IV DOM. T.O.
“Lo Spirito del Signore … mi ha
mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai poveri la
liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18ss);
a questa affermazione rivoluzionaria Gesù aggiunge la consapevolezza che la sua
gente, in gran parte, non sarà disponibile ad accoglierLo a lasciarsi risanare
da Lui.
“Tutti nella sinagoga si
riempirono di sdegno” (4,28); i suoi ascoltatori si sono sentiti offesi,
perché sanno di appartenere al popolo eletto, ma in realtà, con il loro
comportamento hanno pienamente confermato quanto Gesù ha appena detto; infatti hanno
deciso di portarlo fuori città e ucciderlo.
Siamo agli inizi della vita pubblica di Gesù, ma già deve assaggiare ciò
che lo attende.
Sono duemila anni che una parte dell’umanità si impegna in tutti i modi
per portare Cristo, luce del mondo, fuori dalla città per ucciderlo, però Gesù,
vero uomo e vero Dio, sempre è passato “in
mezzo a loro”.
Perché tanto odio verso Gesù?
Proprio perché vuole strappare l’uomo dalla cecità, dall’oppressione,
dalla schiavitù per le forze del male si oppongono con tutti i mezzi a
disposizione.
“Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati”
(Salmo 124,7). L’umanità, grazie a Gesù non è più prigioniera; noi siamo
liberi. Il maligno però costantemente ci vuole riattirare verso la gabbia.
Pensateci bene: se fossimo ancora suoi, non avrebbe bisogno di tentarci al
male, semplicemente ci ordinerebbe di fare quello che vuole e noi obbediremmo.
Egli fa con noi, come noi facciamo con le trappole per topi: mettiamo dentro
qualcosa che faccia avvicinare, prima di colpire.
Proprio per questo Dio continua a
mandare profeti, uomini e donne che ci mettano in guardia, ci aiutano a stare
lontano dalle trappole allettanti.
Chi sono i profeti? Quali segni ci permettono di riconoscerli?
Innanzitutto il profeta non si autoproclama tale, è solo Dio che sceglie
alcuni e li manda: “Io ti ho stabilito
profeta” (Ger 1,5). Essi forse nemmeno sanno di essere tanto importanti;
semplicemente sentono di avere una parola che li invade e che non possono
tacere: “nel mio cuore c’era come un
fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non
potevo” (Ger 20,9).
I profeti non sono da ricercare necessariamente tra le persone
eccezionali; spesso Dio ha chiamato a questo ruolo persone inadeguate, almeno
secondo il metro umano – lo stesso Geremia riconosce di essere troppo giovane,
per un ruolo così importante -.
Non sono nemmeno supereroi, senza nessuna paura. Eccome se hanno paura -
del resto Gesù stesso ha sudato sangue nell’attesa della passione -. Geremia, a
un certo punto, avrebbe voluto gettare la spugna, proprio perché le fatiche, le
offese e i rischi stavano diventando troppo opprimenti.
Dio non promette loro sicurezza e incolumità: anzi. Ascoltiamo le parole
di Dio: “Non avere paura di fronte a
loro, perché io sono con te” (Ger 4,7). Papa Benedetto XVI già all’inizio
del suo ministero disse: “Pregate per
me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi” (Omelia per l’assunzione del Ministero Petrino, 24 aprile
2005). La paura li fa tremare e piangere i profeti, ma non riesce a bloccarli.
Ciò che è fondamentale, affinché uno possa essere davvero profeta, è che
dica le parole di Dio: “Tu andrai … e
dirai tutto quello che ti ordinerò” (4,6). Il profeta non dice ciò che il
popolo vuole sentirsi dire; non si preoccupa del politicamente corretto. Dio
stesso ha detto a Geremia: “Io metto le
mie parole sulla tua bocca … per sradicare e demolire, per distruggere e
abbattere, per edificare e piantare” (Ger 4,10). Il profeta è come il
medico, non può nascondere la natura del male al proprio paziente; il suo scopo
non è consolare, illudendo, ma curare e guarire. Ci possono essere parole che
fanno male, all’inizio, ma che sono necessarie, per ricostruire.
Nella stessa omelia per l’inizio del suo
ministero, papa Benedetto ha detto: “Il
mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non
perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa,
della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché
sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.
Non dimentichiamo che, tutti noi battezzati siamo popolo profetico.
Oltre ad alcuni specificamente chiamati, Dio affida a tutta la Chiesa il
compito di ascoltare e dire la Parola di Dio.
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