Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 23 settembre 2017

Non è ancora troppo tardi

Jacques Fesch giovane assassino, convertito in carcere prima di essere ghigliottinato il 01 ottobre 1957

XXV DOM. T.O.

     Questa è una di quelle parabole che, quando l’ascoltiamo, ci crea un certo fastidio e, sapete perché? Perché,
più o meno inconsciamente, sentiamo di essere gli operai della prima ora; di quelli che meritano più degli altri. Infatti, credo che, solo chi non è troppo sicuro di sé e dei propri meriti o vuole molto bene e chi sembra tardare a entrare nella vigna, può gioire  per le parole di Gesù. Solo chi ha bisogno di tempo e misericordia per sé, per i propri figli, fratelli, coniugi, amici, genitori ecc … è felice dell’atteggiamento di Dio. In fin dei conti, solo chi ama e vuole amare, è contento del bene altrui e non ne è geloso. Anzi è felice, per il fatto che il Signore continua a “uscire”, in cerca di chi inviare nella Sua vigna e “vuole dare a questi ultimi quanto dona ai primi”.
    Immaginiamo il titolare di un’azienda che impiegasse un metodo simile a quello della parabola! Probabilmente dal secondo giorno molti operai arriverebbero molto più tardi. Gesù però non ci sta dando delle indicazioni per la gestione del personale, bensì annuncia la bella notizia del Regno di Dio: al Signore interessa che “nessuno vada perduto”, perché siamo tutti figli Suoi e nessuno di noi gli è indifferente. La società dello scarto l’abbiamo creata noi, non Lui.
     A ogni essere umano Dio dice: “tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo … Non temere, perché io sono con te” (Is 43,4s).
     Questo è il Vangelo della speranza: “quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,  perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere” (Salmo 103, 11ss).
     Al Signore basta che accogliamo il Suo progetto, il tempo per Lui è relativo. Fino all’ultimo respiro saremo in tempo e ce la dimostra con il Paradiso regalato al ladrone crocifisso al Suo fianco: “Oggi sarai con me in Paradiso”. A noi deve premere di non sprecare il tempo: “Venite, venite, e non aspettate il tempo, ché il tempo non aspetta voi” (Caterina da Siena, Lettera XI). Per questo la nostra  preghiera dovrebbe essere: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Salmo 90). Abbiamo bisogno di imparare a vivere il tempo, perché esso non è nelle nostre disponibilità; ogni istante potrebbe essere l’ultimo. Lasciamoci raggiungere personalmente dalle parole di Isaia: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” (Is 55,5). Quando Egli si fa trovare? Quando è vicino? Ora, perché Egli ha detto: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) e: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo al loro” (Mt 18,20).
     Oggi Gesù ci libera dalla drammatica convinzione di doverci salvare da soli, facendo tutto con le nostre mani. Il salmista, con grande chiarezza, afferma: “Se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori, se la città non è custodita dal Signore, invano veglia il custode (Salmo 126).
     Oggi Gesù ci ricorda che non dobbiamo fare tutto noi; non dobbiamo essere i primi delle classe, quelli senza macchia e senza ruga. Egli ci chiede di lasciarci raggiungere, di lasciarLo entrare nella nostra vita. In quel preciso istante la nostra esistenza cambierà. Non sarà tardi; sarà il momento giusto. In quel preciso momento Dio ordinerà agli angeli e ai santi di organizzare la festa  per l’arrivo del figlio amato.
     Il ritardo è un problema per noi. Quelli della prima ora, invece di essere arrabbiati dovrebbero provare pietà per i ritardatari, per la semplice ragione che si sono persi per tanto tempo tutta la bellezza della vita con Dio. La vita evangelica non è uno sforzo per il Paradiso, ma un’esistenza vera; il modo buono e bello per vivere. Cosa si può volere di più?
     Siamo ancora sulla piazza ad aspettare Signore! Passa ancora e guardaci. Chiamaci e riportaci a casa. Perdona il nostro ritardo; aiutaci a recuperare il tempo perduto.
    

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