XVI DOM. T.O.
“Una donna, di nome Marta, lo
ospitò” (Lc 10,38); “(Abramo) appena
li vide, corse loro incontro … dicendo: “Mio Signore … non passare oltre senza
fermarti dal tuo servo” (Gen 18,3). Dio passa continuamente e bussa alle
porte del cuore di ciascuno di noi; non è selettivo – non ci sono alcuni
privilegiati, mentre la stragrande maggioranza sarebbe abbandonata a se stessa
-; non è elitario – non va a cercare le persone in luoghi speciali -, ci
raggiunge dove siamo: in casa nostra, lungo la strada …
A ogni Suo figlio, Dio
Padre dice: “Ecco: sto alla porta e
busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
Allora perché alcuni hanno fede e altri no?
Intanto chiariamoci un istante su cosa intendere per fede. Non è
certamente una pura consapevolezza dell’esistenza di Dio - anche il Diavolo sa
bene che Dio esiste – e, nemmeno la semplice pratica della religione – il Diavolo
non ha paura della religione, se è disincarnata, teorica, puramente razionale;
se rimane chiusa dentro le porte della chiesa - ma una fiducia nei Suoi
confronti, che nasce dalla relazione con Lui e che spinge a cerare di incarnare
nell’esistenza la Sua parola di salvezza.
Detto questo, torniamo alla domanda di prima: Perché alcuni hanno fede e
altri no?
Innanzitutto credo che non tutto può essere matematicamente spiegato, ma
penso che alcune cause siano riscontrabili:
-
Molti,
semplicemente, non sentono bussare. Quando si è troppo immersi nel rumore di
una vita frenetica, diventa difficile riconoscere la presenza di Dio. Il
silenzio è collaboratore prezioso della nostra salvezza: “ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”
(Os 2,16), sono le parole di Dio al Suo popolo paragonato a una sposa infedele.
Scrive Madeleine Delbrel: “Quando ci si
ama, si vuol stare insieme … Quando ci si ama, si vuole ascoltare l’altro,
solo. … Bisogna imparare a essere soli ogni volta che la vita ci riserva una
pausa. E la vita è piena di pause, che noi possiamo scoprire o sprecare” (La gioia di credere, 101). Bisogna desiderare fermarsi nel deserto
e allora lo si troverà; il Signore cerca il nostro desiderio.
-
C’è
anche chi, pur sentendo bussare, non intende aprire, sapendo che Dio trasforma
la realtà in cui entra. Ogni volta che Dio riesce a entrare nella nostra
intimità, infatti, inevitabilmente qualcosa muore, per rinascere trasformato e
diventa pressoché impossibile continuare a vivere come prima. Tutto questo è
straordinariamente bello, ma non semplice, perché la realtà che circonda non
sempre comprende e dà la possibilità di vivere in maniera diversa. Vivere come
il mondo, è triste, ma indubbiamente più semplice. E’ per questo che la gioia
sta diventando merce rara. C’è molto divertimento a disposizione, ma non gioia,
perché essa non è frutto di una situazione esteriore, ma di uno stato
interiore.
Come bussa Dio alla mia porta?
-
con
la Sua Parola letta e ascoltata. Essa è come una freccia che raggiunge il
bersaglio e penetra in profondità. Dobbiamo tornare alla Parola di Dio
consegnataci attraverso la Sacra Scrittura; non importa se non siamo preparati:
incominciamo e facciamolo insieme;
-
con
le esperienze belle, ma non solo, della vita. Ci sono situazioni che ci rendono
particolarmente aperti e, quindi, più facilmente raggiungibili;
-
con
l’incontro di persone capaci di parlare al nostro cuore;
-
con
la condivisione della povertà: da sempre Dio ha prediletto i poveri. Tanti
Santi sono diventati tali a partire dall’incontro con i poveri e la
condivisione dei loro pesi.
Signore, fermati alla mia porta; bussa! Sono più simile a Marta che a
Maria; corro per le strade di un’esistenza frenetica e rumorosa, ma ho bisogno
di Te, della Tua bellezza. Conducimi Tu nel deserto e parla al mio cuore.
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