ASCENSIONE
“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo
coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15). Dio ha fiducia nell’essere umano,
tanto da affidargli i propri beni
: “Avverrà
infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un
altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì” (Mt 25,14s).
Nonostante i tradimenti e i fallimenti, Dio Padre continua a credere in noi.
Evidentemente egli sa che, nonostante tutto, possiamo farcela.
Dobbiamo imparare a guardare l’essere umano con gli occhi di Dio, così
impareremo a conoscerlo per ciò che è realmente, contemplando la sua
straordinaria dignità: l’essere umano non è cattivo, ma può fare cose cattive;
non è brutto, ma può dire e fare cose brutte; non è un fallito, ma peccando,
può sbagliare strada e andare lontano dal proprio bene; non è un piccolo
elemento, eliminabile, di un grande ingranaggio, ma il luogotenente di Dio; non
un super essere, ma una creatura fragile, bisognosa della comunione con il suo
creatore, ecc …
Gesù continua a fidarsi e per questo affida ai discepoli di ANDARE e
SALVARE. Egli manda quegli Undici che ha appena rimproverato per la loro
incredulità e durezza di cuore. Non poteva che essere così, altrimenti il
Signore avrebbe dato vita a un club esclusivo, a un corpo di elite, destinati a
pochi, se non pochissimi uomini speciali. Invece il Signore preferisce dare un
possibilità di maturazione e di crescita. Dio ci dà la possibilità di essere in
RITARDO, perché ognuno di noi è più prezioso dei risultati immediati. La Sua
misericordia è il dono per chi è rimasto indietro o ha sbagliato strada. Gesù
ritorna al Padre, non per abbandonare, ma per essere presente in altro modo: “Quello che era visibile del nostro
redentore è passato nei riti sacramentali” (San Leone Magno). Noi abbiamo
la responsabilità di essere mediatori credibili della Sua presenza.
Alla fiducia di Dio si può rispondere con l’indifferenza, continuando a
vivere come se Lui non ci fosse (pericolo anche per noi cristiani praticanti) o
con una disponibilità fattiva e concreta.
Il Si a Dio è frutto della consapevolezza della fiducia che il Signore
ci riserva e del senso di responsabilità. La salvezza di chi ci cammina a
fianco può dipendere da noi, come la nostra salvezza personale può dipendere
dagli altri. Non possiamo essere di quelli che, pur sapendo della malattia di
qualcuno e, conoscendone la cura, la teniamo nascosta, favorendone la morte.
Gesù ci dice che gli uomini hanno il diritto di ricevere il Vangelo e il
Battesimo e noi abbiamo il dovere di annunciarli. Saremo giudicati su questo.
Gesù non è uno tra i tanti, da mettere al pari di un Budda o Maometto, ecc …
Egli è Dio, l’Unico Salvatore del mondo.
Il Vangelo annunciato porta delle bellissime conseguenze in chi lo
accoglie:
scacceranno
i demoni: perché
l’azione diabolica che, sarà permanente e astuta, non avrà efficacia. L’uomo
evangelico è libero, non ha padroni;
parleranno
lingue nuove: perché saranno portatori della verità e non si
limiteranno a ripetere ciò che dicono tutti. Sapranno dire all’uomo, ciò di cui
l’uomo ha bisogno e non gli venderanno illusioni:
prenderanno
in mano i serpenti: perché pur vivendo dove vivono tutti, saranno
immuni dai condizionamenti culturali velenosi, dalle logiche malata; dalle
visioni distorte sull’uomo. Non ci sarebbero state le conseguenze nefaste del
Comunismo, del Nazifascismo e del liberalismo, se i cristiani avessero
contrapposto alla menzogna la verità di Cristo; se avessero riconosciuto in
quelle ideologie il serpente;
imporranno
le mani ai malati:
si faranno carico con carità delle ferite dell’uomo, si fermeranno e non
tireranno diritto dinanzi a chi è nel bisogno.
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