Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

giovedì 8 novembre 2018

2 - Catechesi a partire da Pinocchio


1b
Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino … Con questo bel burattino voglio girare il mondo”

“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7).
Cos’è l’uomo, perché te ne ricordi? Il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di onore e di gloria lo hai coronato” (Salmo 8). L’essere umano è un piccolo punto dell’universo, eppure il più prezioso. Secondo il racconto di Genesi l'uomo è apparso nel mondo per ultimo, perché per lui, come per un Re, la dimora reale doveva essere preparata e solo allora il Re vi poteva essere introdotto, accompagnato da tutte le creature: “perché, direte, l'uomo è stato creato in seguito, se era superiore a tutte queste creature? Per una buona ragione. Quando un Re intende entrare in una città, i suoi armigeri e gli altri servitori devono andare avanti, in modo che il Re possa entrare in camere già preparate per lui. Proprio in tal modo ha fatto Dio, ora, con l'intenzione di mettere per così dire un Re e padrone su tutto ciò che è terreno, in un primo momento ha organizzato tutto questo ornamento, e solo allora ha creato il sovrano (l'uomo)” (San Giovanni Crisostomo).
     L’essere umano è creato[1], quindi non frutto di un caso, ma VOLUTO. Geppetto dice: “Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino … Con questo bel burattino voglio girare il mondo” (pag. 8).
     Dio crea l’essere umano e lo rende capace di condividere la Sua esistenza: “Se Dio nel suo Spirito si apre all'uomo, questi d'altra parte è creato come soggetto capace di accogliere l'autocomunicazione divina. L'uomo  … è … capace di conoscere Dio e di accogliere il dono che Egli fa di se stesso. Creato infatti a immagine e somiglianza di Dio, è in grado di vivere un rapporto personale con lui e di rispondere con l'obbedienza d'amore alla relazione d'alleanza propostagli dal suo Creatore” (San Giovanni Paolo II, Udienza generale, 26 agosto 1998)
     Chi dà dignità all’essere umano? 

     Ma che cos'è l'uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie e anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia.
     Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e a esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione” (GS 12). Il Concilio  Vaticano II sottolinea in primo luogo che la persona umana ha in sé, per il fatto stesso di essere umana, una dignità inalienabile, poiché ogni persona «è stata creata a immagine di Dio» (Gen 1, 26).        
     L’immagine dice qualcosa di oggettivo, impresso da Dio in ogni uomo e che non può venire meno nonostante tutto, mentre la somiglianza, indica ciò che matura per adesione. E’ il compito e il dovere dell’uomo  diventare ciò che è. La somiglianza cresce con la nostra disponibilità a lasciarci plasmare.
     La natura umana è  segnata da un'aspirazione profonda verso la perfezione, una tensione che nasce dal suo essere "immagine e somiglianza di Dio”. Questa duplicità oggettiva e soggettiva è illustrata con le parole di san Giovanni Damasceno che, sempre sulla base del riferimento biblico, affermava che "l'espressione a somiglianza indica la volontà di somigliare a Dio nella virtù, per quanto ciò sia possibile all'uomo". Dono e impegno, quindi, come aveva già prospettato san Basilio, che nell'"immagine" vedeva l'atto creativo divino che lascia un'impronta trascendente nell'uomo e nella donna, e nella "somiglianza" il rimando al libero arbitrio. Una fisionomia, dunque, ricevuta per grazia, ma anche "da coltivare di continuo".
     Capiamo bene quelle parole di sant’Agostino, che sono un meraviglioso inno alla libertà responsabile: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te” [Sant'Agostino, Sermo CLXIX, 13]. Infatti, ciascuno di noi conserva la possibilità, la triste sventura, di ribellarsi a Dio, di respingerlo forse implicitamente, con il comportamento o di esclamare: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi (Lc 19, 14). La Redenzione che continua in tutta la storia e in ciascuno di noi ogni giorno, fa appello alla nostra attiva collaborazione: «vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20) e «Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me» (1Cor 15,10).
     E’ chiaro allora che il senso della dignità umana non si comprende veramente se non nella sua relazione con Dio, origine e fine di ogni vita e che, tale dignità  deriva dalla creazione: gli viene dunque donata da un Altro. Inoltre, qualunque sia lo stato della persona, la Bibbia afferma che l’immagine di Dio è in essa irreversibile. In questa prospettiva antropologica, il concetto di immagine di Dio indica che gli esseri umani condividono una medesima condizione e permette di dare un saldo fondamento al valore della dignità umana, al di là di una semplice convenzione sociale. È quanto fa l’insegnamento sociale della Chiesa quando stabilisce la difesa e la promozione dei diritti dell’uomo «universali e inviolabili» (GS, n. 26). 
     Questa prospettiva implica ugualmente che la dignità della persona umana non dipende in definitiva dai successi o dalle capacità della persona, ma dall’amore personalizzante di Dio. Nella riflessione sulle questioni di giustizia economica e sociale, tale prospettiva rifiuta ogni discriminazione secondo le origini o le capacità e si schiera a favore della presa in considerazione e del rispetto per ogni singolo uomo, quali che siano i risultati che riesce a raggiungere: “ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro "se stesso", tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente, per non imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro. Soprattutto oggi urge l'obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un'unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: "Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei fratelli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Inoltre tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore” (GS, n. 29).

     Noi cristiani troviamo l’ulteriore conferma alle ragioni della dignità umana nell’avvenimento del Natale e nella Passione del Signore Gesù che, “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-11). Per l’uomo, Dio stesso ha messo “tra parentesi” la Sua divinità e, dopo essersi incarnato, ha accettato di essere sacrificato a suo favore.

     L’essere umano – l’unico creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,26s) – è anche l’unica tra le creature a essere il Suo luogotenente; solo all’uomo è stato affidato il compito di “custodire e coltivare” Eden: “E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»… Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente” (Gen 1,26;2,7).      
    
     Non solo Dio ha voluto farci a Sua immagine e somiglianza, ma si prende cura di questa creatura preziosa e amata a tal punto da dare la vita del Suo Figlio diletto per ricostituirne l’immagine deturpata. Permette che il volto splendido di Cristo, «il più bello fra i figli dell'uomo» (Sal 44,3), diventi una maschera orrenda di sangue perché il nostro volto riacquisti lo splendore originario.
     Gesù con ogni Sua parole e azione ci mostra il volto di Dio e cosa Dio vuole. Egli ha “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,14-19). Qui il riferimento è al rapporto tra Israele e i pagani, ma possiamo estenderlo a ogni uomo, visto che Gesù, durante la Sua vita pubblica è andato in cerca degli esclusi, degli scartati. Laddove gli uomini mettono “in mezzo” per giudicare ed eliminare l’escluso, Gesù “mette in mezzo” per salvare: “Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro”; “Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mt 18,2: Mc 3,1-6).
Il settimo comandamento (non rubare) proibisce gli atti o le iniziative che, per qualsiasi ragione, egoistica o ideologica, mercantile o totalitaria, portano all'asservimento di esseri umani, a misconoscere la loro dignità personale, ad acquistarli, a venderli e a scambiarli come fossero merci. Ridurre le persone, con la violenza, a un valore d'uso oppure a una fonte di guadagno, è un peccato contro la loro dignità e i loro diritti fondamentali. San Paolo ordinava a un padrone cristiano di trattare il suo schiavo cristiano "non più come schiavo, ma. . . come un fratello... come uomo..., nel Signore" ( Fm 1,16 )”
( CCC 2414).

     Ecco solo alcuni dei casi in cui Gesù è andato a riportare al centro l’essere umano escluso:
-          Il lebbroso Mt 8,1-3
-          Peccatori Mt 9,9-13
-          Adultera Gv 8,1-10

     La dignità della persona è iscritta da Dio stesso nella natura dell’uomo e non è un puro riconoscimento soggettivo da parte dell’uomo al suo simile. “Perché creato a immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno … Il dovere del rispetto per la dignità di ogni essere umano nella cui natura si rispecchia l'immagine del Creatore, comporta come conseguenza che della persona non si possa disporre a piacimento. Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico, economico, non può avvalersene per violare i diritti degli altri meno fortunati. È infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace. Consapevole di ciò, la Chiesa si fa paladina dei diritti fondamentali di ogni persona. … La pace ha bisogno che si stabilisca un chiaro confine tra ciò che è disponibile e ciò che non lo è: saranno così evitate intromissioni inaccettabili in quel patrimonio di valori che è proprio dell'uomo in quanto tale. Per quanto concerne il diritto alla vita, è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall'eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace? … Costituisce un elemento di primaria importanza per la costruzione della pace il riconoscimento dell'essenziale uguaglianza tra le persone umane, che scaturisce dalla loro comune trascendente dignità. L'uguaglianza a questo livello è quindi un bene di tutti inscritto in quella “grammatica” naturale, desumibile dal progetto divino della creazione; un bene che non può essere disatteso o vilipeso senza provocare pesanti ripercussioni da cui è messa a rischio la pace. … Oggi, però, la pace non è messa in questione solo dal conflitto tra le visioni riduttive dell'uomo, ossia tra le ideologie. Lo è anche dall'indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell'uomo. Molti contemporanei negano, infatti, l'esistenza di una specifica natura umana e rendono così possibili le più stravaganti interpretazioni dei costitutivi essenziali dell'essere umano. Anche qui è necessaria la chiarezza: una visione « debole » della persona, che lasci spazio a ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all'intervento di imposizioni autoritarie, finendo così per lasciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente, facile preda dell'oppressione e della violenza” (Benedetto XVI, XL Messaggio per la giornata della pace, 2007).

     Senza riconoscere oggettivamente la “sacralità” della persona, giungeremo sempre più ad abusi sugli esseri umani.

     La dignità  umana è dono e responsabilità: “la dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L'uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell'uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l'aiuto della grazia divina. Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male” (GS 17).















































[1] L'etimologia della parola creare è da ricondursi alla radice sanscrita kar- = fare, infatti, sempre in sanscrito, kar-tr  è  il creatore cioè "colui che fa dal nulla". Ritroviamo una simile radice nello zendo in cui kere = fare e nel greco in cui κραίνω (kraino) significa fare, compiere, realizzare. La stessa etimologia vale per parole che derivano da creare, come creatore, creatività, creazione, creatura, etc...

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