Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 3 novembre 2019

Commozione

XXXI DOM. T.O.

Scese in fretta e lo accolse con gioia” (Lc 19,6). Viene spontaneo stare alla larga da quelli che possono farci da specchio, mostrandoci le nostre “deformità”. Come la regina di Biancaneve, preferiamo gli specchi che ci dicono: “Tu sei la più bella del reame”. Zaccheo invece, con coraggio, accoglie Colui che, avrebbe potuto dargli una lavata di capo.
Perché?
Perché Gesù si è accorto di lui; lo ha visto tra tanti; grazie a Lui non è più solamente un esattore delle tasse, ma Zaccheo. Finalmente qualcuno ha visto più in profondità dentro di lui; finalmente qualcuno è venuto a liberarlo da se stesso. Ascoltiamo una splendida poesia di Pedro Salinas:

Quando tu mi hai scelto - fu l’amore che scelse – sono emerso dal grande anonimato di tutti, del nulla.
Sino allora mai ero stato più alto delle vette del mondo. … E la mia allegria era
triste, come lo sono quei piccoli orologi, senza braccio cui cingersi, senza carica, fermi. Ma quando mi hai detto : “Tu” - a me, sì, a me, fra tutti – … la mia gioia
ha preso a girare, avvinta al tuo essere, … 
(P. Salinas, da La vita a te dovuta, Quando tu mi hai scelto 1933).
Perché Gesù “deve rimanere” in casa di Zaccheo? Perché proprio da lui, fra tanti? Perché Gesù ha riconosciuto di essere atteso; “deve”, perché sa che Zaccheo è pronto. Gesù legge i cuori e i fatti; i comportamenti sono parole eloquenti. Quest’uomo corre, si arrampica, sfida gli ostacoli, perché desidera vedere. Beati gli insoddisfatti, perché diventeranno cercatori di tesori (Ermes Ronchi). Il desiderio quanto è autentico e profondo, muove, produce scelte. Come è eloquente Brunori Sas con le sue parole: “Te ne sei accorto, sì che parti per scalare le montagne E poi ti fermi al primo ristorante E non ci pensi più. Te ne sei accorto, sì che tutto questo rischio calcolato Toglie il sapore pure al cioccolato E non ti basta più” (La verità). Il desiderio non produce ragionamenti, ma fa camminare, porta fuori dai soliti percorsi, accetta i rischi e rende intraprendenti.
Come è diverso lo sguardo degli altri: “E’ andato ad alloggiare in casa di un peccatore” (19,7). Gesù è andato oltre la superficie, invece questi non riescono o non vogliono andare oltre l’apparenza; del resto è molto più semplice. Egli non ha più un nome, torna a essere il suo peccato.
Non ci rendiamo conto, ma un atteggiamento così produce uno spreco di bellezza. Ingabbiare le persone dentro i loro peccati - dire: Tu sei così, e basta -, rischia di impedire alla ricchezza che le abita, di venire alla luce.
L’amore di Dio che si mostra in Gesù, ripete a ognuno: “Oggi devo rimanere in casa tua”. Gesù non solo vuole passare un attimo a prendere un caffè, poco impegnativo, ma vuole rimanere, abitare nella nostra carne. Ancora Salinas scrive nella stessa poesia: “So che tu tornerai indietro. E quando te ne andrai ritornerò a quel sordo mondo, … Sarò uno dei tanti quando non ti avrò più. E perderò il mio nome, i miei anni, i miei tratti, tutto perduto in me, di me. Ritornato all’ossario immenso di quelli che non sono morti e non hanno più nulla da morire nella vita” (Ibid). Non è così, Gesù non ci abbandona, solo noi possiamo voltargli le spalle a andarcene.
Senza lo sguardo e le parole di Gesù, Zaccheo avrebbe continuato a essere “il pubblicano peccatore”; Pietro un traditore pieno di sensi di colpa, forse suicida come Giuda; Frossard un anticlericale incallito; Jaques Fesch un borghese in soddisfatto e assassino, ecc … E’ quello sguardo che spinge Zaccheo a cambiare, a tirare fuori quel bene che già c’era, ma che nessuno gli dava la possibilità di mostrare.
Non sappiamo se Zaccheo ha cambiato mestiere, forse no, ma possiamo dedurre che lo ha svolto in modo nuovo. Probabilmente il denaro non è più stato il fine della sua esistenza e ha cessato di abusare del suo ruolo di potere.
Ecco cosa è la salvezza: non continuare a vivere nel peccato, ma ricevere la possibilità di diventare nuovi e camminare in una novità di vita.
Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).

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