XXVI DOM. T.O.
Ancora una volta ascoltiamo da Gesù parole taglienti, che ci stupiscono
per la loro forza. Tra l’altro sappiamo che esse sono prese alla lettera almeno
da una parte dell’Islam,
dove normalmente vengono amputate le mani dei ladri - un uomo che ne ha accecato un altro, è stato
condannato a sua volta ad essere accecato chirurgicamente; a breve in Arabia
Saudita una ragazza accusata di terrorismo sarà decapitata e il corpo esposto
-.
Gesù vuole questo? E’ questo il Dio misericordioso di cui tanto si
parla?
Lasciamo risuonare le parole di Gesù che ci tranquillizzano
definitivamente: “Io non voglio la morte
del peccatore, ma che si converta è viva”.
Cosa vuole dirci allora nostro Signore? Cos’è questo scandalo che tanto
lo preoccupa?
Etimologicamente scandalo
deriva dal greco skandalon trapppola,
inciampo e indica tutto ciò che può far cadere e già
nell'A.T. assume il senso morale del porre insidie per far cadere
spiritualmente e moralmente gli altri. Alcuni nostri comportamenti
infatti hanno la capacità di far cadere gli altri, di allontanarli dalla fede.
Gesù sta pensando in modo
particolare ai “piccoli che credono”,
a coloro che hanno fede, ma sono, per varie ragioni, fragili; se hanno davanti
un esempio edificante, crescono e si consolidano nella fede, ma che, altrimenti
si perdono.
Qualcuno potrà dire: “Se sono fragili nella fede, il problema è loro”.
In realtà, se fossimo ognuno per sé, il problema non si porrebbe, ma una
comunità se vuole essere cristiana e, quindi, umanizzata, non può essere
caratterizzata dall’individualismo – i miei diritti, il mio piacere, la mia
volontà, i fatti miei ecc … -. In una società individualista c’è indifferenza
per gli altri, ma in dove ci sono dei cristiani, ognuno è strettamente legato
all’altro; ognuno è responsabile dell’altro. Noi non possiamo permetterci il
lusso di dire: “Sono forse il custode di
mio fratello?”.
Il Signore Gesù, forse a mo’ di esempio, indica solo tre parti del corpo
con le quali si può scandalizzare; proviamo a guardarci dentro:
-
La
mano
-
Il
piede
-
L’occhio
Proviamo a pensare alla mano
di un maschio (non un uomo) che picchi la propria moglie o i propri figli; una mano che, invece di
accarezzare e accompagnare, è usata per ferire.
La mano può essere usata per
rubare; per togliere il giusto salario ai propri dipendenti o per mantenerli
nella precarietà; per non pagare i propri debiti, pur potendo. Una mano può
chiudersi a pugno, invece di aprirsi all’aiuto.
L’occhio è lo specchio
dell’anima, per cui può comunicare amore, ma anche odio profondo, disprezzo,
tant’è che si può facilmente mentire con le lingua, ma molto più difficilmente
con gli occhi. Con l’occhio possiamo guardare gli altri, per scoprirne il punto
debole e poi ferirli; l’occhio può farci considerare l’altro come una cosa da
possedere.
Il piede può portarmi fuori
strada. Scriveva nel 1975 Eugene Ionesco: “La
Chiesa non vuole perdere la sua clientela, anzi vuol guadagnarne di nuova. Ciò
produce una specie di “mondanizzazione” davvero deplorevole. Il mondo corre
verso la perdizione, e la Chiesa corre a perdersi nel mondo … Invece di tutto
questo, noi abbiamo bisogno d’una roccia, salda. Non ci si può porre al
servizio di questo mondo con una banale condiscendenza. Esso non ha bisogno di
gratifiche e rassicurazioni, ma di cambiamento: della proposta radicale del
Vangelo”. Più uno sta davanti, nel senso che ha una responsabilità verso
altri, più è facile che il suo andare per strade sbagliate, disorienti e una
sua caduta, rischierà di far cadere tutti coloro che lo seguono, rovesciandosi
uno sopra l’altro.
C’è anche un altro “scandalo” che emerge: l’esclusione di chi non
corrisponde a certi schemi. Abbiamo sentito dire a Mosè: «Mosè, mio signore, impediscili!» nei confronti di coloro che non
avevano ricevuto un mandato di profetizzare;
e: «Maestro, abbiamo visto uno che
scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Vediamo che Dio sa andare anche al di là. Dio sa servirsi di tutti coloro che
sono disponibili. Dobbiamo stare attenti a non legare le mani a Dio.
Ecco allora le parole paradossali di Gesù; per assurdo sarebbe meglio
essere ciechi o monchi o addirittura morire, piuttosto che dover rispondere
della responsabilità di avere provocato la morte spirituale di qualcun altro.
Signore aiutaci, nonostante la nostra fragilità, a non essere di
scandalo a nessuno.
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