Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 15 novembre 2020

tu sei prezioso ai miei occhi

 

XXXIII DOM. T.O.

Noi parliamo sempre della fede che dobbiamo avere in Dio, ebbene, oggi, il Signore Dio ci parla delle fede che ha in noi. Si, perché attraverso le parole di una parabola, ci dice chiaramente che ci ha affidato i Suoi beni. Dio si fida di me e di te. E’ un onore e una responsabilità. Se Dio si fida di me e di te, vuol dire che valiamo molto. Ci lasciamo dire da Lui: “tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo?” (Is 43,4).

Cosa sono questi beni affidatici? «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. (Papa Francesco, Laudato si’ 2): così scrive papa Francesco. Tutto ciò che è creato ci è affidato. Pensate che, anche solo sprecare l’acqua mentre facciamo la doccia, diventa un modo per essere irresponsabili rispetto alla chiamata di Dio. In modo tutto speciale però, il vero tesoro che ci è affidato, è l’essere umano, non in generale, ma quello con un volto e un nome, che incontriamo nella nostra casa, nei luoghi della nostra esistenza concreta, quotidiana. Quando il Signore ci domanda: “Dove è tuo fratello?”, parla di quello che abita vicino, e non possiamo permetterci il lusso di rispondere con Caino: “Sono forse io il custode di mio fratello” (Gen4,9).

Un’altra cosa molto bella e che, ci rasserena, sta nel fatto che il Signore affida i Suoi beni, “secondo le capacità di ciascuno” (Mt 25,15), non c’è bisogno di essere fenomeni; c’è davvero posto per tutti. L’ho sperimentato chiaramente a Parma, nella Mensa dove servivamo gente in difficoltà; tra i volontari c’era proprio ogni categoria di persone, anche di quelle considerate inadeguate. Con Dio non dobbiamo avere l’ansia da prestazioni, perché Gli basta che facciamo tutto ciò che possiamo, niente di più, ma nemmeno niente di meno. In questo modo una mamma e un papà che si prendono cura dei loro figli, con tutte le fatiche del caso, stanno già realizzando la volontà di Dio; così un datore di lavoro che, con onestà ha a cuore la giustizia nei confronti dei suoi dipendenti e non si preoccupa solo del proprio profitto; lo stesso, chi si si assume la responsabilità del benessere del proprio coniuge; chi spinge lo sguardo oltre i confini della propria casa e sa farsi carico dei vicini di casa o di coloro che incontra feriti lungo la strada, ecc ...

Subito” (Mt 25,15), i primi due servi impiegano il denaro e ottengono dei guadagni commisurati alle somme ricevute e impegnate, a differenza del terzo che, invece, scava una buca nel terreno e nasconde il denaro. “Dopo molto tempo” (Mt 25,19) torna il padrone. “Subito” e,dopo molto tempo”: quanto è importante il tempo, perché fa emergere la verità delle persone, dei loro comportamenti, della loro tenuta, della loro responsabilità: si può fingere per un po’ di essere ciò che non si è, ma il tempo non mente. Io so che mia mamma mi ha voluto bene, perché fino all’ultimo dei suoi giorni è ha avuto a cuore il mio benessere più che il suo. Il trascorrere del tempo è rivelatore.

I primi due servi hanno saputo cogliere che il tempo è un dono e non lo sprecano, non lo gettano via. Santa Caterina da Siena ci direbbe: “non indugiate, né aspettate il tempo, perché il tempo non aspetta voi”. E qual è il tempo sprecato? Per dirla con Bonhoeffer “perduto sarebbe il tempo in cui non avessimo vissuto da uomini, non avessimo fatto delle esperienze, non avessimo imparato, operato, goduto, sofferto. Tempo perduto è il tempo non pieno, il tempo vuoto”; Tempo perduto, è passare la vita a occuparsi solo di sé, dei propri bisogni, delle proprie esigenze, senza alzare lo sguardo a accorgersi che si è responsabili di chi ci passa a fianco; senza avere compassione per i fratelli. Chiudo con le parole di Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia:

"Il mondo è sempre stato così, diciamo. Ma se è sempre stato così, non vorrà dire per niente che debba essere sempre così. Il giusto è fermento vivente e universale della giustizia. Se si moltiplicassero, a folle addirittura, gli assetati di giustizia, il mondo non sarebbe più così, il suo costume sarebbe la sete di giustizia, quindi un radicale cambiamento di rotta.

Per moltiplicare gli assetati di giustizia non c’è altra via se non quella di farsi dei loro. O farsi di quelli, o essere condannati da Dio. La giustizia, dunque, è questa: scegliere, o sì, o no. Vie di mezzo non ne esistono, compromessi meno ancora. Il compromesso con l’ingiustizia è ingiustizia".

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