Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 23 settembre 2015

Per noi è d'incomodo



XXV DOM. T.O.

     Ascoltando la Parola che Dio ci ha detta, riconosciamo tre voci: quella di Gesù, quella dei discepoli e quella dei nemici. Sono voci antiche, eppure sempre nuove.
     I nemici confabulano tra loro; vogliono tendere un’insidia, un agguato a u
na persona di cui non conosciamo né il nome né l’origine; sappiamo però che è uomo giusto, mite e paziente. Sono parole pronunciate molto tempo prima di Gesù, ma sono facilmente applicabili a Lui, come anche a tanti uomini e donne che in questi duemila anni sono stati fedeli al Vangelo e hanno pagato con la libertà e la vita la loro coerenza.
     Gesù è il Giusto per eccellenza, l’Agnello senza difetti e senza macchia;  con la Sua vita e la Sua parola ha messo in discussione abitudini, tradizioni, stili di vita, privilegi e, soprattutto, l’immagine di Dio. Egli è la Luce che rischiara le tenebre e, dove giunge il Signore, la tenebra non può coesistere; per si difende: “per noi è d'incomodo  e si oppone alle nostre azioni;  ci rimprovera le colpe contro la legge  e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta” (Sap 2,12).
     Il male vuole essere lasciato libero di agire, non accetta critiche. Gesù invece, Luce del mondo, addita il male e lo chiama per  nome. E’ Lui stesso che ha detto: “Il vostro parlare sia sì sì;  no no” (Mt 5,37). Cristo  non è certamente uno politicamente corretto, che cerca di nascondersi dietro le parole, Egli sa essere profondamente dolce, ma anche urticante; del resto nell’Apocalisse, quando, con immagini strane si descrive Gesù Cristo, si dice che: “Indossava una tunica lunga … i capelli della sua testa erano bianchi … i suoi occhi erano come fiamma ardente … dalla sua bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio” (Ap 1,13ss). La spada a doppio taglio è per l’appunto uno strumento estremamente tagliente, che può entrare in profondità nella carne dell’uomo, per risanarla, ma nel far questo, può essere molto dolorosa.  
     Gesù avrebbe potuto scegliere di stare zitto, di non dare fastidio ai suoi ascoltatori, forse sarebbe morto di morte naturale, ma avrebbe tradito la Verità e la volontà del Padre.
     Anche i discepoli sono stati pieni di paura e intimiditi, ma a un certo punto, nonostante fosse stato loro imposto di non parlare più di Gesù, con grande libertà e coraggio, dissero: “Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”  (At 4,19s). Questo è quanto siamo chiamati a rispondere anche noi a un mondo che non vuole essere messo in discussione e che cerca con tutti i mezzi di metterci a tacere, sia con la violenza che con la derisione e la menzogna.
     Mettiamo in conto quanto ci ha detto Gesù: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; … Ricordatevi della parola che io vi ho detto: … Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”  (Gv 15 18ss) e “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti guai a voi, quando tutti diranno bene di voi” (Lc 6,26).
     Abbiamo sentito anche la voce dei Discepoli: nemmeno loro fanno una gran figura. Invece di ascoltare Gesù, si preoccupano dei ruoli. Gesù parla di una strada lunga e faticosa che deve percorrere e che, inevitabilmente anche i suoi discepoli dovranno fare,  dove la sofferenza estrema regnerà sovrana, ma costoro vogliono solo il potere, non per servire, ma per dominare.
     Gesù non è un imbonitore, come i tanti politici che, da troppi anni, ci fanno credere cose mirabolanti, salvo lasciare tutto come prima, quando non peggio; Egli non nasconde cosa significa essere Suoi. Gesù propone la via del bello, del bene e del vero, ma sa che il brutto, il male e il falso, non Lo lasceranno agire facilmente. Gesù dice di essere venuto a portare la guerra, non la pace; una guerra senza sosta.
     Signore Gesù, aiutaci a far sì che la nostra stessa vita sia una parola che provoca. Non lasciare che diventiamo esperti di parole, alle quali manca la carne. Nessuno debba mai dire di noi: “Fate quello che vi dicono, ma non quello che fanno”. Aiutaci a provocare, non perché violenti, ma in quanto evangelici, uomini e donne che, come Te, non si piegano alle mode, a ciò che è più comodo e che amano appassionatamente Dio.

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