XXIX DOM. T.O.
“A queste parole egli si fece
scuro in volto e se ne andò rattristato” (Mc 10,22). Questa è la conclusione dell’incontro di
Gesù con un uomo ricco. E’ questa la conclusione dell’incontro tra un uomo
desideroso di vita, ma non sufficientemente libero per fare quanto necessario
per accoglierla. Oggi Gesù riceve
un’altra domanda:
“Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti
chiediamo” (10,35). Il Signore ha appena annunciato ai suoi che “sarà consegnato ai capi dei sacerdoti …; lo
condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli
sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno” (10,33); ci
aspetteremmo una qualche domanda di chiarimento, un segno di compassione,
forse anche paura, invece questi due fratelli sono solo capaci di domandare
posti di potere. Ebbene sì, stare alla destra e alla sinistra non è altro che
la richiesta formale dei primi posti in un futuro governo. Oggi richiederebbero
la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni.
Da questa domanda possiamo dire che i
nostri due discepoli, oltre che dotati di scarsa umanità, sono seriamente
autocentrati; vedonoiIn Gesù lo strumento per realizzare il proprio desiderio
di emergere e di potere. La loro preghiera del “Padre nostro” deve subire delle
modifiche: “Venga il nostro regno e Tu fa la nostra volontà …”.
Gli altri
Apostoli si indignano, ma non Gesù che, al contrario continua il suo lavoro
pedagogico e li aiuta lentamente a cambiare il cuore. Egli sa che è inutile
sgridarli, non ne caverebbe nulla di buono. L’amore è paziente, benevolo, non
si adira, tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta dice san Paolo. La carità
cura, non ferisce.
Non è la
prima volta che questi due fratelli fanno una magra figura; una volta hanno
chiesto a Gesù di “fulminare” alcune persone a loro non gradite; hanno mandato
avanti la mamma per chiedere a Gesù il potere; eppure alla fine Giacomo darà la
vita per il Signore e Giovanni si vedrà affidare la Vergine Maria. Giovanni
quando parla di sé, si definisce il discepolo amato, prediletto. Giacomo e
Giovanni, insieme a Pietro avranno anche il privilegio di assistere alla
Trasfigurazione.
Gli altri
apostoli, come abbiamo già detto, si sono indignati, forse perché avendo lo
stesso desiderio, si sono visti superare dai due fratelli più scaltri. Non c’è
che dire: Gesù ha proprio scelto il meglio.
Ci consola
tutto questo, perché non c’è dubbio che anche noi abbiamo bisogno di crescere,
di maturare nella fede e sappiamo che Dio ce ne concede il tempo e ci
accompagna, se ci lasciamo accompagnare.
I discepoli
sono convinti che Gesù instaurerà un regno come tutti gli altri, con un Re, dei
Ministri, dei sudditi; un trono, una corona ecc … Certamente Gesù sarà Re, avrà
un trono e una corona, ma molto diversi da quelli attesi. La croce e il casco di
spine saranno l’incoronazione di un Re che propone come unica logica quella del
servire fino al sacrificio.
Proprio
Giovanni dirà nella sua prima lettera: “Chi
dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1Gv
2,6); questo significa che, anche se non subito, ha compreso la logica di Gesù.
Il regno di Dio, è caratterizzato non dal servirsi degli altri, a partire da
Dio stesso, ma dal servire, perché il Signore “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la vita in
riscatto per molti” (Mc 10,45).
Ci sono
alcuni segni che ci dicono se siamo nella logica del servizio:
-
Disponibilità;
-
Perseveranza,
anche quando non c’è soddisfazione, si è stanchi, non ringraziati;
-
Ascolto, per
comprendere di cosa ha realmente bisogno l’altro e non per realizzare se
stessi, offrendo ciò di cui l’altro non sa che farsene;
-
Assenza di
permalosità, quando si deve agire senza il riconoscimento altrui o addirittura
il biasimo.
bene.
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