I DOM QUAR.
“Gesù, pieno di Spirito Santo, si
allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto” (Lc 4,1). “La condurrò nel deserto e parlerò al suo
cuore” (Os 2,16), così dice il profeta al popolo eletto, da parte di Dio.
Il Signore attira il Suo popolo nel deserto, per parlargli.
Gesù va nel deserto
per fare spazio a Dio Padre e accogliere il Suo progetto di salvezza, proprio
per questo è presente il diavolo,
Satana, il tentatore, la cui missione è dividere e separare, soprattutto da
Dio. Del resto, come dice la Scrittura: “Figlio,
se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione.Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni” (Sir 2,1ss). Chiunque vuol fare sul serio con Dio, deve attendersi di essere spinto lontano da Lui e non con inviti espliciti al male, bensì con seduzioni astute. Il maligno attende sempre il momento opportuno, quando siamo nel dubbio, affaticati, delusi, feriti o preda di un’emotività immatura e giunge sotto mentite spoglie, come angelo di luce, cercando di infiltrarsi attraverso le nostre debolezze. Nel Medioevo non era raro vedere raffigurato il diavolo vestito di un rassicurante saio monacale. Non voglio essere banale, ma se Cappuccetto rosso, avesse trovato nel letto della nonna il lupo, non travestito, sarebbe scappata di gran carriera. Il diavolo se si presentasse nella sua mostruosità ci farebbe fuggire a gambe levate.
Il maligno attende che Gesù abbia fame, come quando attende che noi
viviamo un tempo di ricerca di qualcosa che ci sazi. E’ evidente vuole offrire
un cibo che sappia distrarre da quello vero, capace di saziarci; vuole
riempirci gli occhi e il cuore di surrogati, idonei solo a lasciarci in una
perenne insoddisfazione. Il cardinal Biffi alcuni anni fa, definì l’Emilia
Romagna “sazia e disperata”; un popolo dallo stomaco pieno e nello stesso tempo
disperato.
Gesù non cade nel tranello e
risponde che l’uomo non ha bisogno solo di riempirsi il ventre, non è fatto
solo per un cibo materiale. Sentiamo allora riecheggiare le parole di Isaia: “Perché spendete denaro per ciò che non è
pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete
cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete” (Is 55,2-4). Siamo
un popolo profetico che, deve mostrare a una umanità un po’ meno sazia, ma pur
sempre disperata, qual è il cibo giusto.
Il maligno invita Gesù a servirsi
del mondo e non a servirlo: “Ti darò
tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi
voglio” (Lc 4,6). Potere e gloria
sono le cose che offre, ma Gesù è venuto “per
servire e non per essere servito”; per portare l’umanità fuori dalle secche
di un egocentrismo mortale, sulle strade dell’amore. Questa tentazione ci
raggiunge ogni volta che mettiamo noi al centro di tutto, quando l’amore
finisce calpestato a causa delle nostre esigenze che devono prevalere su tutto.
Infine vuole dimostrare a tutti i
costi che Dio non è fedele alle sue promesse; per questo Lo invita a
metterLo alla prova. Dio dice delle cose, ma poi non le mantiene, quindi o non
esiste o, se esiste, è bugiardo o distratto e indifferente. Del resto anche con
la donna in Eden ha usato la stessa astuzia, cercando di mettere Dio in cattiva
luce, disegnandolo come bugiardo e nemico della piena libertà dell’uomo. Ogni
volta che stiamo precipitando, perché la vita ci mette alla prova e la nostra
preghiera sembra non trovare ascolto, viviamo la stessa tentazione di Gesù.
Signore quante volte la nostra vita è simile a quel deserto così
faticoso. Sappiamo che lì ci attende il maligno, pronto a portarci fuori
strada, lontano da Te e, quindi, da noi stessi. Siediti al posso nell’ora più
calda, come hai fatto con la Samaritana; sfida anche per noi le fatiche del deserto:
parlaci e aiutaci a non cadere nelle trame insidiose di una tenebra camuffata da
luce.
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