PENTECOSTE
“Come il Padre ha mandato me,
anche io mando voi” (Gv 10,12); con questo mandato Gesù fa iniziare una
nuova storia; con Lui, noi diventiamo protagonisti del progetto divino di
salvezza.
“Come infatti il corpo è uno solo e ha molte
membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo,
così anche il Cristo”(1Cor 12,12): la Chiesa è Cristo nella storia. La
Chiesa è il Corpo di cui Cristo è il capo e noi le membra, ed è lo “strumento”
di cui Dio si serve per continuare ad agire in ogni tempo.
Ci scrive l’apostolo Giovanni che “vedendo
che (Gesù) era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei
soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua”(Gv
19,33); come Dio creò la donna dalla costola di Adamo, così la Chiesa
(rappresentata dal sangue e dall’acqua, simboli del Battesimo e
dell’Eucaristia) nasce dal costato trafitto di Cristo.
“La terra era informe e deserta e
le tenebre ricoprivano l’abisso” (Gen 1,2): per gli ebrei le astrazioni non
avevano senso; il loro modo di pensare era sempre estremamente concreto; per
questo l’autore biblico, invece di usare il concetto filosofico del nulla prima
dell’intervento divino, si serve di immagini prese dalla realtà. Subito dopo poi
afferma: “Lo Spirito di Dio aleggiava
sulle acque” (1,2), e passo dopo passo, dal caos si passa al cosmo, dal
vuoto si passa all’ordine.
“Allora il Signore Dio plasmò
l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo
divenne un essere vivente” (Gen 2,7). Ancora una volta ci viene detto che,
laddove manca la vita, con l’intervento divino tutto cambia e fiorisce.
Viviamo nel tempo della tecnologia; volendo,
quasi tutto si può fare con un computer a portata di mano o con gli
elettrodomestici giusti; eppure, se manca l’elettricità, tutto si ferma. Anche
il computer di ultima generazione o l’elettrodomestico superaccessoriato sono
inutili, se non c’è una fonte di energia che li rende operativi.
Oggi assistiamo al momento in cui, come da una sorgente, scaturisce il
dono dello Spirito, capace di dare vita a tutto ciò che raggiunge. Lo Spirito
Santo infatti “è Signore e da’ la vita” (dal
Simbolo Niceno-Costantinopolitano). Il
profeta Ezechiele, attraverso la visione del rivolo d’acqua che sgorga dal
tempio di Gerusalemme e che cresce progressivamente, fino a diventare un fiume
navigabile, afferma: “queste acque … entrano
nel mare: sfociate nel mare ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si
muove dovunque arriva il torrente, vivrà: ilo pesce vi sarà abbondantissimo,
perché dove giungono le acque risanano, e là dove giungerà il torrente tutto
rivivrà” (Ez 47,8ss). Quest’acqua, sgorgata dal costato di Cristo, è lo
Spirito Santo donato alla Chiesa, affinché possa compiere ciò che Gesù le ha
chiesto. La Chiesa vive e opera grazie allo Spirito Santo. I Sacramenti
sono i canali privilegiati, voluti da Dio stesso, attraverso i quali la potenza
dello Spirito ci raggiunge e ci sostiene, facendo di noi dei viventi.
Cosa chiede Dio alla Chiesa?
“Parlare in altre lingue”,
affinché ciascuno senta raccontare delle
grandi opere di Dio. Il Signore ci ricorda che il Vangelo non è un messaggio
tra i tanti, destinato a un popolo particolare, bensì la parola che Dio vuole
dire a ogni uomo. A noi chiede di essere la Sua bocca. Egli sa che l’uomo,
seppur spesso inconsapevolmente, attende questo messaggio di bellezza e verità.
Il mondo non vuole le nostre parole, ma la Sua parola.
“A ciascuno è data una
manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,7).
Ognuno di noi è un membro prezioso all’interno del Corpo di Cristo che è la
Chiesa. Questo non significa che tutti debbano fare tutto, ma che ognuno deve
riconoscere il ministero che Dio gli ha affidato nello Spirito a favore della
comunità intera. I doni dello Spirito non sono primariamente per noi stessi, ma
attraverso di noi, per la realtà che ci circonda. I Santi sono testimoni di
questi doni lasciati fruttificare per tutti e non trattenuti per sé.
“A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno
perdonati” (Gv 20,23). La Chiesa è mandata per essere dispensatrice di
misericordia. E’ chiamata innanzitutto a riconoscere che il peccato è un male
che, ha bisogno di essere curato e guarito e non banalizzato o, ancor peggio
autorizzato. La Chiesa è portatrice di vita e, ovunque trova un desiderio di
riscatto, di nuova vita, ha il dovere di soccorrerlo e accompagnarlo. Lo Spirito
Santo quando abita nel cuore di una persona che, Lo lascia agire, fa
germogliare frutti di amore e, il perdono ne è una delle manifestazione più
alte, in quanto legato all’amore ferito: “Il
frutto dello Spirito … è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22), al contrario i frutti della
carne, cioè di coloro che non si lasciano trasformare dallo Spirito, ma vivono
in termini puramente umani sono: “fornicazione,
impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”
(Gal 5,19ss).
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