Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 26 settembre 2015

Una macina al collo?



XXVI DOM. T.O.

     Ancora una volta ascoltiamo da Gesù parole taglienti, che ci stupiscono per la loro forza. Tra l’altro sappiamo che esse sono prese alla lettera almeno da una parte dell’Islam,
dove normalmente vengono amputate le mani dei ladri -  un uomo che ne ha accecato un altro, è stato condannato a sua volta ad essere accecato chirurgicamente; a breve in Arabia Saudita una ragazza accusata di terrorismo sarà decapitata e il corpo esposto -.
     Gesù vuole questo? E’ questo il Dio misericordioso di cui tanto si parla?
     Lasciamo risuonare le parole di Gesù che ci tranquillizzano definitivamente: “Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta è viva”.
     Cosa vuole dirci allora nostro Signore? Cos’è questo scandalo che tanto lo preoccupa?
     Etimologicamente scandalo deriva dal greco skandalon trapppola, inciampo e indica tutto ciò che può far cadere e già nell'A.T. assume il senso morale del porre insidie per far cadere spiritualmente e moralmente gli altri. Alcuni nostri comportamenti infatti hanno la capacità di far cadere gli altri, di allontanarli dalla fede.
    Gesù sta pensando in modo particolare ai “piccoli che credono”, a coloro che hanno fede, ma sono, per varie ragioni, fragili; se hanno davanti un esempio edificante, crescono e si consolidano nella fede, ma che, altrimenti si perdono.
     Qualcuno potrà dire: “Se sono fragili nella fede, il problema è loro”. In realtà, se fossimo ognuno per sé, il problema non si porrebbe, ma una comunità se vuole essere cristiana e, quindi, umanizzata, non può essere caratterizzata dall’individualismo – i miei diritti, il mio piacere, la mia volontà, i fatti miei ecc … -. In una società individualista c’è indifferenza per gli altri, ma in dove ci sono dei cristiani, ognuno è strettamente legato all’altro; ognuno è responsabile dell’altro. Noi non possiamo permetterci il lusso di dire: “Sono forse il custode di mio fratello?”.
     Il Signore Gesù, forse a mo’ di esempio, indica solo tre parti del corpo con le quali si può scandalizzare; proviamo a guardarci dentro:
-          La mano
-          Il piede
-          L’occhio
     Proviamo a pensare alla mano di un maschio (non un uomo) che picchi la propria moglie o i  propri figli; una mano che, invece di accarezzare e accompagnare, è usata per ferire.
     La mano può essere usata per rubare; per togliere il giusto salario ai propri dipendenti o per mantenerli nella precarietà; per non pagare i propri debiti, pur potendo. Una mano può chiudersi a pugno, invece di aprirsi all’aiuto.
     L’occhio è lo specchio dell’anima, per cui può comunicare amore, ma anche odio profondo, disprezzo, tant’è che si può facilmente mentire con le lingua, ma molto più difficilmente con gli occhi. Con l’occhio possiamo guardare gli altri, per scoprirne il punto debole e poi ferirli; l’occhio può farci considerare l’altro come una cosa da possedere.
     Il piede può portarmi fuori strada. Scriveva nel 1975 Eugene Ionesco: “La Chiesa non vuole perdere la sua clientela, anzi vuol guadagnarne di nuova. Ciò produce una specie di “mondanizzazione” davvero deplorevole. Il mondo corre verso la perdizione, e la Chiesa corre a perdersi nel mondo … Invece di tutto questo, noi abbiamo bisogno d’una roccia, salda. Non ci si può porre al servizio di questo mondo con una banale condiscendenza. Esso non ha bisogno di gratifiche e rassicurazioni, ma di cambiamento: della proposta radicale del Vangelo”. Più uno sta davanti, nel senso che ha una responsabilità verso altri, più è facile che il suo andare per strade sbagliate, disorienti e una sua caduta, rischierà di far cadere tutti coloro che lo seguono, rovesciandosi uno sopra l’altro.
     C’è anche un altro “scandalo” che emerge: l’esclusione di chi non corrisponde a certi schemi. Abbiamo sentito dire a Mosè: «Mosè, mio signore, impediscili!» nei confronti di coloro che non avevano ricevuto un mandato di profetizzare;  e: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Vediamo che Dio sa andare anche al di là. Dio sa servirsi di tutti coloro che sono disponibili. Dobbiamo stare attenti a non legare le mani  a Dio.  
     Ecco allora le parole paradossali di Gesù; per assurdo sarebbe meglio essere ciechi o monchi o addirittura morire, piuttosto che dover rispondere della responsabilità di avere provocato la morte spirituale di qualcun altro.
     Signore aiutaci, nonostante la nostra fragilità, a non essere di scandalo a nessuno.

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