Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

lunedì 22 ottobre 2018

1- Catechesi a partire da "Pinocchio"

I

LO SGUARDO DI DIO

Legna da catasta 

     “C’era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze” (C. Collodi, Pinocchio, I).

     Mastro Ciliegia rappresenta il modo con cui l’essere umano, troppo  spesso, viene guardato con superficialità e catalogato:
buono/cattivo; utile/inutile; degno/indegno; bello/brutto; normale/anormale; sano/malato; giovane/vecchio; progressista/conservatore, ecc … Lo sguardo esteriore non va all’essenziale e, a seconda della categoria nella quale la persona è racchiusa,  può vedersi riconoscere o negare i diritti fondamentali o anche il semplice rispetto.   
     Papa Francesco scrive: “Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma rifiuti, “avanzi” (Evangelium Gaudium II, 53). “esorto tutte le comunità ad avere una «sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi». Si tratta di una responsabilità grave, giacché alcune realtà del presente, se non trovano buone soluzioni, possono innescare processi di disumanizzazione da cui è poi difficile tornare indietro. È opportuno chiarire ciò che può essere un frutto del Regno e anche ciò che nuoce al progetto di Dio. Questo implica non solo riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito buono e respingere quelle dello spirito cattivo” (EG 51). Il Papa ci invita a fare una scelta di campo.
     Vaclav Havel[1] predicava la “politica antipolitica”, l’essenza della quale veniva da lui descritta come “vivere nella verità”. La paura consente all’ideologia ufficiale di conservare il potere e, quanti vivono “dentro una menzogna”, dice Havel, collaborano con il sistema e pregiudicano la loro piena umanità personale. Tutti gli atti che contraddicono l’ideologia ufficiale rappresentano una negazione del sistema. Questa “rivolta” verso il sistema, costituisce un tentativo di vivere nella verità e costerà molto.
     Purtroppo non può più considerarsi vero ciò che troviamo in Gaudium et Spes: “Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice” (GS 12). Scrive il professor Umberto Veronesi, già Ministro della Sanità della Repubblica italiana: “La Chiesa in realtà ha una visione antropocentrica: solo l’uomo conta. Ma io che sono animalista e vegetariano, mi chiedo, provocatoriamente, perché  non tuteliamo anche gli embrioni degli scimpanzé, anch’essi sono progetti di esseri umani” (Corriere della Sera, 15 maggio 2005).
“Io condanno il cristianesimo, io levo contro la Chiesa cristiana la più terribile accusa che mai un accusatore abbia pronunciato. Essa è per me la più grande di tutte le corruzioni pensabili, essa ha voluto l'estrema corruzione possibile. La Chiesa cristiana non ha lasciato intatto niente nel suo pervertimento, ha fatto di ogni valore un non-valore, di ogni verità una menzogna, di ogni onestà un'abiezione dell'anima. Questa eterna accusa contro il cristianesimo io voglio scriverla dovunque ci siano dei muri - ho dei caratteri che faranno vedere anche i ciechi... Io dichiaro il cristianesimo l'unica grande maledizione, l'unica grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto di vendetta per cui nessun mezzo è abbastanza velenoso, segreto, sotterraneo, meschino; lo dichiaro l'unico immortale marchio d'infamia dell'umanità. … Che cosa è bene? Tutto ciò che accresce il senso di potenza, la volontà di potenza e la potenza stessa dell’uomo.
Che cosa è male? Tutto ciò che deriva dalla debolezza.  Che cosa è la felicità? Sentire che la potenza aumenta, che si vince una resistenza.  Non soddisfazione, ma più potenza; non pace universale, ma guerra; non virtù, ma abilità (virtù nello stile rinascimentale, virtus,libera da convenzioni morali).
I deboli e i malriusciti dovranno perire: primo principio della nostra filantropia. Inoltre li si dovrà aiutare a farlo.
Che cosa è più dannoso di qualsiasi vizio? L'attiva pietà per tutti i deboli e i malriusciti, il cristianesimo ... Non si dovrebbe abbellire né mascherare il cristianesimo: esso ha intrapreso una guerra a morte contro questo tipo superiore di uomo, ne ha scomunicato tutti gli istinti fondamentali e ne ha distillato il male, il cattivo, l'uomo forte come il riprovevole, come «l'abietto». Il cristianesimo ha preso le parti di tutto ciò che è debole, vile, malriuscito; ha fatto un ideale dell'opposizione agli  istinti di conservazione della vita forte” (F. Nietzche,  L’anticristo).
     San Giovanni Paolo II afferma: “Ciascun uomo, proprio a motivo del mistero del Verbo di Dio che si è fatto carne è affidato alla sollecitudine materna della Chiesa. Perciò ogni minaccia alla dignità e alla vita dell'uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede nell'incarnazione redentrice del Figlio di Dio, non può non coinvolgerla nella sua missione di annunciare il Vangelo della vita in tutto il mondo e a ogni creatura. Oggi questo annuncio si fa particolarmente urgente per l'impressionante moltiplicarsi e acutizzarsi delle minacce alla vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando essa è debole e indifesa. Alle antiche dolorose piaghe della miseria, della fame, delle malattie endemiche, della violenza e delle guerre, se ne aggiungono altre, dalle modalità inedite e dalle dimensioni inquietanti” (Evangelium vitae 3).
     Vi cito a mo’ di esempio un filosofo contemporaneo che esprime con grande e drammatica chiarezza il suo pensiero sull’uomo e che oggi sta diventando dominante.
     H.T. Enghelardt scrive nel suo “Manuale di bioetica”: “Non tutti gli esseri umani sono uguali. L’assistenza sanitaria si trova di fronte a individui dalle capacità evidentemente assai differenti: adulti capaci di intendere e di volere, adulti ritardati mentali, bambini, infanti e feti. … Gli adulti capaci di intendere e di volere hanno una posizione morale che i feti o gli infanti non possiedono. … Le persone, non gli esseri umani, sono speciali. Gli esseri umani adulti capaci di intendere e di volere hanno uno status morale intrinseco molto più elevato dei feti umani o delle rane adulte[2] … Sono le persone a costituire la comunità morale. … La nozione stessa di comunità morale presuppone  una comunità di entità autocoscienti, razionali libere di scegliere e in possesso di senso morale. [3] … Di conseguenza, le persone … non possono essere usate senza il loro permesso. Questa preoccupazione morale, bisogna sottolineare, concentra l’attenzione non sugli esseri umani, ma sulle persone.  Che una entità appartenga a una specie particolare non è importante, a meno che quell’appartenenza comporti che quell’entità sia effettivamente un agente morale.[4] … D’altra parte non tutti gli esseri umani sono persone. Non tutti gli esseri umani sono autocoscienti, razionali e capaci di concepire la possibilità di biasimare e lodare. I feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità sono membri della specie umana. …[5] Per questo non ha senso parlare di rispetto dell’autonomia dei feti, degli infanti o degli adulti gravemente ritardati, che non stati mai razionali. … Ciò che è importante in noi in quanto esseri umani non è la nostra appartenenza alla specie Homo Sapiens in quanto tale, ma il fatto che siamo persone.  [6] Le persone sono tali quando hanno le caratteristiche delle persone, quando sono autocoscienti, razionali e in possesso di un senso morale minimo. … Per ciò che riguarda gli organismi non-personali, altri devono scegliere a loro favore. Altri devono determinare per quelle entità quali siano i loro migliori interessi. … Le persone devono scegliere per loro.[7] … Che cosa si deve fare di quelle entità come gli embrioni, i feti e gli infanti che, diventeranno con grande probabilità degli agenti morali? … [8] Il valore della vita animale che, non sia la vita di una persona, dev’essere determinato da altre persone. Dato che nel caso di tali animali non ci sono persone da rispettare, il problema riguarda il valore che va attribuito all’entità e il riguardo che si deve avere per i dolori e i piaceri di quell’animale.[9] … Gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che soffrono di morbo di Alzheimer in stadi molto avanzati, tali entità non sono persone in alcun senso stretto. Nel caso … dei feti e degli infanti è possibile avanzare una giustificazione delle nostre preoccupazioni morali sulla base del rispetto per la futura persona che un feto o infanti probabilmente diventerà”[10].
     Che dire poi di Peter Singer (filosofo australiano)? Egli rafforza ulteriormente la prospettiva illustrata sopra, giungendo a delle considerazioni impressionanti. Egli sostiene che l’unica differenza tra uomini e animali è rappresentata dal grado di autocoscienza e razionalità in atto. In questo modo si creano le categorie di pre-persone quali bambini, neonati, cerebrolesi ed esseri non umani superiori. 
     Gli animali superiori, “le persone non umane,”sarebbero lo scimpanzé, il delfino, la balena, e il maiale. Singer può affermare che: “Il feto, i “vegetali umani” gravemente ritardati, perfino i neonati – sono senza dubbio membri della specie homo sapiens, ma nessuno di loro è autocosciente[11]; “Ai tempi dei Romani o dei Greci, troviamo che l’appartenenza alla specie homo sapiens non era sufficiente a garantire la protezione della propria vita. Non c’era rispetto per la vita degli schiavi o degli altri barbari; e anche il diritto alla vita. I neonati deformi venivano uccisi esponendoli alle intemperie in cima  di una collina. Platone e Aristotele pensavano che lo stato dovesse imporre l’uccisione dei neonati deformi. … I nostri atteggiamenti attuali (sulla sacralità della vita) datano dal sorgere del Cristianesimo”[12].
     La cronaca quotidiana ci conferma che questi principi sono diventati e diventano sempre di più norma pratica. Di fatto vengono introdotti dei criteri soggettivi che permettono all’uomo di decidere arbitrariamente della vita dei suoi simili.
      Continuamente stigmatizziamo – e giustamente – il comportamento dei Nazisti, dimenticando che essi sono partiti dalle stesse riflessioni di questi professori.  Il Nazismo ha sempre cercato di fare un lavoro previo sulla “cultura”, sul pensiero comune, per poter poi agire indisturbato. Prima di dare inizio al progetto di eutanasia “Aktion T4” che ha portato alla uccisione di oltre 60.000 persone, il regime ha preparato la popolazione con una serie di cortometraggi cinematografici (L’eredità 1935 – Vittima del passato 1937 – Io accuso  1941). Anche per l’eliminazione sistematica degli ebrei, per prima cosa li ha indicati come non persone. Nello stesso modo in cui non proviamo eccessivo rimorso quando uccidiamo gli scarafaggi che infestano le nostre cantine, così i nazisti nei confronti degli ebrei e di altre categorie di non persone.

Cosa ci propone Cristo?

   Un giorno un dottore della legge chiese a Gesù: “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” (Lc 10,25) ed Egli gli rispose con la parabola del buon samaritano e sulla necessità di amare il prossimo. “Chi è il mio prossimo?” chiese il dottore: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico”, è la risposta. Il prossimo è ogni essere umano, al di là di ogni specificazione, aggettivo, età, condizione sociale, origine, ecc …
    Perché?  Tutti gli uomini, creati a immagine dell'unico Dio e dotati di una medesima anima razionale, hanno la stessa natura e la stessa origine. Redenti dal sacrificio di Cristo, tutti sono chiamati a partecipare alla medesima beatitudine divina: tutti, quindi, godono di una eguale dignità. L'uguaglianza tra gli uomini poggia essenzialmente sulla loro dignità personale e sui diritti che ne derivano: Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona. ... in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio”.[13]



[1] Dissidente e perseguitato politico sotto il regime comunista dell'allora Cecoslovacchia, a seguito del graduale processo di liberalizzazione del Paese ha ricoperto la carica di suo presidente dal 1989 al 1992, anno della sua dissoluzione, ricoprendo poi quella di presidente della neo-costituitasi Repubblica Ceca dal 1993 al 2003.
[2] H. T. Enghelhardt Jr., Manuale di Bioetica, Il Saggiatore, 123
[3] Ibid. 124
[4] Ibid. 125
[5] Ibid. 126
[6] Ibid. 127
[7] Ibid. 129
[8] Ibid. 130
[9] Ibid. 132
[10] Ibid. 136
[11] Peter Singer, Etica pratica, Liguori editore, p. 81
[12] Ibid. 82s
[13] CCC 1934-1935

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