Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 4 gennaio 2018

Al paese dei Balocchi?



BATTESIMO DEL SIGNORE

     Ieri, quando Gesù si è manifestato ai Magi, aveva pochi giorni di vita, oggi al Giordano è già un uomo adulto di oltre trent’anni. Cosa è avvenuto nel frattempo? Nulla, o meglio, nulla di particolare: Gesù è cresciuto a Nazaret come i Suoi coetanei, accompagnato ed educato da Maria e Giuseppe.

     Sembra una cosa da niente, invece Gesù ci sta facendo un regalo straordinario, perché possiamo smetterla di sentirci sempre in ritardo, per il fatto che non siamo ancora giunti nel porto di destinazione; perché non abbiamo ancora realizzato grandi cose.
     Oggi Gesù inizia un percorso che, nel giro di tre anni, lo condurrà a donare la propria vita e a cambiare radicalmente la storia dell’umanità, ma ha trascorso oltre trent’anni a Nazaret nell’anonimato pressoché totale e nella monotonia di un’esistenza ordinaria.
     Oggi Egli ci mostra che il tempo dell’attesa e della preparazione, non è tempo inutile, non è ritardo. Allora non dobbiamo tanto preoccuparci se ci sembra “tardi”, ma come stiamo usando il tempo che abbiamo: stiamo camminando, cercando e crescendo?  I trent’anni di Gesù a rendono preziosi anche i nostri giorni. Non è importante quanto ci mettiamo a giungere alla meta, ma che camminiamo verso la meta.
     Il tempo è sprecato e inutile ritardo, quando è speso a consumare risorse; quando non ci muoviamo verso ciò a cui siamo destinati; quando pur essendo affamati e assetati ci volgiamo a ciò che non sazia e non disseta. Pensiamo che solo i pazzi mangiano e bevono cose strane, ma in realtà quanta “sani” di mente, fanno ben peggio.
     Ascoltiamo il dialogo tra Lucignolo e Pinocchio:

“Che cosa fai? – gli domandò Pinocchio (a Lucignolo). – Aspetto la mezzanotte, per partire... – Dove vai? – Lontano, lontano, lontano! – E io che son venuto a cercarti a casa tre volte!... – Che cosa volevi da me? – Non sai il grande avvenimento? Non sai la fortuna che mi è toccata? – Quale? – Domani finisco di essere un burattino e divento un ragazzo come te, e come tutti gli altri. Pinocchio domanda di nuovo: E dove vai? – Vado ad abitare in un paese... che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna! ...– Si chiama il Paese dei Balocchi. Perché non vieni anche tu? … Lì non vi sono scuole: lì non vi sono maestri: lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figùrati che le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo di dicembre. Ecco un paese, come piace veramente a me! Ecco come dovrebbero essere tutti i paesi civili! ...”.
     Colui al quale è data la possibilità di cessare di essere un burattino, per diventare una persona, sceglie di lasciarsi attrarre da un mondo finto. A Pinocchio, uno dei ragazzini trasformati in ciuchino, dice: “Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io... ma allora sarà tardi! ... E immaginatevi come restò, quando s’accorse che il suo ciuchino piangeva... e piangeva proprio come un ragazzo”.
     Oggi al Giordano Dio si mette in fila con tutti gli altri uomini, non perché abbia bisogno di essere purificato dal peccato, ma per dare la possibilità a chiunque Lo accoglierà, di diventare pienamente uomo.
     In un Salmo si legge questa domanda:  «C’è un uomo che desidera la vita  e brama giorni per gustare il bene?» (Sal 34,13).
     C’è un progetto di vita buona, bella e felice; c’è un comportamento che può rendere il vivere umano vita autentica, vita segnata dal bene. Sant’Agostino scrive: «Noi tutti bramiamo vivere felici, e tra gli uomini non c’è nessuno che neghi l’assenso a questa affermazione”. Anche quando ci lasciamo attrarre verso l’illusorio paese dei Balocchi, la domanda che ci abita è seria: vogliamo stare bene.
     Di fronte a queste domande, il cristianesimo che cosa ha da dire? Ha ancora una bella notizia?
    Ebbene si: Dio si è fatto uomo per insegnarci a vivere in pienezza. Nel III secolo Ippolito di Roma così si esprime: «Noi sappiamo che il Verbo si è fatto uomo della stessa nostra pasta: perché, se non fosse così, invano ci avrebbe domandato di imitarlo. Se l’uomo Gesù fosse stato di un’altra sostanza, come avrebbe potuto chiederci, a noi deboli per natura, di comportarci come lui si è comportato?».
     Gesù apre la strada e ci offre la possibilità di camminare con Lui.
     Signore, Tu sai quante volte siamo attratti dal paese dei balocchi, dove tutto sembra bello, ma in realtà ci è chiesto di rinunciare alla nostra altissima dignità; portaci con Te al Giordano e accompagnaci sulle Tue strade.

Nessun commento:

Posta un commento