ASCENSIONE DEL SIGNORE
“Cristo
Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere
come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando
simile agli uomini” (Fil 2,6s). La discesa di Dio, in Gesù Cristo, non è
stata apparente: non ha fatto finta di diventare uomo; non ha finto di
soffrire; non ha finto di morire. Per essere realmente e pienamente uno di noi,
ha scelto di condividere in tutto – anche le tentazioni, ma non il peccato – la
nostra condizione.
A noi che, a volte, pensiamo alla fede
come a una ricerca di Dio e a uno sforzo per raggiungerLo, Egli stesso ci
mostra che essa è accoglienza di Colui che viene a cercarci. Ecco allora che
dovremmo smettere di fuggire, per lasciarci caricare sulle sue spalle: “Quando l’uomo cerca Dio, è lui che è
trovato da Dio; quando egli persegue la Verità divina, è essa che lo afferra”.[1]
Chi desidera essere trovato, sarà raggiunto da Dio.
Credo possa valere per la vicenda umana di
Gesù le splendide parole di Isaia: “Come
infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere
irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il
seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita
dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che
desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10s).
Proviamo allora a contemplare i frutti di questa discesa del Salvatore nella
carne umana:
-
se Egli è venuto a cercarmi, è perché sono degno di
Lui. Per quanto possa essermi allontanato e avere fallito il progetto scritto per
me, Egli non mi dà per perso; basta che mi lasci caricare sulle sue spalle ed
Egli mi porterà a casa, senza continuare a ricordarmi gli errori del mio
passato;
-
con la sua morte Gesù è disceso agli inferi e ne ha
definitivamente sfondato le porte. Scrive san Giovani Crisostomo: “E’ oggi che Nostro Signore percorre tutti
gli abissi tenebrosi; oggi ha infranto le porte di bronzo; oggi ha rotto i
cardini di ferro. Vedete come le espressioni sono precise. Non si dice: Ha
aperto le porte di bronzo, ma ha
infrante le porte di bronzo, affinché la prigione divenga inutile. Non si dice:
ha tolti i cardini, ma: li ha rotti, affinché la prigionia perda tutta la sua
forza. Una prigione dove non ci sono né porte né cardini, non può trattenere
coloro che vi sono internati”. Gli fa eco Efrem il Siro mettendo sulla
bocca della Morte queste parole: “La
morte di Gesù è un tormento per me … Ora attraverso la sua morte i morti che
sono venuti di nuovo alla vita mi calpestano alle porte dello Sheol quando vado
per trattenerli. Correrò a chiudere le
porte dello Sheol”.[2]
Oggi vediamo Gesù “salire” al Padre e
sedersi alla sua destra; il che non ha un significato spaziale, ma esprime
l’identità tra il Padre e Gesù. La sua esistenza non è stata solo un scendere,
ma anche un risalire, questo è il segno della sua vittoria.
Egli
è il capo del corpo, che è la Chiesa, per cui con l’ascensione Gesù ci mostra
qual è il nostro posto, qual è il nostro vero destino. Dobbiamo amare questa
nostra terra e adoperarci per custodirla e coltivarla, ma senza dimenticare che
questa è solo la prima parte della vita, perché “cielo e terra passeranno”.
Questo è il tempo della responsabilità,
perché alla Chiesa, corpo di Cristo, è affidato il compito di camminare sulla
via, vera della vita e di accompagnare l’umanità. Gesù non chiede maestri, ma
testimoni, perché, come scriveva – vado a senso - papa Paolo VI: “L’uomo d’oggi non cerca i maestri, ma i
testimoni e se segue i maestri, è perché sono testimoni”.
Non fermiamoci a giudicare quelli che
sembrano non essere coerenti – è troppo
facile -, ma lasciamoci raggiungere dalla grazia, e camminiamo con il Cristo
verso la vita piena. Questa è la nostra vocazione.
Ecco i due riferimenti precisi...interessanti letture e fonti di riflessione.
RispondiEliminahttp://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/audiences/1974/documents/hf_p-vi_aud_19741002_fr.html
http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/apost_exhortations/documents/hf_p-vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi_it.html