Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 12 agosto 2011

Da un articolo di Vatican Insider de La Stampa

Atroci notizie dall’Africa, e ripetute. La gente muore di sete e di fame in tutta la zona del Corno d’Africa, Etiopia, Somalia, Sud Sudan e dintorni vastissimi. Questo quando in alcune regioni non nuove agli scontri tra forze militari opposte, anche di provenienza occidentale e nostrana e dovunque chi non muore – adulti, giovani, donne e bambini – cerca di fuggire verso il Nord, schiavizzato da mercanti con diritto di vita e di morte, troppo spesso solo di morte. Proprio mentre scrivo la radio annuncia che negli ultimi anni le vittime dei naufragi nel Mediterraneo sono circa 29.000… Se poi c’è chi sfugge alla morte e raggiunge una meta – anche in casa nostra – trova spesso un regime di reclusione e vessazioni che per mesi blocca ogni speranza ed ogni prospettiva di vita.

Su questo i giornali sono pieni, spesso, di lamentele e giudizi indignati. Infatti una delle categorie oggi di moda è appunto quella degli “indignati”, e sui nostri grandi media spiccano in particolare gli indignati con Chiesa e preti, Vaticano in primo piano, che suggeriscono cessioni di patrimoni e vendita di ricchezze, e ogni volta che, per esempio, Benedetto XVI ricorda i drammi dei profughi e il dovere dell’accoglienza brontolano in pagina laica varia – destra e sinistra alla pari nel brontolio specifico, pur con differenti posizioni di principio – che “la Chiesa” invece di “parlare” dovrebbe “fare”, dovrebbe “donare”, dovrebbe “sporcarsi le mani”, rinunciare ai “tesori”, e via indignandosi.
Che dire? C’è del vero? Certamente, l’impegno dei cristiani e nel caso dei cattolici non è mai sufficiente, soprattutto di fronte alle estreme necessità che la realtà drammatica, e ormai attuale da decenni, presenta a tutti … Eppure si può – si dovrebbe: in tema di informazione – aggiungere una cosa, anzi più di una. La prima, per esempio, e proprio in materia, potrebbe essere la registrazione, pura attualità, che organismi di Chiesa, da noi Santa Sede e anche Cei, Caritas nazionale e Caritas diocesane italiane, stanno facendo immediatamente…Un solo esempio, qui, ma ci sarebbe da riempire pagine: “Avvenire” (5/8, p. 5: “Il piano Caritas: subito 20 milioni (di euro) per la prima emergenza in Somalia”. Articolo dettagliato che mostra l’assistenza immediata attuata dalla Caritas italiana, fino al 30 settembre, a circa 300.000 persone in condizioni di necessità estrema, sete, fame e malattie devastanti…
C’è altro? C’è, ed è il più. E’ mortificante, per un giornalista italiano, annotare che sui nostri giornali passa sempre sotto silenzio il fatto che la Chiesa cattolica, Santa Sede in primo piano quindi, vive e opera da secoli in tutte le regioni del mondo, e in particolare che la realtà africana non le è estranea, e a essa è dedicata una enorme mole di realtà cattoliche diversissime e convergenti. Pura informazione: da statistiche ufficiali pubbliche e pubblicate, reperibili nei siti della Caritas internazionale, della Santa Sede e anche della Cei, un informatore professionalmente competente e onesto, scrivendo sul tema, non dovrebbe ignorare e lasciare ignorare ai suoi lettori che anche stando alla sola Africa la Chiesa cattolica oggi, e per la stragrande maggioranza dei dati da decenni, gestisce 67.848 scuole materne, 93.316 scuole primarie, 42.234 scuole superiori, 1.137 ospedali, 5.375 dispensari, 184 lebbrosari, 1.285 orfanatrofi, 2.307 asili, 1.637 consultori matrimoniali, 2.881 centri di educazione sanitaria e altri 1.364 centri di assistenza ai più poveri…

Pregherei il lettore, come me e come tanti, se non tutti spesso troppo frettoloso, di rileggere le cifre, per rendersi conto della realtà, che come per abitudine pigra può apparire scontata, e lo è da secoli, ma è troppo spesso, in pagina e nell’etere, dimenticata dai professionisti delle notizie, e delle “indignazioni” contro gli altri…

E’ un calcolo che probabilmente trascura le realtà più piccole, e per esempio, non ricorda specificamente le 16 comunità religiose femminili che – nonostante tutto lo scompiglio di morte e terrore che da mesi tante nostre “controCaritas” armate sono magari costrette a portare in Libia – continuano a operare  in quella disgraziata regione.

E allora? Allora qui su “Vatican Insider” solo qualche strumento di informazione altrove non facilmente incontrato, e uno stimolo a non smettere di indignarsi – tutt’altro! – ma a indirizzare le indignazioni, e le conseguenti scelte concrete di vita e di azione nella direzione della realtà vera. Troppo spesso in troppe pagine va in stampa una “fiction”, che non solo non informa, ma deforma. Qui un piccolo rimedio: controcorrente…

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