Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 16 luglio 2016

Parla al mio cuore



XVI DOM. T.O.

     Una donna, di nome Marta, lo ospitò” (Lc 10,38); “(Abramo) appena li vide, corse loro incontro … dicendo: “Mio Signore … non passare oltre senza fermarti dal tuo servo” (Gen 18,3). Dio passa continuamente e bussa alle porte del cuore di ciascuno di noi; non è selettivo – non ci sono alcuni privilegiati, mentre la stragrande maggioranza sarebbe abbandonata a se stessa -; non è elitario – non va a cercare le persone in luoghi speciali -, ci raggiunge dove siamo: in casa nostra, lungo la strada …
A ogni Suo figlio, Dio Padre dice: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
     Allora perché alcuni hanno fede e altri no?
     Intanto chiariamoci un istante su cosa intendere per fede. Non è certamente una pura consapevolezza dell’esistenza di Dio - anche il Diavolo sa bene che Dio esiste – e, nemmeno la semplice pratica della religione – il Diavolo non ha paura della religione, se è disincarnata, teorica, puramente razionale; se rimane chiusa dentro le porte della chiesa - ma una fiducia nei Suoi confronti, che nasce dalla relazione con Lui e che spinge a cerare di incarnare nell’esistenza la Sua parola di salvezza.
     Detto questo, torniamo alla domanda di prima: Perché alcuni hanno fede e altri no?
     Innanzitutto credo che non tutto può essere matematicamente spiegato, ma penso che alcune cause siano riscontrabili:
-          Molti, semplicemente, non sentono bussare. Quando si è troppo immersi nel rumore di una vita frenetica, diventa difficile riconoscere la presenza di Dio. Il silenzio è collaboratore prezioso della nostra salvezza: “ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2,16), sono le parole di Dio al Suo popolo paragonato a una sposa infedele. Scrive Madeleine Delbrel: “Quando ci si ama, si vuol stare insieme … Quando ci si ama, si vuole ascoltare l’altro, solo. … Bisogna imparare a essere soli ogni volta che la vita ci riserva una pausa. E la vita è piena di pause, che noi possiamo scoprire o sprecare” (La gioia di credere, 101). Bisogna desiderare fermarsi nel deserto e allora lo si troverà; il Signore cerca il nostro desiderio.
-          C’è anche chi, pur sentendo bussare, non intende aprire, sapendo che Dio trasforma la realtà in cui entra. Ogni volta che Dio riesce a entrare nella nostra intimità, infatti, inevitabilmente qualcosa muore, per rinascere trasformato e diventa pressoché impossibile continuare a vivere come prima. Tutto questo è straordinariamente bello, ma non semplice, perché la realtà che circonda non sempre comprende e dà la possibilità di vivere in maniera diversa. Vivere come il mondo, è triste, ma indubbiamente più semplice. E’ per questo che la gioia sta diventando merce rara. C’è molto divertimento a disposizione, ma non gioia, perché essa non è frutto di una situazione esteriore, ma di uno stato interiore.

     Come bussa Dio alla mia porta?
-          con la Sua Parola letta e ascoltata. Essa è come una freccia che raggiunge il bersaglio e penetra in profondità. Dobbiamo tornare alla Parola di Dio consegnataci attraverso la Sacra Scrittura; non importa se non siamo preparati: incominciamo e facciamolo insieme;
-          con le esperienze belle, ma non solo, della vita. Ci sono situazioni che ci rendono particolarmente aperti e, quindi, più facilmente raggiungibili;
-          con l’incontro di persone capaci di parlare al nostro cuore;
-          con la condivisione della povertà: da sempre Dio ha prediletto i poveri. Tanti Santi sono diventati tali a partire dall’incontro con i poveri e la condivisione dei loro pesi.

     Signore, fermati alla mia porta; bussa! Sono più simile a Marta che a Maria; corro per le strade di un’esistenza frenetica e rumorosa, ma ho bisogno di Te, della Tua bellezza. Conducimi Tu nel deserto e parla al mio cuore.


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