Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 17 marzo 2018

Vogliamo vedere?



V. DOM Q.

     Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21), dicono alcuni greci ai discepoli di Gesù e Lui risponde in modo molto strano. Secondo la logica avrebbe dovuto farsi accompagnare davanti questi uomini, per parlargli di sé, invece, dice: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”; poi s’è messo a parlare di un chicco di frumento seminato nella terra.  

     In  greco per dire “io so” si usa lo stesso verbo (οἶδα) per dire “io ho visto”. Οἶδα (io so) è infatti l’aoristo (tempo equivalente al perfetto latino) di ὁράω (io vedo). Nella lingua greca “sapere” equivale quindi ad “aver visto” (“so” in conseguenza del fatto che “ho visto”).
     Se vuoi far capire a qualcuno una cosa, non limitarti a spiegargliela a voce, fagliela vedere. Ecco allora che tutto diventa chiaro: Gesù dice che per conoscerLo profondamente, bisogna guardare ciò che sta per succederGli. Le parole non bastano più. Del resto tutta l’esistenza terrena del Signore ha voluto essere proprio questo, una parola fatta di fatti.
     A Cana, durante il matrimonio, Gesù aveva detto a Maria: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora», adesso, invece, dichiara: “E’ venuta l’ora”.  Il Signore annuncia che sta per compiersi ciò per cui il Verbo si è incarnato. Stiamo per entrare nel punto più alto della storia. “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!” (12,27); è un’ora difficile che toglie pace, ma alla quale Gesù non vuole sfuggire.
     “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (12,24). Per noi è evidente che Gesù sta parlando della Sua crocifissione e morte. Per conoscere Gesù, per capire chi è Dio, bisogna fissare lo sguardo sul dramma della croce. Perché?
     Perché solo così appare con assoluta chiarezza che Dio è amore; non un amore fatto di sentimentalismo e di parole, ma di fatti. Sulla croce Gesù ha mostrato che “mi ama da morire”, ossia, tanto da non risparmiare la Sua vita, per salvare la mia. Io e te siamo troppo preziosi.
     Chi saliva a Gerusalemme aveva nel cuore la convinzione che Dio volesse l’eliminazione dei peccatori e di ogni nemico, perché l’aveva sentito leggere tante volte alla sinagoga: “Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati” (Lv 26,27-29); “Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. … Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. Il Signore disse a Mosè: «Quell’uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell’accampamento». Tutta la comunità lo condusse fuori dell’accampamento e lo lapidò; quello morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè” (Nm 15,32ss); “Il Signore disse a Mosè: «Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo costoro, davanti al Signore, in faccia al sole, e si allontanerà l’ira ardente del Signore da Israele» (Nm 25,4).
     Dio che ha scelto di entrare nel mondo come bimbo fragile, ora si lascia prendere dalle mani degli uomini, perché ne facciano ciò che vogliono. Nessuna parola può essere più chiara. Gesù ha detto: “Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori”, ora sappiamo che è assolutamente vero. Così anche i greci che, altrimenti sarebbero stati esclusi, in quanto stranieri, adesso possono comprendere che Dio non mette nessuna barriera che, nessuno è escluso da Lui.
     C’è poi anche una parola precisa per quelli che vogliono essere Suoi: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore” (Gv 12,26). Un conto è seguire e servire il Dio “purificatore” dei peccati e un altro amare il Dio che si fa servo sulla croce. In un caso faremmo di tutto per eliminare il peccato altrui, nell’altro non possiamo che fare di tutto per lasciarci salvare e salvare. Chi sta con Cristo, non può che lasciarsi donare “il cuore nuovo e lo spirito nuovo”; non si può essere di Cristo e continuare ad avere un cuore sclerotico, duro.
     Per noi l’unica via percorribile è quella dell’amore. Lo so che sembrano solo parole, ma questo è ciò che il Signore ci propone e ci chiede. Noi che siamo la Chiesa, insieme ai nostri pastori e ai fratelli battezzati, abbiamo la vocazione di essere Cristo, qui e ora. Cristiano è colui che accetta di essere mediatore della presenza di Dio nella storia. Gesù dice: “Chi vede me, vede il Padre”; in qualche modo, con tutte le differenze del caso, anche per noi vale questa parola; chi vede noi, deve poter riconoscere Cristo.
     Non siamo semplicemente delle persone che osservano delle norme di condotta, ma uomini e donne trasformati dalla presenza di Dio; che hanno visto e, quindi, creduto; che si sono lasciati sedurre dall’amore e non possono più stare lontano. In questo modo la salvezza continua a risanare la storia.

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