Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 21 gennaio 2018

Vattene, spirito impuro!



III DOM. T.O.

     “Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. … Ed ecco … vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Mc 1,21ss).
     Parto da qui, perché questa parola di Gesù continua a provocarmi
e, per questo, non posso metterla a tacere, anche se l’episodio sembra non c’entrare nulla con il comando di Gesù: “Convertitevi e credete nel Vangelo” (Mt 1,15).
     Gesù nel giorno riservato esclusivamente a Dio, entra nella sinagoga, dove è custodita la Parola di Dio, per essere conosciuta e vissuta. Tutto avviene in un contesto sacro, eppure vi è un uomo posseduto da uno “spirito impuro”, ossia contrario a Dio che, lì, vi sta tranquillo, almeno finché non giunge Gesù.
     E’ paradossale, ma si può stare nei luoghi di Dio, compiere gesti che hanno a che fare con Lui, essere profondamente devoti, ma senza essere Dio. Durante la terribile dittatura Argentina, il presidente Videla - considerato un “buon cattolico” -, acconsentiva o addirittura ordinava, per quelli che erano considerati nemici che, dopo essere stati torturati, venissero caricati su degli aerei, narcotizzati, denudati e, quindi, gettati nell’oceano. Quest’uomo diceva: “dovranno morire tutte le persone che sia necessario», per il bene dell’Argentina. Ecco cosa significa stare nella casa di Dio, pur avendo dentro di sé uno spirito impuro.
     Ci troviamo anche noi in questa situazione quando, pur stando qui, il nostro cuore non appartiene a Dio; quando non siamo la Sua casa, ma Lo consideriamo un ospite scomodo e ingombrante e non Gli consentiamo di condizionarci nelle nostre scelte: “questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me” (Is 29,13).
     L’uomo della sinagoga grida: “Tu sei venuto per rovinarci”,  perché ha capito bene che Gesù non tollera una situazione del genere: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro” (Mt 6,24). Dove entra la luce, non può contemporaneamente coesistere la tenebra.
     Allora comprendiamo bene cosa significa: “Convertitevi e credete nel Vangelo”. La presenza di Dio chiede una risposta, una presa di posizione: non si può rimanere neutri - “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,15) -.
     La conversione è una trasformazione progressiva, profonda e radicale: “se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17); “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36,26).
     Cosa significa la conversione? Ci risponde san Paolo, il grande convertito: “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). L’evangelista Giovanni chiarisce ancora meglio: “Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato” (1Gv 2,6).
     Lo so, siamo davanti a qualcosa di gigantesco, ed è per questo che non può essere frutto della nostra volontà e delle nostre forze. Solo Dio può darci un cuore nuovo e farci passare da Saulo a Paolo. Noi possiamo solo dare la disponibilità fattiva al Signore; cercando di abbattere le barriere che ostacolano la Sua venuta. Solo noi possiamo scegliere di “lasciare le nostre reti, scendere dalla barca” e cominciare a seguire Gesù, perché solamente lungo la strada, stando con Lui, avverrà la trasformazione, perché sarà Lui, con la forza dello Spirito Santo che la opererà.
     Questo è il tempo favorevole. Gesù stesso dice: “il tempo è compiuto”. In greco esistono diverse parole per dire tempo: kronos e kairós. Kronos indicava la durata, kairós significava invece il tempo opportuno, la buona occasione, il momento propizio per realizzare una determinata scelta. Gesù vuole dire che, con Lui, è giunto il tempo di scegliere e di agire; non di rimandare sine die.  
     Noi diciamo: “Grazie Gesù, perché oggi sei entrato nella nostra chiesa, ci stai parlando e ci aiuti a stanare e a scacciare lo spirito impuro che ci abita e voleva rimanere nascosto. Vincilo Tu, con la Tua presenza, perché noi, pur essendo deboli, vogliamo stare dalla Tua parte e non vogliamo accontentarci di una fede di facciata”.
“Invadimi completamente e
fatti maestro di tutto il mio essere
perché la mia vita
sia un'emanazione della tua.
 prendi possesso di me a tal punto
che ogni persona che accosto
possa sentire la tua presenza in me.
Guardandomi, non sia io a essere visto,
ma tu in me.
Rimani in me.
Allora risplenderò del tuo splendore
e potrò fare da luce per gli altri.
Ma questa luce avrà la sua sorgente
unicamente in te, Gesù,
e non ne verrà da me
neppure il più piccolo raggio:
sarai tu a illuminare gli altri
servendoti di me” (Beato Cardinal Newan).

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