Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 7 dicembre 2011

IMMACOLATA CONCEZIONE



     “Dove sei? … Ho udito la tua voce … e ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3,9s). Con poche immagini l’autore di Genesi riesce a mostrarci a cosa può ridursi il nostro rapporto con il Signore: Egli ci cerca, perché ci ama e noi, a volte, ci nascondiamo da Lui.
Perché?

Varie possono essere  le ragioni: perché ne abbiamo paura, perché non vogliamo lasciarci provocare da Lui, perché ci sembra che ci voglia ingabbiare con le sue regole … C’è anche un’altra ragione molto profonda: perché ci vergogniamo della nostra nudità.
Cosa intendo dire?
     L’essere umano “nudo” non è altro che ciò che uscito dalle “mani” di Dio il giorno della creazione, è la creatura come Dio l’ha voluta – quell’impasto di luce e di tenebra, di grandezza e miseria -. Adamo ha cominciato a guardarsi non più con gli occhi di Dio, ma solo con occhi umani e, quindi, davanti alla sua intelligenza si è trovato come un velo, che gli ha impedito  di vedere con chiarezza la realtà; ha cominciato a scambiare il falso per vero e il vero per falso, il male per bene e il bene per male.  Adamo ha cominciato a  vergognarsi di non corrispondere al proprio ideale umano e, di fatto, ha rimproverato Dio. E’ come se Adamo avesse detto al Signore: “Mi hai creato male, inadeguato, incompleto. Voglio diventare qualcosa di diverso”.
     Quante volte capita anche a noi. Dio ci dice che siamo la realtà più bella che ha creata, il vertice di tutto, che siamo suoi figli e suoi eredi, ma il principe di questo mondo ci ha fatto credere che, per essere pienamente uomini, bisogna essere belli, sani, intelligenti, forti, efficaci, vincenti e, soprattutto autosufficienti e che Dio vuole fare di noi dei deboli da dominare.
     Il nostro mondo sta creando tanti infelice proprio perché ci chiede di rivestirci di un abito che non ci appartiene; vuole che ci sforziamo di diventare quello che non siamo. Quando ci accorgiamo di non riuscire a stare al passo, ci vergogniamo di noi stessi, ci sentiamo inadeguati e a volte dei falliti. Dio diventa poi il capro espiatorio, colui che non ascolta e non soccorre.
     Quanto tempo ed energie perdiamo inutilmente a nasconderci a fuggire dalla nostra realtà e da Dio, quando, invece, basterebbe che ci lasciassimo raggiungere e plasmare da Lui secondo il suo progetto.
     Adamo è il prototipo di coloro che non accettano di essere ciò che Dio gli ha chiesto di essere collaborando con Lui nel corso di tutta l’esistenza. Adamo si riduce a essere  il concorrente di Dio: non più con Dio, ma contro Dio. Cosa si è ritrovato fra le mani? Paura, fatica e separazione. Quando l’uomo si separa da Dio, tutto rischia di essere frantumato. Guardate come nel racconto di Genesi tutti si rimpallano la responsabilità del tradimento e come si accusano a vicenda.
     Cosa c’entra in tutto questo Maria Immacolata? Se Adamo – che rappresenta l’umanità – ha fatto di sé un assoluto separato da Dio, Maria è una donna che si è sentita relativa; Ella ha compreso che solo in Dio avrebbe potuto diventare pienamente donna. Per lei Dio non è il concorrente, ma il completamento necessario. Maria non si è fidata di sé – avrebbe potuto tirarsi indietro trovando mille ragioni valide -, ma ha affidato la sua vita a Colui che l’ha creata e che sa cosa è bene. S’è fidata; ecco la grande lezione di Maria. Invece Adamo s’è fidato più della sua donna e lei a sua volta si è fidata del “serpente”: nessuno dei due si è fidato di Dio.
     Maria è senza macchia, preservata dal peccato di Adamo, diciamo che è la creatura riuscita, realizzata secondo il progetto di Dio. E’ come noi avremmo dovuto essere e come diventeremo quando saremo definitivamente redenti. Già oggi però Maria ci indica una via: se vuoi essere uomo devi lasciarti condurre da Dio e non vergognarti di te.

1 commento:

  1. Per Maria non c'era nessun impedimento, nessuna cosa tra lei e il Signore. Ha vissuto nella pace tutte le vicende della sua strada sulla terra. Ha conservato nel suo cuore solo l'essenziale.
    Maria ha trascorso tutto il suo tempo solo nell'amore. Si è affidata alla mano del Signore ed ha fatto dei suoi giorni una risposta d'more per Gesù.
    Nell' "Inno alla Vergine", Dante dice:
    " Vergine Madre figlia del tuo Figlio..."Maria pur essendo la madre di Gesù, ha vissuto profondamente la coscienza di essere figlia, e sempre stata certa di appartenere a un Padre buono. Affidiamoci ogni giorno a Maria "...Umile ed alta più che creatura..."perchè solo lei può prenderci ogni giorno per mano e condurci a Dio!
    Ne sono certa! Negli ultimi mesi sempre di più!
    Un abbraccio e buona festa dell'Immacolata.
    Rita

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