del quale bisogna prendere una posizione. Possiamo discutere con la Parola di Dio, diventando il parametro per decidere se è giusta o meno; ignorarla o, pur in un cammino lento,  accoglierla, sapendo che “chi … fissa lo sguardo sulla … a legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, … troverà la sua felicità nel praticarla” (Gc 1,25). Il profeta Isaia descrive meravigliosamente l’effetto della Parola in chi la sa accogliere: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”
(Is 55, 10s). Dicevano gli antichi “gutta cavat lapidem”, ossia la goccia scava la pietra; così è la Parola, ricevuta goccia dopo goccia: “darà frutto a suo tempo”.
     Qualche anno fa, una persona, a  causa di un malinteso, si è talmente arrabbiata con me da scaricarmi addosso tutta la sua frustrazione e una caterva di insulti pesantissimi e gratuiti. Non vi nascondo di avere provato dolore (mi ci è voluto qualche giorno per riprendermi) e subito dopo, rabbia. Mi era parso di avere ricevuto un’ingiustizia immeritata. Da qui è nato il desiderio di fargliela pagare, in un modo o in un altro. Più ci pensavo e più la rabbia cresceva. Quella sera stessa però ho celebrato l’Eucaristia con questo peso sul cuore e il pensiero continuava a ritornare lì, con il suo rancore; a un certo punto una “voce” ha continuato a ripetermi: “Perdona settanta volte sette”; “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ebbene, anche se faticosamente, ho ceduto, sono andato a cercare quella persona, ci siamo spiegati e mi ha chiesto scusa.
     Perché vi racconto questo? Per far credere che io sono bravo? Tutt’altro; bensì per sottolineare che il Vangelo vuole incarnarsi nelle nostre vite concrete e per far questo deve combattere con la parte di noi che non vuole saperne. In me avrebbe vinto il legittimo rancore, se in questi anni non avessi ascoltato quella parola che mi impone di essere misericordioso.
     Credo  che il punto centrale delle parole di Gesù sia là dove dice: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). “Siate misericordiosi”, è una vocazione per ognuno di noi che, precede ogni vocazione personale (matrimonio, sacerdozio, vita consacrata). Nel nostro DNA c’è la misericordia divina.
     Cosa è la misericordia? E’ un desiderio intenso e irrazionale che l’altro sia salvato e guarito. Gesù riassume bene questo con le Sue parole dalla croce, dopo che lo hanno umiliato e torturato: “Padre, perdona lo perché non sanno quello che fanno”. Dio ci vuole nel mondo, portatori del Suo amore, segno della Sua presenza. Ora lasciamo da parte i casi estremi, dei quali ci vogliamo servire per dichiarare impossibile la misericordia e, permettiamo a Dio di fecondare le nostre quotidianità ordinarie fatte di piccoli e grandi conflitti familiari; di relazioni faticose con i colleghi e i vicini; di incomprensioni tra amici, ecc … Permettiamo alla misericordia divina di giungere lì e di spegnere i fuochi dell’ira e del rancore, del disprezzo.
     Solo la grazia che, può raggiungerci se la desideriamo e non la ostacoliamo, può togliere da noi “il cuore di pietra e darci un cuore di carne”; altrimenti, nella migliore delle ipotesi, resteremo nel campo del volontarismo che, sappiamo bene, non può funzionare a lungo. Solo un cuore trasformato, reso nuovo dall’azione di Dio, può amare un nemico, qualcuno che ci fa del male.
     Concordo pienamente con don Rosini, quando afferma che, “Per essere cristiani non è sufficiente che qualcuno ti dica chi è Cristo, bisogna che veda Cristo in quel qualcuno. I cristiani … sono capaci di  una sapienza che indica una vita nuova. Questa sapienza … l’ha … chi ha una vita diversa. Sono gli occhi, le mani, l’intelligenza di qualcuno che nasce da Dio”.[1]
     A te che ascolti e che hai deciso di farla pagare a Tizio o a Caio; Gesù sta parlando a te e ti chiede di posare l’arco e di riporre le frecce nella faretra. Solo l’amore guarisce.



[1] F. Rosini,  Solo l’amore crea, 44

Nessun commento:

Posta un commento