Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 10 ottobre 2015

Va', vendi, vieni



XXVIII DOM. T.O.

     Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17). Questa è la domanda che ogni pastore vorrebbe sentirsi fare.
Chi chiede una cosa del genere, infatti,  ha dentro di sé un desiderio prezioso; non sa accontentarsi; non ha uno sguardo centrato solo sul presente; sa che la vita è eterna, non destinata a una scomparsa nel nulla, a un salto in un buco nero. Un desiderio come questo può diventare il motore di un’esistenza completamente nuova, fin da subito, perché non dimentichiamo la vita eterna si costruisce già qui e adesso.
     Il vero problema per un pastore, non sono coloro che sono pieni di desiderio, ma quelli senza passione, nei quali Dio non riesce più ad accendere una scintilla di stupore.
     Pensate cosa è stato capace di generare in Francesco di Assisi, il desiderio della vita piena. Un giovane partito da un piccolo centro dell’Umbria, è diventato una luce sfolgorante, capace di illuminare il suo tempo e il cui riflesso continua a raggiungerci ancora oggi.
     Oggi il Signore mi chiede: “Tu hai desiderio di vita eterna?”
     Come faccio a capire se sto desiderando? Il giovane di cui stiamo parlando, corre e si getta ai piedi di Gesù e domanda; egli agisce, fa delle cose, chiede. Quando il desiderio è autentico e non solo speculazione mentale, porta sempre a muoversi, agire.
     Io sto agendo? Cosa sto facendo?
     Tornando al nostro amico, riconosciamo che è anche un uomo per bene, perché la sua esistenza è improntata sul rispetto degli altri. Egli da quanto ci risulta, cerca di vivere le relazioni in maniera giusta. Per vivere in questo modo, però, sostanzialmente non serve la fede. E’ indubbio che chi ha una relazione con Dio può vivere in maniera più piena i Comandamenti legati al rapporto con il prossimo, ma è altrettanto indubbio che, atei, agnostici e credenti in altre divinità, possono vivere gli stessi atteggiamenti con intensità.
    Quest’uomo sente che il proprio atteggiamento, in realtà, non gli basta. Grazie a questa consapevolezza, Gesù può proporre il di più: “Seguimi!”.
     Il Signore chiede al giovane di fidarsi, di percorrere la stessa strada, di fare le stesse cose, di imparare a pensare come pensa Lui.
     Ecco allora che emerge la grande novità, ciò che rende i Cristiani diversi e unici; non persone per bene, ma imitatori di Cristo.
     Cristo Gesù è la via per la vita eterna; certamente una vita che raggiungerà il suo zenit, dopo la morte, quando vedremo Dio faccia a faccia, ma che già oggi è piena, sana, bella, compiuta. Gesù ci vuole così già adesso.
     Inconsapevolmente la vita dei Santi ci affascina, proprio perché loro esistenza, non priva di fatiche, profuma di pienezza e di bellezza.
     Quando seguiamo Cristo non ci accontentiamo più di non uccidere, abbiamo bisogno di donare la nostra  vita, fino anche a morire; non solo non rubiamo, ma ci è urgente arricchire gli altri; non diciamo il falso, ma diciamo bene, diciamo la verità, anche quando per noi ha un costo; non tradiamo, ma abbiamo l’esigenza di una fedeltà radicale, anche nella prova.
     Seguire Cristo Gesù, però, ha una precondizione: la libertà. Sappiamo che, chi partecipa alla maratona porta con sé esclusivamente ciò che è indispensabile, altrimenti sarebbe rallentato dalla pesantezza; così Gesù ci chiede di saper discernere nella nostra esistenza cosa può rallentare o addirittura fermare il nostro cammino: persone – “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10,37) -; cose – “Non potete servire Dio e mammona” -; progetti personali formulati senza richiedere al Signore – “Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra» (Mc 10,35-37) -; eccessivo amore per se stessi (philautia); il peccato; troppe sicurezze ecc …
    Spirito Santo manda a noi dal cielo un raggio della Tua luce, perché riconosciamo quali ricchezze ci bloccando e spengono il nostro desiderio, facendoci vivere apparentemente più ricchi, ma certamente più tristi.

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