XVII DOM. T.O.
“Erano
circa le quattro del pomeriggio” (Gv
1,39); così l’evangelista Giovanni descrive il momento in cui ha
incontrato Cristo. Quel giorno e quell’ora segnano uno spartiacque:
c’è un prima e un dopo. Giovanni appartiene a quella schiera di
uomini e donne che, con il profeta Geremia, può dire: “Mi
hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre”
(Ger 20,7).
Ci
sono momenti in cui, per grazia, Dio rapisce il cuore e fa iniziare
una vita nuova, dove praticamente nulla rimane come prima; ci si
stupisce di se stessi, perché non ci si riconosce più e
non si può che andare avanti; la vita di prima non è più
un’opzione possibile.
Per
Saulo di Tarso è la voce sulla via di Damasco; per Francesco di
Assisi l’incontro con il lebbroso; per J. Fesch il momento della
disperazione nel carcere di Parigi1;
per A. Frossard l’ingresso in una chiesa nella quale era esposto il
SS. Sacramento2;
per Teresa di Calcutta la voce durante il viaggio verso Darjeeling;
Dorothy
Day – fondatrice del Catholic Worker – la passione per la
giustizia verso i poveri3;
per
Chiara
Amirante – fondatrice
di “Nuovi Orizzonti” -
l'incontro con gli ultimi alla stazione Termini di Roma4;
per
me, indegnamente inserito nella lista con le persone straordinarie
appena
elencate, la Marcia francescana verso Assisi nel luglio del 1991. Cito
anche me stesso, perché altrimenti si rischia di
pensare che si tratti di eventi straordinari, riservati a persone
speciali:
io
non ero che un giovane studente universitario, proveniente da un
piccolo paese della provincia di Reggio Emilia.
Dietro
a queste vicende, forse c’è un elemento comune: una
inquietudine, un
desiderio forte di vita vera, di spessore; non pura sopravvivenza. Un
desiderio che spinge a camminare, anche se non sempre nella direzione
giusta, come nel caso di Saulo e del
giovane Jacques Fesch o di Dorothy Day. Lungo la strada della ricerca, Gesù più
facilmente può raggiungerci. Quando siamo troppo soddisfatti o
quando il cuore si accontenta, come fa Gesù a toccarci? Il tesoro lo
trova, chi lo cerca; ma cerca, solo chi desidera grandi
cose.
Dicevamo
che, l’incontro con il Signore segna un passaggio radicale nella
vita. L’evangelista Matteo lo descrive come un “vendere i propri
beni” per comperare il campo o
la perla.
Quando si trova il meglio, il resto diventa relativo. Non
c’è nessun obbligo o sforzo, semplicemente tutto diventa meno
importante. Lo
capisce bene chi è innamorato: le altre ragazze, anche se più belle
della propria, non interessano più e, allora si vende la “libertà”,
per condividere la vita con lei nel matrimonio.
Lo
capisce bene chi, come me è stato chiamato alla vita consacrata,
diventata di punto in bianco, la via per vendere tutto. Non si vende
tutto, però, se prima non si è trovato il tesoro; e, se il tesoro,
non lo si custodisce, presto o tardi si recupera tutto ciò che si è
venduto.
Agostino
racconta in maniera straordinaria la sua esperienza estremamente
concreta: “Tardi
ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì,
perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi
gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero
con te. … Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità;
balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la
tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e
sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Padre,
fa che la Tua Chiesa, sia lo spazio per quelli che non si
accontentano mai; che non sono in pace finché non sentono il profumo
di Cristo; non riconoscono il tocco taumaturgico della Sua mano e, la
Sua voce, non orienta i loro passi.
1“Spesso
mi hanno detto: ‘Avevi tutto per essere felice. Non si capisce
come un ragazzo come te, di così buona famiglia, sia potuto
giungere a tanto…!’. Quanto sono false queste spiegazioni! Come
se la risoluzione di commettere un atto criminoso non avesse radici
più profonde!…Ciò che soprattutto mi ha incatenato a un certo
modo di vedere le cose, è l’educazione che ho ricevuto. Non penso
di dare prova di indiscrezione svelando quanto ormai è stato
gridato ai quattro venti, e cioè che i miei genitori non andavano
d’accordo. Ne risultava un ambiente familiare detestabile, fatto
di urli nei momenti cruciali, e di disagio e di durezza dopo le
crisi. Niente rispetto, niente amore! Mio padre, un uomo a suo modo
incantevole per gli estranei, aveva di fatto uno spirito sarcastico,
orgoglioso e cinico. Ateo all’estremo, nonostante il suo successo
professionale, provava disgusto per una vita che non gli aveva
procurato che disinganni e delusioni… Fin dalla giovane età mi
sono nutrito delle sue massime, né potevo di certo fare
altrimenti”;
“Era
una sera, nella mia cella… Nonostante tutte le catastrofi che da
alcuni mesi si erano abbattute sulla mia testa, io restavo ateo
convinto… Ora, quella sera, ero a letto con gli occhi aperti e
soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita con una
intensità rara, per ciò che mi era stato rivelato riguardo a certe
cose di famiglia (si stava sfasciando tutto!) ed è allora che un
grido mi scaturì dal petto, un appello al soccorso: ‘Mon Dieu!
Mon
Dieu!’.
E istantaneamente, come un vento violento, che passa senza che si
sappia donde viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola”.
E, in una lettera all’amico sacerdote Padre Thomas, precisa: “Ho
creduto e non capivo più come facevo prima a non credere. La grazia
mi ha visitato e una grande gioia s’è impossessata di me e
soprattutto una grande pace. Tutto è diventato chiaro in pochi
istanti. Era una gioia sensibile fortissima …”.
2“Mentre
spingevo il portale di ferro del convento, ero ateo […]. Il vetro
martellato della porta, in controluce, non mi proponeva che delle
ombre, tra le quali non riuscivo a distinguere il mio amico, e c’era
una specie di sole dardeggiante in fondo all’edificio: non sapevo
che si trattasse del Santissimo Sacramento.
Questa luce, che non ho visto con gli occhi del corpo, non era
quella che ci rischiara o che ci abbronza; era una luce spirituale,
vale a dire una specie di luce che insegna e come l’incandescenza
della verità. Essa ha definitivamente invertito l’ordine naturale
delle cose. Dopo averla intravista, potrei
quasi dire che per me solo Dio esiste, e che il resto non è che
un’ipotesi”
3«Diciamo
che ho trovato [Dio] per mezzo dei Suoi poveri, e in un momento di
gioia mi sono rivolta a Lui. Ho detto, a volte in modo irriverente,
che la massa compiaciuta di borghesi cristiani che negava Cristo nei
Suoi poveri mi ha fatto rivolgere al comunismo e che sono stati i
comunisti e il lavorare con loro a farmi rivolgere a Dio».
4“Ho
iniziato a recarmi di notte in strada spinta da un semplice
desiderio: condividere la gioia dell’incontro con Cristo Risorto
proprio con quei fratelli che erano più disperati. Non immaginavo
davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli,
emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità,
vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più
infame delle schiavitù. Quante
ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a
gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati
dall’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro
l’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da
nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza,
criminalità … ma quanta incredibile sete di amore, di Dio proprio
là, nella profondità delle tenebre degli inferi della strada. Ho
provato con un certo timore e tremore a entrare in punta di piedi
nelle storie delle persone che abitavano le zone più ‘calde’
della città e subito sono rimasta impressionata dalla sete di
ascolto, di verità, di pace, di amore di … Dio, proprio in mezzo
a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminali’, alcuni con
fedine penali davvero impressionanti, non erano di fatto persone
cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità
ma con il cuore impietrito dalle troppe violenze subite. Altri erano
giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e
aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità
organizzata che non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona
famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle
seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e
scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea
sottile senza più riuscire a trovare risposte... ragazzi con un
grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmarlo con lo
sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti. Molti di loro,
sorpresi dalla presenza di una ragazza di notte in zone così
pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia
piena di sofferenza e spesso di disperazione, mi dicevano: ‘Ora
però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui
in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso?
Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche
conosci? Ma chi te lo fa fare?’ Con tanta semplicità condividevo
anch’io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con
Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo
finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in
abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di
pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di
sorpresa, curiosità e di incredibile apertura: Se la gioia che
vediamo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti
spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto
Gesù! E iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte
questi incontri si concludevano con una richiesta accorata: ‘Portaci
via da questo inferno della strada. Vogliamo conoscere anche noi
questo Gesù che ha cambiato la tua vita!’ Ben presto mi sono resa
conto che, anche se ero a Roma, nel cuore della cristianità, non
riuscivo a trovare un luogo dove portare questi nostri fratelli che
avevano un bisogno disperato di essere accolti e di incontrare Gesù.
C’erano tantissime mense, ostelli per la notte, comunità
psico-terapeutiche o lavorative, ma non riuscivo a trovarne neanche
una che accogliesse immediatamente i ragazzi che incontravo in
strada e desse loro la possibilità di un accompagnamento umano e
spirituale, basato sul vangelo, nell’impegnativo cammino di
ricostruzione interiore e di guarigione del cuore”.
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