The meaning of life…
Anche chi non conosce la
lingua inglese avrà capito…. Il senso della vita… qual’ è?! Ce n’ è solo uno, oppure
ognuno di noi ha il suo?! Lo trova solo chi si dà da fare a cercarlo o arriva
da lui, nelle menti, a una determinata età, magari?!
Io ho iniziato a pensarci
quando avevo 22 anni
e tutto quello che avrei potuto desiderare: salute,
famiglia, amici, lavoro, soldi, casa, ferie al mare, week end in montagna,
motoGP al Mugello e ultimo dell’ anno a Praga, … in tre parole: Amore, Sicurezza, Libertà. Ma, paradossalmente
non bastavano e mi chiedevo dove avrei dovuto cercare per trovare la spina. Il
mio cuore, l’ interruttore generale, era lì, pronto da sempre, funzionante come
nuovo. Manca qualcosa -mi dicevo- manca l’ elettricità che permetta alla luce
di cambiare tutto pur lasciando apparentemente tutto uguale. Come quando a New
York c’ è il black out: i grattacieli sono lì, ma non li vedi; poi, improvvisamente scoppia
la luce. Il botto sordo fa tremare iride, pupilla e retina quando si accendono
le migliaia di finestrelle che da terra si elevano fino al cielo. E la vita, che fino a solo un minuto prima
sembrava assopita, corre via in tutte le
direzioni. Davanti a questo spettacolo si rimane impalati, a bocca aperta. Ma per quanto tempo? Il fatto è che ci si abitua troppo presto allo
straordinario; ci si abitua a tutto troppo in fretta e niente ci sorprende più.
Vestiti, macchine, telefoni, viaggi da sogno, … c’ è chi lavora duro per
poterseli permettere, chi fa sacrifici e rinunce, ma poi una volta raggiunto l’
obiettivo non se lo gusta come magari si gustava quell’ unico gelato della
giornata al mare, la sera, in passeggiata coi genitori! Perché? Cosa manca? Cosa si è perso? Il
senso.
Il senso è la direzione
che diamo alla freccia pronta a scoccare dal nostro arco. Ma, sappiamo dove
vogliamo andare? Siamo esseri pensanti, dotati della ragione, non dovremmo
accontentarci di andare trascinati dalla carovana, come i Tuareg del deserto
sahariano che non hanno alternativa se non quella di spostarsi in massa alla
ricerca di pascoli verdi per le loro bestie. Con questo, non intendo dire che la
loro sia una decisione spropositata, anzi. È la vita che chiama, che urla, che
incita a disfare le tende e a mettersi in marcia.
Io sono sicura che ognuno
di noi abbia sentito almeno una volta questo “richiamo alla rinascita”, quella
voglia di ricominciare, di lottare per qualcuno o qualcosa per cui ne valesse
la pena. Forse da adolescenti o ragazzi si è più coraggiosi, scaltri. Si osa di
più. O forse non si è ancora totalmente sprofondati nelle sabbie mobili del
tempo, che ci assorbe a tal punto da illuderci di non essere mai abbastanza per
fare quelle cose che vorremmo. Quante
volte, noi qui, ci sentiamo dire: “Se avessi tempo, farei anche io un’ esperienza
missionaria”, oppure “Gli impegni quotidiani sono talmente fitti che non ho proprio il tempo materiale per
pregare”. Il tempo. Il tempo che non c’
è , che non basta. Che non si cerca, in verità. Come il senso. Penso siano
correlati.
Vi capita mai di mettervi
alla finestra della vostra stanza o del vostro ufficio e guardare fuori,
osservare le macchine e i motorini passare, i ragazzini tornare da scuola, la
vicina di casa spingere la carrozzina col nuovo nato, i ciclisti sfrecciare?!
Che voi ci siate o no dietro quel vetro, non cambia nulla fuori, non cambia
nulla nel mondo. Vero o no? Ma se riusciste a farvi guardare dal mondo, a
vedervi come allo specchio riflessi nella vostra città come nella vostra
famiglia, scoprireste di avere un ruolo, un compito, una missione molto
importante che NESSUN ALTRO eccetto voi può portare a termine. Rieccolo: il
senso.
Se potessimo, oggi,
prenderci il tempo e chiederci come fosse la prima volta cosa siamo chiamati a
fare in questa vita, qual’ è il nostro posto nella storia, cos’ è che scalcia
nel nostro cuore come un bimbo nel ventre divenuto troppo piccolo per lui,
scopriremmo, con molto stupore, di dover pescare le nostre risposte in un lago
d’ amore! Abbiamo continuamente bisogno di amare e di essere amati. Siamo fatti
così! Siamo fatti di capelli mossi o lisci, di occhi chiari o scuri, di pelle
bianca o nera e siamo fatti tutti quanti di amore, ma un amore elargito a
maniche larghe, senza badare a sprechi, a tal punto che ne abbiamo nel cuore
che batte forte, negli occhi lucidi, nelle gambe tremolanti, nel peso che
avvertiamo sullo stomaco, nelle braccia che si aprono per stringere dolcemente,
nelle mani, … E, se ci pensate bene, ognuno di noi ama in
modo diverso, si prende tempi diversi, dirige le proprie attenzioni verso
soggetti diversi, caratteri diversi, passati ed esperienze diverse.
Guerre, morti ingiuste,
carestie, bugie, calunnie, gelosie, … che senso hanno?! Nessuno. E allora
perché esistono e sono così frequenti? Perché non c’ è amore. L’ amore dà un senso,
perché ci mette a rovescio, tira fuori ciò che è dentro senza timore di essere
giudicati o disprezzati.
Ritorniamo dunque ad
affacciarci alla nostra finestra e prendiamo in mano l’ arco. Adesso sappiamo cosa usare per tendere la
corda. Dobbiamo solo mirare, scegliere la direzione e il bersaglio. Qualsiasi
cosa accada dopo, avrà un senso e la nostra freccia caduta a terra indicherà la
direzione da seguire a qualche altro pellegrino sulla terra in cerca del suo
meaning of life.
Federica Maifredi
Comunità Missionaria Intervocazionale Cuori Grandi
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