Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 20 luglio 2018

Tu provi compassione per me


XVI DOM. T.O.

     “Sceso dalla barca, egli vide una grande folla” (Mc 6,34): se tutta questa gente è accorsa, è segno che è in cerca di qualcuno che possa dare risposta alle domande, ai bisogni, alle esigenze che porta nel cuore e, sembra averlo trovato in Gesù. Hanno sentito parlare e hanno visto come Lui agisce, come guarda e tocca le creature
: è strabiliante, non solo non evita i peccatori, ma li accoglie, li chiama a essere Suoi discepoli e mangia con loro; ha a cuore le persone che gli si presentano davanti e non si preoccupa se è Sabato o giovedì per curarle.
     Alcuni giorni fa abbiamo conosciuto l’emorroissa che, a causa del suo male, non poteva nemmeno presentare offerte al Tempio; le avevano fatto credere che, anche Dio, quando posava il suo sguardo su di lei vedeva soltanto un’impura; lei era guarita toccando il mantello del Signore, dopo essere passata di mano in mano, da un medico all’altro, senza trovare giovamento alcuno, anzi peggiorando. Questa gente non trova nessuno che sappia dare risposte e, per questo, si rivolge a Gesù e ai Suoi discepoli.
     “Ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6,34). Ecco la prima grande novità, Gesù ha compassione - si utilizza la parola greca «splangna» che designa le viscere -; la sorte di queste persone Lo prende talmente in profondità che, la loro fatica Lo costringe a non girarsi dall’altra parte, ma ad agire. La vera compassione infatti, non fa versare lacrime, ma muove i piedi e le mani, per tentare di rispondere al bisogno dell’altro; non è emozione, ma dolore che obbliga.
     Perché Gesù prova compassione? Perché si accorge che tutti questi Suoi figli, non hanno chi li sappia guidare, custodire, curare; chi li sappia guardare con amore: “Sono come pecore senza pastore”.
     Chi sono i pastori sotto accusa? Certamente gli scribi e i farisei che, seppur in buona fede, sono custodi di regole rigide che diventano armi per ferire ed escludere; Erode, un re che sa essere forte coi deboli e debole con i forti che, per far contenta sua moglie, non esita a far uccidere un profeta. Questa è gente che per “ministero”, dovrebbe avere cura del gregge, ma in realtà è occupata in tutt’altro. Nei loro confronti le parole di Dio sono molto dure: “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. …   Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere” (Ger 23,1s).
     Cosa dice a me e te Gesù? E’ pastore il politico, il Vescovo con i suoi sacerdoti, ma attenzione, tutti noi cristiani siamo pastori, anche se in maniere differenti: non lo è un genitore nei confronti del figlio o un coniuge nei confronti dell’altro? Un insegnate verso i propri studenti o un medico per i suoi pazienti? Qualsiasi uomo verso il suo prossimo? Quando Dio chiese a Caino dove fosse suo fratello, Gli rispose: “Non lo so. Sono forse custode di mio fratello?” (Gen 4,9); ebbene nessuno di noi può permettersi il lusso di questa risposta.
     Siamo chiamati a essere pastori e abbiamo il modello nel sommo Pastore: Gesù. E’ Lui che ci ha mostrato come avere cura gli uni degli altri. Lui non è un mercenario che si serve delle pecore,  che scappa quando arriva il predatore, ma che porta il Suo amore fino al dono della vita.
     Il Signore ci ricorda che, se noi non adempiremo il nostro ministero, gli uomini e le donne che ci passano accanto, vivranno disorientati, continuando a soffrire inutilmente e si affideranno al primo che passa e sembra esser attento ai loro bisogni o li illude di avere soluzioni  miracolose per i loro problemi. Tanti sembrano avere voltato le spalle a Dio: non è forse anche colpa nostra che, a volte, assomigliamo più agli scribi, ai farisei o a Erode piuttosto che al Signore Gesù? Girano le spalle non a Lui che non conoscono più, ma a quel Dio che noi gli facciamo vedere.
     Ti ringraziamo Padre per i pastori che hai messo sulla nostra strada; se oggi siamo qui, è perché qualcuno ci ha condotti; se non vaghiamo in cerca di una strada buona, è perché qualcuno ci ha indicato Gesù Via, Verità e Vita. Manda il Tuo Spirito, affinché anche noi, ciascuno di noi, possa essere pastore buono, come Tuo Figlio, capaci di provare compassione per i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino e di indicare loro, con le parole e con la nostra vita, dove trovare il necessario per un’esistenza piena.
    

Nessun commento:

Posta un commento