V. DOM Q.
“Vogliamo vedere Gesù” (Gv
12,21), dicono alcuni greci ai discepoli di Gesù e Lui risponde in modo molto
strano. Secondo la logica avrebbe dovuto farsi accompagnare davanti questi uomini,
per parlargli di sé, invece, dice: “È
venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”; poi s’è messo a
parlare di un chicco di frumento seminato nella terra.
In greco per dire “io so” si
usa lo stesso verbo (οἶδα) per dire “io ho visto”. Οἶδα (io so) è infatti l’aoristo (tempo
equivalente al perfetto latino) di ὁράω (io
vedo). Nella lingua greca “sapere” equivale quindi ad “aver
visto” (“so” in conseguenza del fatto che “ho
visto”).
Se vuoi far capire a qualcuno una cosa, non limitarti a spiegargliela a
voce, fagliela vedere. Ecco allora che tutto diventa chiaro: Gesù dice che per
conoscerLo profondamente, bisogna guardare ciò che sta per succederGli. Le
parole non bastano più. Del resto tutta l’esistenza terrena del Signore ha
voluto essere proprio questo, una parola fatta di fatti.
A Cana, durante il matrimonio, Gesù aveva
detto a Maria: «Donna, che vuoi da me? Non
è ancora giunta la mia ora», adesso, invece, dichiara: “E’ venuta l’ora”. Il Signore annuncia che sta per compiersi ciò
per cui il Verbo si è incarnato. Stiamo per entrare nel punto più alto della
storia. “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per
questo sono giunto a quest’ora!” (12,27); è un’ora difficile che toglie
pace, ma alla quale Gesù non vuole sfuggire.
“In verità, in verità io vi dico: se il
chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto”
(12,24). Per noi è evidente che Gesù sta parlando della Sua crocifissione e
morte. Per conoscere Gesù, per capire chi è Dio, bisogna fissare lo sguardo sul
dramma della croce. Perché?
Perché solo così appare con assoluta chiarezza che Dio è amore; non un
amore fatto di sentimentalismo e di parole, ma di fatti. Sulla croce Gesù ha
mostrato che “mi ama da morire”, ossia, tanto da non risparmiare la Sua vita,
per salvare la mia. Io e te siamo troppo preziosi.
Chi saliva a Gerusalemme aveva nel cuore la convinzione che Dio volesse
l’eliminazione dei peccatori e di ogni nemico, perché l’aveva sentito leggere
tante volte alla sinagoga: “Se,
nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me,
anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i
vostri peccati” (Lv 26,27-29); “Mentre
gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in
giorno di sabato. … Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora
stabilito che cosa gli si dovesse fare. Il Signore disse a Mosè: «Quell’uomo
deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori
dell’accampamento». Tutta la comunità lo condusse fuori dell’accampamento e lo
lapidò; quello morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè”
(Nm 15,32ss); “Il Signore disse a Mosè:
«Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo costoro, davanti al
Signore, in faccia al sole, e si allontanerà l’ira ardente del Signore da
Israele» (Nm 25,4).
Dio che ha scelto di entrare nel mondo come bimbo fragile, ora si lascia
prendere dalle mani degli uomini, perché ne facciano ciò che vogliono. Nessuna
parola può essere più chiara. Gesù ha detto: “Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori”, ora sappiamo che
è assolutamente vero. Così anche i greci che, altrimenti sarebbero stati
esclusi, in quanto stranieri, adesso possono comprendere che Dio non mette
nessuna barriera che, nessuno è escluso da Lui.
C’è poi anche una parola precisa per quelli che vogliono essere Suoi: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove
sono io, là sarà anche il mio servitore” (Gv 12,26). Un conto è seguire e
servire il Dio “purificatore” dei peccati e un altro amare il Dio che si fa
servo sulla croce. In un caso faremmo di tutto per eliminare il peccato altrui,
nell’altro non possiamo che fare di tutto per lasciarci salvare e salvare. Chi
sta con Cristo, non può che lasciarsi donare “il cuore nuovo e lo spirito
nuovo”; non si può essere di Cristo e continuare ad avere un cuore sclerotico,
duro.
Per noi l’unica via percorribile è quella dell’amore. Lo so che sembrano
solo parole, ma questo è ciò che il Signore ci propone e ci chiede. Noi che
siamo la Chiesa, insieme ai nostri pastori e ai fratelli battezzati, abbiamo la
vocazione di essere Cristo, qui e ora. Cristiano è colui che accetta di essere
mediatore della presenza di Dio nella storia. Gesù dice: “Chi vede me, vede il Padre”; in qualche modo, con tutte le differenze
del caso, anche per noi vale questa parola; chi vede noi, deve poter
riconoscere Cristo.
Non siamo semplicemente delle persone che osservano delle norme di
condotta, ma uomini e donne trasformati dalla presenza di Dio; che hanno visto
e, quindi, creduto; che si sono lasciati sedurre dall’amore e non possono più
stare lontano. In questo modo la salvezza continua a risanare la storia.
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