Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 17 gennaio 2014

Le confessioni di Kalashnikov

Le confessioni di Kalashnikov
Mikhail Kalashnikov (Foto: Reuters)
La coscienza inquieta di Mikhail Kalashnikov. Per ciò che è stato fatto in tutto il mondo per mezzo della sua mitragliatrice? Questa domanda è stata spesso argomento di accanite discussioni, lungo tutta la vita del leggendario ingegnere. Dopo la sua scomparsa si è scoperto che circa sei mesi prima di morire egli aveva indirizzato al Patriarca Kirill una lettera di pentimento.
"Il dolore del mio animo è insopportabile"
Il documento, datato 7 aprile, consta di due pagine dattiloscritte ed è firmato dall'ingegnere di proprio pugno. In esso, Kalashnikov confida al capo della Chiesa Ortodossa Russa i propri turbamenti interiori e i propri dubbi sulla responsabilità per la morte delle persone uccise con la mitragliatrice da lui inventata. "Il dolore del mio animo è insopportabile, è sempre lo stesso dubbio che non riesco a risolvere: se la mia mitragliatrice ha tolto la vita a delle persone, significa che io, Mikhail Kalashnikov, di novantatre anni, figlio di una contadina, cristiano di fede ortodossa, sono colpevole della morte di queste persone, fossero pure dei nemici?", domanda Kalashnikov al Patriarca.  

Va notato il fatto che Kalashnikov nella sua lettera chiama la sua mitragliatrice AK-47 l'"arma portentosa" e "i nostri principali avversari, gli americani" li definisce "amici". "Siamo sempre stati al passo coi tempi, e in qualcosa abbiamo superato i nostri principali avversari, gli americani; eppure, sul piano umano eravamo amici, anche se servivamo sistemi sociali diversi, a quell'epoca inconciliabili tra loro", scrive l'inventore. E nella sua lettera, Kalashnikov esprime anche le proprie idee sui destini della Russia e dell'umanità"Aumenta, è vero, il numero delle chiese e dei monasteri nella nostra terra, eppure il male non diminuisce! Il bene e il male esistono, convivono fianco a fianco, sono in lotta tra loro e, cosa più terribile di tutte, si riconciliano nell'animo delle persone: ecco a quale conclusione sono giunto, ormai prossimo alla fine della mia esistenza terrena. È una sorta di perpetuum mobile, come quello che io desideravo tanto inventare negli anni della mia gioventù. Luce e tenebra, bene e male, sono dunque i due estremi di un tutto unico, incapaci di esistere l'uno senza dell'altro? Possibile che l'Altissimo abbia disposto che fosse così? E che l'uomo debba eternamente trascinare la sua misera esistenza in questa lotta?", si domanda l'ingegnere. 


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