Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 30 luglio 2016

Questa sera dovrai andartene



XVIII DOM. T.O.

     Quando si parla di denaro e ricchezza, si rischia facilmente di fare discorsi manichei che, li condannano in maniera superficiale e indiscriminata. Certo, Gesù stesso ci ha messi in guardia, perché ha detto: “Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze,
entrare nel Regno di Dio! … E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio!” (Mc 10,25s), però stiamo attenti, perché non ha detto che è impossibile, ma “difficile”. Del resto non è sufficiente essere poveri per entrare nel Regno di Dio.
     Perché Gesù parla della ricchezza come ostacolo alla redenzione?
Perché i beni materiali portano con sé  il rischio di diventare fine invece di essere un mezzo per vivere e aiutare a vivere dignitosamente. Più cose si possiedono e più il rischio cresce e, porta con sé la paura dell’altro, da cui difendersi. Lo aveva capito molto bene san Francesco, nato e cresciuto in un tempo in cui il denaro stava diventando il nuovo strumento di potere. Egli aveva compreso, agli albori della società “economica”, quale demone può diventare il denaro, per questo decise di starne alla larga in maniera assoluta.
    In realtà il denaro e i beni materiali sono strumenti e il loro valore morale lo dà il modo in cui se ne fa uso. Del resto un coltello è uno strumento buono o cattivo? Se mi serve per tagliare le corde e liberare un prigioniero, è ottimo, ma se mi serve per tagliare la gola a un povero prete mentre celebra l’Eucaristia è un’arma del demonio. Il denaro, del quale Gesù stesso faceva uso, può essere strumento di vita per tanti, come arma diabolica.
     Il vero problema del denaro è che ha a che fare con il I° Comandamento: “Non avrai altro dio al fuori di me”; esso può occupare il cuore dell’uomo e infestarlo come fa la gramigna in un prato. Alla lunga la parte buona viene soffocata dalla bramosia di possesso, dall’avarizia, la mancanza di etica ecc … e muore. Dove il cuore è occupato, Dio non ha spazio “perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).
    Gesù però fa emergere un altro problema, a partire dalle parole dell’uomo ricco. Quale? Il fatto che egli sia convinto di poter disporre liberamente del suo tempo, di essere signore della sua vita. Forse crede che, grazie al suo denaro potrà decidere della sua esistenza. In realtà come scrive il Salmista: “Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. L’uomo non può riscattare se stesso né pagare a Dio il proprio prezzo. … Vedrai infatti morire i sapienti; periranno insieme lo stolto e l’insensato e lasceranno ad altri le loro ricchezze. Il sepolcro sarà loro eterna dimora … Come pecore sono destinati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro” (Salmo 48,7ss). La ricchezza rischia di far perdere il senso della propria limitatezza. Il Salmista scrive ancora: “L’uomo nella prosperità non comprende”.
     L’incontro con Dio genera verità, perché ci fa conoscere la realtà per quello che è, non per quello che pensiamo che sia e ci insegna a relativizzare ciò che è relativo. Spendere la vita per ciò che è relativo, è come passare l’esistenza a riempire d’acqua una vasca bucata e illuderci di essere padroni di noi stessi, ci fa solo perdere tempo prezioso. Con il Salmista Ti diciamo Signore: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”.

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