XXXI
DOM. T.O.
“Scese
in fretta e lo accolse con gioia”
(Lc 19,6). Viene spontaneo stare alla larga da quelli che possono
farci da specchio, mostrandoci le nostre “deformità”. Come la
regina di Biancaneve, preferiamo gli specchi che ci dicono: “Tu
sei la più bella del reame”.
Zaccheo invece, con coraggio,
accoglie Colui che, avrebbe
potuto dargli una lavata di capo.
Perché?
Perché
Gesù si è accorto di lui; lo ha visto tra tanti; grazie a Lui non è
più solamente un esattore delle tasse, ma Zaccheo. Finalmente
qualcuno ha visto più in profondità dentro di lui; finalmente
qualcuno è venuto a liberarlo da se stesso. Ascoltiamo una splendida
poesia di Pedro Salinas:
Sino allora mai ero stato più alto delle vette del mondo. … E la mia allegria era
triste, come lo sono quei piccoli orologi, senza braccio cui cingersi, senza carica, fermi. Ma quando mi hai detto : “Tu” - a me, sì, a me, fra tutti – … la mia gioia
ha preso a girare, avvinta al tuo essere, … (P. Salinas, da La vita a te dovuta, Quando tu mi hai scelto 1933).
Perché
Gesù “deve rimanere” in casa di Zaccheo? Perché proprio da lui,
fra tanti? Perché Gesù ha riconosciuto di essere atteso; “deve”,
perché sa che Zaccheo è pronto. Gesù legge i cuori e i fatti; i
comportamenti sono parole eloquenti. Quest’uomo corre, si
arrampica, sfida gli ostacoli, perché desidera vedere. Beati
gli insoddisfatti, perché diventeranno cercatori di tesori (Ermes
Ronchi). Il desiderio quanto è autentico e profondo, muove, produce
scelte. Come è eloquente Brunori Sas con le sue parole: “Te
ne sei accorto, sì che parti per scalare le montagne E poi ti fermi
al primo ristorante E non ci pensi più. Te
ne sei accorto, sì che
tutto questo rischio calcolato Toglie il sapore pure al cioccolato E
non ti basta più” (La
verità). Il
desiderio non produce ragionamenti, ma fa camminare, porta fuori dai
soliti percorsi, accetta i rischi e rende intraprendenti.
Come
è diverso lo sguardo degli altri: “E’
andato ad alloggiare in casa di un peccatore”
(19,7). Gesù è andato oltre la superficie, invece questi non
riescono o non vogliono andare oltre l’apparenza; del resto è
molto più semplice. Egli non ha più un nome, torna a essere il suo
peccato.
Non
ci rendiamo conto, ma un atteggiamento così produce uno spreco di
bellezza. Ingabbiare le persone dentro i loro peccati - dire: Tu sei
così, e basta -, rischia di impedire alla ricchezza che le abita, di
venire alla luce.
L’amore
di Dio che si mostra in Gesù, ripete a ognuno: “Oggi
devo rimanere in casa tua”.
Gesù non solo vuole passare un attimo a prendere un caffè, poco
impegnativo, ma vuole rimanere, abitare nella nostra carne. Ancora
Salinas scrive nella stessa poesia: “So
che tu tornerai indietro. E quando te ne andrai ritornerò a quel
sordo mondo, … Sarò uno dei tanti quando non ti avrò più. E
perderò il mio nome, i miei anni, i miei tratti, tutto perduto in
me, di me. Ritornato all’ossario immenso di quelli che non sono
morti e non hanno più nulla da morire nella vita” (Ibid).
Non è così, Gesù non ci abbandona, solo noi possiamo voltargli le
spalle a andarcene.
Senza
lo sguardo e le parole di Gesù, Zaccheo
avrebbe continuato a essere “il pubblicano peccatore”; Pietro un
traditore pieno di sensi di colpa,
forse suicida come Giuda; Frossard un anticlericale incallito; Jaques
Fesch un borghese in soddisfatto e assassino, ecc
…
E’ quello sguardo che spinge Zaccheo a cambiare, a tirare fuori
quel bene che già c’era, ma che nessuno gli dava la possibilità
di mostrare.
Non
sappiamo se Zaccheo ha cambiato mestiere, forse no, ma possiamo
dedurre che lo ha svolto in modo nuovo. Probabilmente il denaro non è
più stato il fine della sua esistenza e ha cessato di abusare del
suo ruolo di potere.
Ecco
cosa è la salvezza: non continuare a vivere nel peccato, ma ricevere
la possibilità di diventare nuovi e
camminare in una novità di vita.
“Il
Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che
era perduto» (Lc
19,10).
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