Jacques Fesch giovane assassino, convertito in carcere prima di essere ghigliottinato il 01 ottobre 1957
XXV DOM. T.O.
Questa è una di quelle parabole che, quando l’ascoltiamo, ci crea un
certo fastidio e, sapete perché? Perché,
più o meno inconsciamente, sentiamo di
essere gli operai della prima ora; di quelli che meritano più degli altri. Infatti,
credo che, solo chi non è troppo sicuro di sé e dei propri meriti o vuole molto
bene e chi sembra tardare a entrare nella vigna, può gioire per le parole di Gesù. Solo chi ha bisogno di
tempo e misericordia per sé, per i propri figli, fratelli, coniugi, amici,
genitori ecc … è felice dell’atteggiamento di Dio. In fin dei conti, solo chi
ama e vuole amare, è contento del bene altrui e non ne è geloso. Anzi è felice,
per il fatto che il Signore continua a “uscire”, in cerca di chi inviare nella
Sua vigna e “vuole dare a questi ultimi quanto dona ai primi”.
Immaginiamo il titolare di un’azienda che impiegasse un metodo simile a
quello della parabola! Probabilmente dal secondo giorno molti operai
arriverebbero molto più tardi. Gesù però non ci sta dando delle indicazioni per
la gestione del personale, bensì annuncia la bella notizia del Regno di Dio: al Signore interessa che “nessuno vada
perduto”, perché siamo tutti figli Suoi e nessuno di noi gli è indifferente.
La società dello scarto l’abbiamo creata noi, non Lui.
A ogni essere umano Dio dice: “tu
sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo … Non temere,
perché io sono con te” (Is 43,4s).
Questo è il Vangelo della speranza:
“quanto il cielo è alto sulla terra, così
la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente
dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre
verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere” (Salmo 103, 11ss).
Al Signore basta che accogliamo il Suo progetto, il tempo per Lui è
relativo. Fino all’ultimo respiro saremo in tempo e ce la dimostra con il
Paradiso regalato al ladrone crocifisso al Suo fianco: “Oggi sarai con me in Paradiso”. A noi deve premere di non sprecare
il tempo: “Venite, venite, e non
aspettate il tempo, ché il tempo non aspetta voi” (Caterina da Siena, Lettera XI). Per questo la nostra preghiera dovrebbe essere: “Insegnaci a contare i nostri giorni e
giungeremo alla sapienza del cuore” (Salmo 90). Abbiamo bisogno di imparare
a vivere il tempo, perché esso non è nelle nostre disponibilità; ogni istante
potrebbe essere l’ultimo. Lasciamoci raggiungere personalmente dalle parole di
Isaia: “Cercate il Signore, mentre si fa
trovare, invocatelo mentre è vicino” (Is 55,5). Quando Egli si fa trovare?
Quando è vicino? Ora, perché Egli ha detto: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20)
e: “Dove sono due o tre riuniti nel mio
nome, io sono in mezzo al loro” (Mt 18,20).
Oggi Gesù ci libera dalla drammatica convinzione di doverci salvare da
soli, facendo tutto con le nostre mani. Il salmista, con grande chiarezza,
afferma: “Se il Signore non costruisce la
casa invano vi faticano i costruttori, se la città non è custodita dal Signore,
invano veglia il custode” (Salmo
126).
Oggi Gesù ci ricorda che non dobbiamo fare tutto noi; non dobbiamo
essere i primi delle classe, quelli senza macchia e senza ruga. Egli ci chiede
di lasciarci raggiungere, di lasciarLo entrare nella nostra vita. In quel
preciso istante la nostra esistenza cambierà. Non sarà tardi; sarà il momento
giusto. In quel preciso momento Dio ordinerà agli angeli e ai santi di
organizzare la festa per l’arrivo del
figlio amato.
Il ritardo è un problema per noi. Quelli della prima ora, invece di
essere arrabbiati dovrebbero provare pietà per i ritardatari, per la semplice
ragione che si sono persi per tanto tempo tutta la bellezza della vita con Dio.
La vita evangelica non è uno sforzo per il Paradiso, ma un’esistenza vera; il
modo buono e bello per vivere. Cosa si può volere di più?
Siamo ancora sulla piazza ad aspettare Signore! Passa ancora e guardaci.
Chiamaci e riportaci a casa. Perdona il nostro ritardo; aiutaci a recuperare il
tempo perduto.
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