1b
“Ho pensato di fabbricarmi da me un bel
burattino … Con questo bel burattino voglio girare il mondo”
“Allora
il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un
alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7).
“Cos’è l’uomo, perché te ne ricordi? Il
figlio dell’uomo, perché te ne curi? Eppure lo hai fatto poco meno degli
angeli, di onore e di gloria lo hai coronato” (Salmo 8). L’essere umano è
un piccolo punto dell’universo, eppure il più prezioso. Secondo il racconto di
Genesi l'uomo è apparso nel mondo per ultimo, perché per lui, come per un Re,
la dimora reale doveva essere preparata e solo allora il Re vi poteva essere
introdotto, accompagnato da tutte le creature: “perché, direte, l'uomo è stato creato in seguito, se era superiore a
tutte queste creature? Per una buona ragione. Quando un Re intende entrare in
una città, i suoi armigeri e gli altri servitori devono andare avanti, in modo
che il Re possa entrare in camere già preparate per lui. Proprio in tal modo ha
fatto Dio, ora, con l'intenzione di mettere per così dire un Re e padrone su
tutto ciò che è terreno, in un primo momento ha organizzato tutto questo
ornamento, e solo allora ha creato il sovrano (l'uomo)” (San Giovanni
Crisostomo).
L’essere umano è creato[1],
quindi non frutto di un caso, ma VOLUTO. Geppetto dice: “Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino … Con questo bel
burattino voglio girare il mondo” (pag. 8).
Dio
crea l’essere umano e lo rende capace di condividere la Sua esistenza: “Se Dio nel suo Spirito si apre all'uomo,
questi d'altra parte è creato come soggetto capace di accogliere
l'autocomunicazione divina. L'uomo … è …
capace di conoscere Dio e di accogliere il dono che Egli fa di se stesso.
Creato infatti a immagine e somiglianza di Dio, è in grado di vivere un
rapporto personale con lui e di rispondere con l'obbedienza d'amore alla
relazione d'alleanza propostagli dal suo Creatore” (San Giovanni Paolo II, Udienza generale, 26 agosto 1998)
Chi dà dignità all’essere umano?
“Ma che
cos'è l'uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto,
opinioni varie e anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da
fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in
tal modo nel dubbio e nell'angoscia.
Queste difficoltà la Chiesa le sente
profondamente e a esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento
della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo,
dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere
giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione” (GS 12). Il Concilio Vaticano II sottolinea in primo luogo che la
persona umana ha in sé, per il fatto stesso di essere umana, una dignità
inalienabile, poiché ogni persona «è
stata creata a immagine di Dio» (Gen 1, 26).
L’immagine dice
qualcosa di oggettivo, impresso da Dio in ogni uomo e che non può venire meno
nonostante tutto, mentre la somiglianza, indica ciò che matura per adesione. E’
il compito e il dovere dell’uomo
diventare ciò che è. La somiglianza cresce con la nostra disponibilità a
lasciarci plasmare.
La
natura umana è segnata da
un'aspirazione profonda verso la perfezione, una tensione che nasce dal suo
essere "immagine e somiglianza di Dio”. Questa duplicità
oggettiva e soggettiva è illustrata con le parole di san Giovanni Damasceno
che, sempre sulla base del riferimento biblico, affermava che
"l'espressione a
somiglianza indica la volontà di somigliare a Dio nella
virtù, per quanto ciò sia possibile all'uomo". Dono e impegno,
quindi, come aveva già prospettato san Basilio, che nell'"immagine"
vedeva l'atto creativo divino che lascia un'impronta trascendente nell'uomo e
nella donna, e nella "somiglianza" il rimando al libero arbitrio. Una
fisionomia, dunque, ricevuta per grazia, ma anche "da coltivare di
continuo".
Capiamo
bene quelle parole di sant’Agostino, che sono un meraviglioso inno alla libertà
responsabile: “Dio, che ti ha
creato senza di te, non può salvarti senza di te” [Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13]. Infatti, ciascuno di
noi conserva la possibilità, la triste sventura, di ribellarsi a Dio, di
respingerlo forse implicitamente, con il comportamento o di esclamare: Non vogliamo che costui venga a regnare
su di noi (Lc 19, 14). La Redenzione che continua in tutta la storia e in ciascuno di noi ogni
giorno, fa appello alla nostra attiva collaborazione: «vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio»
(2Cor 5,20) e «Per grazia di Dio però
sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato
più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me» (1Cor
15,10).
E’ chiaro allora che il senso della
dignità umana non si comprende veramente se non nella sua relazione con Dio,
origine e fine di ogni vita e che, tale dignità deriva dalla creazione: gli viene dunque
donata da un Altro. Inoltre, qualunque sia lo stato della persona, la Bibbia
afferma che l’immagine di Dio è in essa irreversibile. In questa prospettiva
antropologica, il concetto di immagine di Dio indica che gli esseri umani
condividono una medesima condizione e permette di dare un saldo fondamento al
valore della dignità umana, al di là di una semplice convenzione sociale. È
quanto fa l’insegnamento sociale della Chiesa quando stabilisce la difesa e la
promozione dei diritti dell’uomo «universali e inviolabili» (GS, n. 26).
Questa prospettiva implica ugualmente che la dignità della persona umana non dipende
in definitiva dai successi o dalle capacità della persona, ma dall’amore personalizzante di Dio. Nella
riflessione sulle questioni di giustizia economica e sociale, tale prospettiva
rifiuta ogni discriminazione secondo le origini o le capacità e si schiera a
favore della presa in considerazione e del rispetto per ogni singolo uomo,
quali che siano i risultati che riesce a raggiungere: “ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro
"se stesso", tenendo conto della sua
esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente, per non imitare quel
ricco che non ebbe nessuna cura del
povero Lazzaro. Soprattutto oggi urge l'obbligo che diventiamo prossimi di ogni
uomo e rendiamo servizio con i fatti a
colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente
disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un'unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato
da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: "Quanto avete fatto ad
uno di questi minimi miei fratelli,
l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Inoltre tutto ciò che è contro la vita stessa,
come ogni specie di omicidio, il
genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che
viola l'integrità della persona
umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che
offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù,
la prostituzione, il mercato delle donne
e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i
lavoratori sono trattati come
semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte
queste cose, e altre simili, sono
certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora
che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore” (GS, n. 29).
Noi cristiani troviamo l’ulteriore conferma alle
ragioni della dignità umana nell’avvenimento del Natale e nella Passione del
Signore Gesù che, “non considerò un
tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-11). Per
l’uomo, Dio stesso ha messo “tra parentesi” la Sua divinità e, dopo essersi
incarnato, ha accettato di essere sacrificato a suo favore.
L’essere umano – l’unico creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen
1,26s) – è anche l’unica tra le creature a essere il Suo luogotenente;
solo all’uomo è stato affidato il compito di “custodire e coltivare” Eden: “E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra
immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che
strisciano sulla terra»… Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del
suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere
vivente” (Gen 1,26;2,7).
Non solo Dio ha voluto farci a Sua
immagine e somiglianza, ma si prende cura di questa creatura preziosa e amata a
tal punto da dare la vita del Suo Figlio diletto per ricostituirne l’immagine
deturpata. Permette che il volto splendido di Cristo, «il più bello fra i figli dell'uomo» (Sal 44,3), diventi una
maschera orrenda di sangue perché il nostro volto riacquisti lo splendore
originario.
Gesù con ogni Sua parole e azione ci
mostra il volto di Dio e cosa Dio vuole. Egli ha “è
la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di
separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così
egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se
stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti
e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso
l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e
pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci,
gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più
stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,
edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra
d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata
per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme
per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,14-19). Qui il riferimento è al rapporto tra Israele e i pagani,
ma possiamo estenderlo a ogni uomo, visto che Gesù, durante la Sua vita
pubblica è andato in cerca degli esclusi, degli scartati. Laddove gli uomini
mettono “in mezzo” per giudicare ed eliminare l’escluso, Gesù “mette in mezzo”
per salvare: “Allora chiamò a
sé un bambino, lo pose in mezzo a loro”; “Entrò
di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e
stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse
all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi
domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male,
salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno
con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo:
«Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono
subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mt 18,2: Mc 3,1-6).
“Il
settimo comandamento (non
rubare) proibisce gli atti o le
iniziative che, per qualsiasi ragione, egoistica o ideologica, mercantile o
totalitaria, portano all'asservimento di esseri umani, a misconoscere la loro
dignità personale, ad acquistarli, a venderli e a scambiarli come fossero merci.
Ridurre le persone, con la violenza, a un valore d'uso oppure a una fonte di
guadagno, è un peccato contro la loro dignità e i loro diritti fondamentali.
San Paolo ordinava a un padrone cristiano di trattare il suo schiavo cristiano
"non più come schiavo, ma. . . come un fratello... come uomo..., nel
Signore" ( Fm 1,16 )”
( CCC 2414).
Ecco solo alcuni dei casi in cui Gesù è
andato a riportare al centro l’essere umano escluso:
-
Il lebbroso Mt 8,1-3
-
Peccatori Mt 9,9-13
-
Adultera Gv 8,1-10
La dignità della persona è iscritta da
Dio stesso nella natura dell’uomo e non è un puro riconoscimento soggettivo da
parte dell’uomo al suo simile. “Perché
creato a immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è
soltanto qualche cosa, ma qualcuno … Il dovere del rispetto per la dignità di
ogni essere umano nella cui natura si rispecchia l'immagine del Creatore,
comporta come conseguenza che della persona non si possa disporre a piacimento.
Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico, economico, non può
avvalersene per violare i diritti degli altri meno fortunati. È infatti sul
rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace. Consapevole di ciò, la
Chiesa si fa paladina dei diritti fondamentali di ogni persona. … La pace ha bisogno che si stabilisca un
chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è: saranno così
evitate intromissioni inaccettabili in quel patrimonio di valori che è proprio
dell'uomo in quanto tale. Per quanto concerne il diritto alla vita, è doveroso
denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle
vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza,
ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall'aborto, dalla
sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia. Come non vedere in tutto
questo un attentato alla pace? … Costituisce un elemento di primaria importanza
per la costruzione della pace il riconoscimento dell'essenziale uguaglianza tra
le persone umane, che scaturisce dalla loro comune trascendente dignità.
L'uguaglianza a questo livello è quindi un bene di tutti inscritto in quella
“grammatica” naturale, desumibile dal progetto divino della creazione; un bene
che non può essere disatteso o vilipeso senza provocare pesanti ripercussioni
da cui è messa a rischio la pace. … Oggi, però, la pace non è messa in
questione solo dal conflitto tra le visioni riduttive dell'uomo, ossia tra le
ideologie. Lo è anche dall'indifferenza per ciò che costituisce la vera natura
dell'uomo. Molti contemporanei negano, infatti, l'esistenza di una specifica
natura umana e rendono così possibili le più stravaganti interpretazioni dei
costitutivi essenziali dell'essere umano. Anche qui è necessaria la chiarezza:
una visione « debole » della persona, che lasci spazio a ogni anche eccentrica
concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il
dialogo autentico ed apre la strada all'intervento di imposizioni autoritarie,
finendo così per lasciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente,
facile preda dell'oppressione e della violenza” (Benedetto XVI, XL Messaggio per la giornata della pace, 2007).
Senza riconoscere oggettivamente la “sacralità” della persona,
giungeremo sempre più ad abusi sugli esseri umani.
La dignità
umana è dono e responsabilità: “la dignità
dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso
cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso
istintivo o per mera coazione esterna. L'uomo perviene a tale dignità quando,
liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta
libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi
convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell'uomo, realmente
ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l'aiuto
della grazia divina. Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto
della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto
di bene e di male” (GS 17).
[1] L'etimologia della parola
creare è da ricondursi alla radice sanscrita kar-
= fare, infatti, sempre in sanscrito, kar-tr è il creatore cioè "colui
che fa dal nulla". Ritroviamo una simile radice nello zendo in cui kere = fare e nel greco in cui κραίνω (kraino) significa fare,
compiere, realizzare. La stessa etimologia vale per parole che derivano da
creare, come creatore, creatività, creazione, creatura, etc...
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