XXX DOM. T.O.
Dopo avere incontrato l’uomo che desiderava la vita eterna, ma non era
disponibile a fare i passi necessari per entrarvi e, i due fratelli apostoli in
cerca di gloria e potere, oggi conosciamo un uomo limitato dalla cecità. Lui
solo ottiene ciò che ha chiesto: la vista.
Perché?
Perché non si è lasciato bloccare dal limite. Seppur cieco, ha usato
l’udito affinato dalla pratica; la voce per gridare e gridare più forte e, le
gambe per balzare in piedi e camminare verso Gesù.
Egli ha mostrato che, non è il
limite che ci limita, ma il cuore che consente al limite di limitare. So
che la ripetizione non è corretta in italiano, ma mi concedo una licenza per
rafforzare il concetto.
Coloro che frequentano la nostra chiesa, conoscono un anziano signore
che cammina molto lentamente; deve fermarsi di continuo perché le gambe non
rispondono, cade spesso, eppure ogni giorno lascia il terzo piano della sua
casa e viene in chiesa. Tutto a piedi. Un giorno incontrandolo gli ho detto di non arrendersi e lui mi ha
risposto: “perché dovrei?”. Il limite invece di bloccarlo, lo ha stimolato a
usare tutte le risorse a disposizione.
Ognuno di noi ha limiti più o meno gravi; possiamo lasciarci dominare o
sfidarli e combatterli. Il Salmista canta: “Mi
hai dato agilità come di cerve e sulle
alture mi hai fatto stare saldo” (Salmo 18,34).
Il nostro amico poteva piangersi addosso, maledire Dio e la sorte,
invece ha reagito usando tutti gli strumenti a sua disposizione. Non si
identifica con ciò che gli manca. Egli non è un cieco, bensì un uomo sano con
voce potente, udito fine e gambe solide che, però, non ci vede. Non vede con
gli occhi, ma tra l’altro riconosce ciò che a tanti altri sfugge. Gesù parlava
in parabole, perché “guardando non
vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la
profezia di Isaia che dice: Udrete,
sì, ma non comprenderete, guarderete,
sì, ma non vedrete. Perché il
cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché
non vedano con gli occhi, non
ascoltino con gli orecchi e non
comprendano con il cuore e non
si convertano e io li guarisca!” (Mt 13,13ss).
E’ liberante e nello stesso tempo
responsabilizzante, sapere che il limite non impedisce di vivere in pienezza e
di seguire il Signore Gesù. Egli non ha bisogno di persone perfette che, tra
l’altro non esistono, ma di accoglienti e disponibili. Andiamo a ripercorrere
la Sacra Scrittura e riconosceremo quante volte Dio chiede disponibilità a
persone “inadeguate”. Con Lui il limite diventa irrilevante.
Spesso ci domandiamo perché Dio non
agisce, ma non ci chiediamo quasi mai se non siamo noi stessi la causa, con gli
sbarramenti che costruiamo tra Lui e noi. Per il nostro amico cieco, nemmeno la
folla è un ostacolo efficace, anzi, più le persone si interpongono tra lui e
Gesù è più si ribella. I nostri limiti
possono diventare dei nascondigli dove non vogliamo essere trovati.
Gesù passa continuamene al nostro fianco,
ma se noi stiamo rintanati, non può fare nulla.
Io non so se, sfidando i nostri limiti e
le nostre paure, risolveremo i nostri problemi, ma sono certo che, se
nonostante essi, cercheremo il Signore e spalancheremo le porte, Lui potrà
trasformare le ferite in feritoie. Ecco cosa ha fatto il cieco, ha permesso a
Gesù di trasformare quelle ferite, in feritoie di speranza. Del resto chi è
troppo perfetto (ribadisco che è un’illusione), troppo soddisfatto di sé, non
cerca aiuto, basta a se stesso.
Signore Gesù, aiutami a non lasciarmi
bloccare dai miei limiti. Li conosco, anche perché molti di coloro che mi hanno
accompagnato in questi anni, mi hanno identificato con essi, fino a farmi
credere che io sono il mio limite. Passami accanto, mentre mendico un po’ di
compassione; tirami fuori dalla mia solitudine, fammi venire con Te. Rendimi
libero. Non Ti chiedo di guarirmi, come hai fatto con il cieco, so che non è
possibile con tutti, ma aiutami a essere come lui: vivo e disponibile.
Insegnami a usare tutti i doni che mi ha concesso.
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