Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 17 giugno 2017

Senza l'Eucaristia non possiamo vivere



CORPUS DOMINI

     Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni” (Dt 8,2); sono le parole di Mosè al popolo in cammino verso la Terra Promessa, dopo avere lasciato l’Egitto.

     Esistere deriva dal latino existere, composto di ĕx- ‘da, fuori’ e sistĕre ‘porsi, stare, fermarsi’; da cui uscire,  quindi apparire. L’essere umano è colui che è “uscito dalle mani” di Dio ed è in cammino verso una meta: la vita piena. Noi siamo quelli che non si accontentano. Tante scelte sbagliate di vita, in realtà, spesso, nascondono un desiderio autentico, profondo, magari inconsapevole, di una vita che abbia senso, sapore, spessore. Da qui tentativi vani, inadeguati per saziare il proprio bisogno.
     Scriveva nel II secolo un autore anonimo: “I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. … non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. …  pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; … ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. … Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi” (Lettera a Diogneto). Sant’Agostino ha scritto: “Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te” (Sant’Agostino, Le Confessioni, I,1,1). Non potremo dirci arrivati a casa, finché non condivideremo la vita con Dio e nessun uomo potrà considerarsi compiuto, fin quando escluderà Dio dalla sua esistenza o lo terrà, sostanzialmente, al margine.
     L’esistenza, proprio perché è un fatto serio, oltre a essere una bella avventura, è anche impegnativa e a tratti faticosa, fino a sembrare insostenibile: a ciò contribuisce la nostra fragilità di creature che porta con sé il peso della malattia, del deperimento a causa dell’età; la morte; le fatiche relazionali, con divisioni, discordie, tradimenti; le fatiche lavorative, economiche. Per di più, come scrive Origene: “Quando un’anima fa alleanza con il Verbo di Dio, può essere certo che avrà subito dei nemici … e gli staranno addosso minacciose le potenze avverse e gli spiriti del male” (Origene, Omelie su Giosuè, 11,2).
     Questo significa che, come nessun cammino si può percorrere senza il cibo e le  bevande adeguate, così l’esitenza. Non possiamo illuderci di poter affrontare la vita da soli.
     Io sono il pane vivo … Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. … La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,51ss). Non ci possono essere parole più chiare; non possiamo confonderci; non siamo davanti a un simbolo, a qualcosa che rappresenta Cristo, ma Cristo stesso è presente veramente, realmente e sostanzialmente. Quest’ultima espressione deriva dalla radice latina sub-stare, significa ciò che è sotto le apparenze. Le apparenze possono essere ingannevoli, se io mi travestissi, potreste non riuscire a riconoscermi, ma io non cesso di essere la persona che sono. Molti discepoli hanno trovato queste parole molto ardue e l’hanno lasciato, ma Gesù non ha modificato le sue affermazioni per farli ritornare indietro.
     Laddove un sacerdote celebra correttamente l’Eucaristia, Dio stesso si rende presente: “Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero” (San Francesco, Amm I). Dio vuole stare con noi, perché sa che noi abbiamo bisogno di Lui.  
     Scrive papa Francesco: “L’Eucaristia,… non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (EG V,47) e san Cirillo d’Alessandria: «Mi sono esaminato e mi sono riconosciuto indegno. A coloro che parlano così dico: e quando sarete degni? Quando vi presenterete allora davanti a Cristo? E se i vostri peccati vi impediscono di avvicinarvi e se non smettete mai di … voi rimarrete senza prender parte della santificazione che vivifica per l’eternità?» (Commento al Vangelo di Giovanni IV,2).
     Ascoltiamo le aprole dei martiri di Abitene durante l’interrogatorio subito da Saturnino, Dativo e altri nella colonia di Abitina in Africa durante la persecuzione di Diocleziano (304) che li condusse al martirio. Arrestati perché celebravano il “dominicum”, cioè l’Eucaristia domenicale, sotto la guida del presbitero Saturnino, essi sono condotti davanti al proconsole Anulino. Questi così si rivolge a Saturnino nell’interrogatorio :
“Hai agito contro le prescrizioni degli imperatori e dei Cesari radunando tutti costoro”. E il presbitero Saturnino, ispirato dallo Spirito del Signore rispose: “Abbiamo celebrato l’eucarestia domenicale (dominicum) senza preoccuparci di esse”. Il proconsole domandò: “Perché?”. Rispose: “Perché l’eucarestia domenicale non può essere tralasciata” (Acta Saturnini, Dativi, et aliorum plurimorum martyrum in Africa IX).
Il proconsole interroga poi Emerito: “Nella tua casa sono state tenute riunioni contro il decreto degli imperatori?”. … “Perché permettevi loro di entrare?”. … tu avevi il dovere di impedirglielo”. E lui: “Non avrei potuto perché noi cristiani non possiamo stare senza l’eucarestia domenicale” (Ibid. XI).

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