II DOM. PASQUA
Quando
si vuole entrare in una relazione profonda, non si può non misurarsi col viso
dell’altro, in modo particolare con gli occhi, che dicono la verità anche
quando la bocca tace o mente.
Anche cercare Dio, è cercare il Suo volto: “Quando verrò a contemplare il volto di Dio?” (Sal 42,3); è pregare affinché
Egli illumini il Suo volto e non lo nasconda, ma Lo mostri.
I
nostri padri credevano che, questo volto di Dio, non può essere visto. Il Dio di
Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ha un volto ma non lo fa vedere: Egli parla! Per
questo Mosè al roveto ardente velò il proprio volto (Es 3,6), e così fece Elia
all’Horeb (1Re 19,12-13).
Noi invece sappiamo che la parola
di Dio si è fatta carne, non ha considerato un tesoro geloso la Sua uguaglianza
con Dio. Dio ha un volto umano, quello di Gesù di Nazaret, il figlio di Maria;
Dio abita in un corpo in tutto uguale a noi. Gesù è il volto di Dio, per
questo può dire: “Chi vede me, vede
colui che mi ha mandato” (Gv 12,45).
Il Signore ci ha appena detto: “Come
il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). Gesù
ci manda a continuare ciò che Lui ha fatto.
Affinché gli uomini smettessero di avere paura di Dio e di attribuirgli “desideri”
e progetti che, in realtà non ha mai
avuto - perché “I miei pensieri non sono
i vostri pensieri” (Is 55,8); ne ha fatta una dura esperienza Simon Pietro,
quando Gesù lo ha richiamato, dicendogli: «Va'
dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»
(Mc 8,33) -, Gesù si è fatto compagno di strada degli uomini. Lui è il Dio che
si è fatto bambino e che ha ricevuto sputi e schiaffi sul Suo volto: come temerLo?
Egli è andato a cercare tutti quelli che erano stati buttati via o fuori dal
gruppo dei puri, perché per Dio nessuno è da buttare via o da cacciare fuori.
Egli si è fatto uomo per strappare gli uomini dal maligno.
Ecco allora che, la nostra vocazione comune, è quella di Gesù, mostrare
in opere e in parole, il volto di Dio a un’umanità affamata della Sua presenza;
continuare a generare vita, a comunicare salvezza a un’umanità ferità e
bisognosa di felicità. Egli ci ha donato i Sacramenti, strumenti attraverso i
quali Egli continua ad agire, qui e ora. Ci ha donato anche occhi, mani, piedi,
orecchi e bocca, per continuare a camminare verso l’uomo, per toccarlo,
guardarlo, ascoltarlo e parlargli.
Gesù ha detto “io mando voi”; non
lo dice solo a me e a te, ma a noi, ossia alla Chiesa che, come comunità che
cresce nell’amore, è il Corpo di Cristo. La presenza di Dio è mediata da noi e,
attraverso di noi Egli può continuare ad agire o essere ostacolato. Si dice: "christianus, alter
Christus", "il cristiano è
un altro Cristo". Non dobbiamo divenire una cosa diversa da Lui;
dobbiamo divenir Lui. La Chiesa è la comunità di coloro che, uniti a Cristo, formano
il Suo corpo, dove ognuno ha una sua specificità: “Come
infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur
essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. …
il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. …. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? … Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (1 Cor 12,12ss). Se tu non aderisci alla tua vocazione (non accetti si sposarti, di diventare sacerdote, accogliere la chiamata alla vita consacrata, …), il corpo sarà anchilosato e meno bello.
il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. …. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? … Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi» (1 Cor 12,12ss). Se tu non aderisci alla tua vocazione (non accetti si sposarti, di diventare sacerdote, accogliere la chiamata alla vita consacrata, …), il corpo sarà anchilosato e meno bello.
“E
in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me suo servo e tuo, … cioè:
che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile
peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo
perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se
vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi
occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; e abbi
sempre misericordia per tali fratelli. E avvisa i guardiani, quando potrai, che
tu sei deciso a fare così” (S. Francesco di Assisi, Lettera a un Ministro, FF 235). San Francesco è un cristiano, prima
ancora che un santo, ossia un uomo che ha cercato di diventare la parola che
ascoltava. Egli non ha voluto diventare santo, per andare in Paradiso, bensì è
diventato santo, perché ha accettato la vocazione a essere trasparenza del
Cristo attraverso la sua vita.
Aiutami Spirito Santo che sei Dio, a fare della mia vita, uno spazio
della Tua presenza; a lavorare con i fratelli e le sorelle in Cristo, perché
insieme, possiamo mostrare che il Vangelo non è poesia, ma vita vera; affinché
le nostre comunità (famiglie, conventi, parrocchie, gruppi ecclesiali) possano
essere oasi, dove gli uomini e le donne affaticati, possono trovare ristoro e incontrare
Te, Signore della vita.
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