Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 4 giugno 2017

Quanto siamo importanti


PENTECOSTE



     Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 10,12); con questo mandato Gesù fa iniziare una nuova storia; con Lui, noi diventiamo protagonisti del progetto divino di salvezza.


    Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo”(1Cor 12,12): la Chiesa è Cristo nella storia. La Chiesa è il Corpo di cui Cristo è il capo e noi le membra, ed è lo “strumento” di cui Dio si serve per continuare ad agire in ogni tempo.

     Ci scrive l’apostolo Giovanni che “vedendo che (Gesù) era già morto,  non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua”(Gv 19,33); come Dio creò la donna dalla costola di Adamo, così la Chiesa (rappresentata dal sangue e dall’acqua, simboli del Battesimo e dell’Eucaristia) nasce dal costato trafitto di Cristo.



   La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso” (Gen 1,2): per gli ebrei le astrazioni non avevano senso; il loro modo di pensare era sempre estremamente concreto; per questo l’autore biblico, invece di usare il concetto filosofico del nulla prima dell’intervento divino, si serve di immagini prese dalla realtà. Subito dopo poi afferma: “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” (1,2), e passo dopo passo, dal caos si passa al cosmo, dal vuoto si passa all’ordine.

     Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). Ancora una volta ci viene detto che, laddove manca la vita, con l’intervento divino tutto cambia e fiorisce.

     Viviamo nel tempo della tecnologia; volendo, quasi tutto si può fare con un computer a portata di mano o con gli elettrodomestici giusti; eppure, se manca l’elettricità, tutto si ferma. Anche il computer di ultima generazione o l’elettrodomestico superaccessoriato sono inutili, se non c’è una fonte di energia che li rende operativi.

     Oggi assistiamo al momento in cui, come da una sorgente, scaturisce il dono dello Spirito, capace di dare vita a tutto ciò che raggiunge. Lo Spirito Santo infatti “è Signore e da’ la vita” (dal Simbolo Niceno-Costantinopolitano).  Il profeta Ezechiele, attraverso la visione del rivolo d’acqua che sgorga dal tempio di Gerusalemme e che cresce progressivamente, fino a diventare un fiume navigabile, afferma: “queste acque … entrano nel mare: sfociate nel mare ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: ilo pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono le acque risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà” (Ez 47,8ss). Quest’acqua, sgorgata dal costato di Cristo, è lo Spirito Santo donato alla Chiesa, affinché possa compiere ciò che Gesù le ha chiesto. La Chiesa vive e opera grazie allo Spirito Santo. I Sacramenti sono i canali privilegiati, voluti da Dio stesso, attraverso i quali la potenza dello Spirito ci raggiunge e ci sostiene, facendo di noi dei viventi.

     Cosa chiede Dio alla Chiesa?

     Parlare in altre lingue”, affinché  ciascuno senta raccontare delle grandi opere di Dio. Il Signore ci ricorda che il Vangelo non è un messaggio tra i tanti, destinato a un popolo particolare, bensì la parola che Dio vuole dire a ogni uomo. A noi chiede di essere la Sua bocca. Egli sa che l’uomo, seppur spesso inconsapevolmente, attende questo messaggio di bellezza e verità. Il mondo non vuole le nostre parole, ma la Sua parola.

      A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,7). Ognuno di noi è un membro prezioso all’interno del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Questo non significa che tutti debbano fare tutto, ma che ognuno deve riconoscere il ministero che Dio gli ha affidato nello Spirito a favore della comunità intera. I doni dello Spirito non sono primariamente per noi stessi, ma attraverso di noi, per la realtà che ci circonda. I Santi sono testimoni di questi doni lasciati fruttificare per tutti e non trattenuti per sé.  

     A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23). La Chiesa è mandata per essere dispensatrice di misericordia. E’ chiamata innanzitutto a riconoscere che il peccato è un male che, ha bisogno di essere curato e guarito e non banalizzato o, ancor peggio autorizzato. La Chiesa è portatrice di vita e, ovunque trova un desiderio di riscatto, di nuova vita, ha il dovere di soccorrerlo e accompagnarlo. Lo Spirito Santo quando abita nel cuore di una persona che, Lo lascia agire, fa germogliare frutti di amore e, il perdono ne è una delle manifestazione più alte, in quanto legato all’amore ferito: “Il frutto dello Spirito … è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22), al contrario i frutti della carne, cioè di coloro che non si lasciano trasformare dallo Spirito, ma vivono in termini puramente umani sono: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5,19ss).


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