II
L’UNICITA’ DELL’UOMO
“Prese in mano la
pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo
di legno” (pag. 5)
Piallare, significa rendere “piano – planus”,
liscio un pezzo di legno,
eliminando tutte le particolarità e asperità.
Piallare, possiamo considerarla un’operazione simile alla omologazione che,
invece, significa privare la persona della sua originalità ed esclusività; è
usare un unico stampo per tutti; è pretendere che le persone siano fatte in
serie, come i mobili. Tutti devono pensare allo stesso modo e agire allo stesso
modo. Attraverso l’omologazione l’individuo si immerge nella massa e la sua
personalità cede il passo al sistema comportamentale della maggioranza. Mastro
Ciliegia afferma a un certo punto: “Io
non posso credere … è un pezzo di legno da caminetto come tutti gli altri …. . Se
c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l’accomodo io!” (pag. 5). Mastro
Ciliegia premedita un’azione violenta contro colui che si nasconde il pezzo di
legno.
In uno straordinario romanzo profetico, Il mondo nuovo di Auxley, scritto nel
1932, si mostra, per l’appunto il mondo nuovo, nel quale vengono immaginati dei procedimenti di
controllo mentale ed emotivo in grado di garantire un perfetto dominio
sull’umanità, basato unicamente su meccanismi mentali, senza
alcun bisogno di repressione violenta.
Con alcune
semplici mosse, infatti, la vita dell’umanità viene incanalata in argini
perfettamente ideati per negare alle persone anche solo la possibilità di sentirsi
dominati.
- La famiglia non esiste più: il governo si assume l’onere di programmare il numero di nascite e di immettere, grazie ad avanzate tecniche eugenetiche e “disgenetiche”, l’esatto quantitativo di essere umani necessari alla società. Questi feti vengono divisi, fin dal concepimento in vitro, in cinque categorie gerarchiche di importanza (da Alfa Plus a Epsilon Minus) e condizionati fin dall’incubazione al lavoro cui sono destinati. Particolare cura è destinata a inibire le capacità intellettuali e fisiche delle classi inferiori, in modo che siano perfettamente felici e adatti agli incarichi più bassi – senza alcun desiderio di avanzare lungo la scala sociale.
- L’educazione è uniforme, fondata sulla divisione dei ceti e impartita attraverso condizionamenti forzati dell’inconscio: le lezioni (semplici e rassicuranti) vengono inculcate nel sonno (ipnopedia) e sono ripetute fino a diventare parte integrante e inscindibile della mente dei bambini. Vengono rafforzati soprattutto i comportamenti sessualmente disinibiti, la contraccezione, il consumismo sfrenato e la passione per lo sport, e demonizzati o resi privi di senso i rapporti d’amore, le coppie stabili, la maternità, la creatività, l’amore per la natura e per la riflessione.
- Tutta la terra è pacificata e riunita in un unico governo federale, diviso in dieci macro-settori senza alcun conflitto interno. Il concetto stesso di patria è inesistente: tutti gli uomini sono uniformati e del tutto uguali gli uni agli altri in ogni parte del globo. Il corpo sociale è l’unica cosa importante: ogni individuo ne deve far parte con gioia e godersi la vita senza occuparsi di politica o società. “Ognuno appartiene a tutti” è una delle principali lezioni continuamente ripetute nel sonno.
- La vita si svolge infatti in una routine di lavoro leggero e privo di difficoltà, seguito da notti di vita sociale e sessuale sfrenata e da frequenti dosi di un potente allucinogeno e ansiolitico, il soma, in grado di inibire qualunque istinto violento o malinconico e qualunque cattivo pensiero. Nessuno ha mai fatto esperienza di desiderio insoddisfatto, di bisogno, di frustrazione, di malinconia o anche solo di malattia. Tutto ciò che costa fatica, infatti, non vale neppure la pena di essere inseguito: per esempio, la donna desiderata (nel raro caso in cui non si conceda immediatamente) può essere sostituita da dozzine d’altre, o da una generosa dose di buon soma. La scienza farmacologica ha fatto tali passi da gigante che a tutti è garantita giovinezza e bellezza fisica fino alla morte.
- I morenti, solitamente vecchi non più di 60 anni e consumati dall’interno dall’uso di droghe e dalla vita sfrenata, vengono cremati e usati come concime: l’umanità è condizionata fin dalla tenerissima età a non temere la morte, a considerarla un atto necessario al benessere della società e a non ritenere in nessun caso una persona insostituibile. Di nessun defunto viene coltivato o ravvivato il ricordo, se non del mitico fondatore dell’ordine mondiale, il grande Ford, la cui religione (l’unica esistente) è modellata su una versione distorta del cristianesimo e basata sul massiccio uso di soma “sacro” e di canti spersonalizzanti. Le “messe” sono orge sfrenate e anonime, basate su ritmi musicali ossessivi e su visioni allucinogene della divinità.
***
Oggi come ieri, in fondo, la società ci vuole uguali. Nonostante ci sia
un apparente varietà di comportamenti, costumi e gusti, assistiamo a
un’omologazione indotta dai mass media che ci fanno credere che certe cose le
stiamo semplicemente pensando con la nostra testa. Nel contesto attuale della
globalizzazione, la spersonalizzazione dell’individuo resta subdola, nel senso
che si crede di essere liberi, ma i pensieri, le parole e le azioni sono
tutte decise dal “sistema”. Scrive Paolo
VI nell'istruzione pastorale Communio et
progressio (n. 1): «La comunione e
il progresso della società umana sono i fini primari della comunicazione
sociale e dei suoi strumenti come la stampa, il cinema, la radio, la
televisione. Di fatto il loro continuo perfezionamento ne estende e ne agevola
l'uso a pubblici sempre più vasti e ai singoli individui, e la loro profonda
penetrazione influisce sempre più sulla mentalità e sul comportamento di tutti
gli uomini».
Martin Heidegger (1889 – 1976) rileva che la tecnologia può costituire
una minaccia allo stesso essere se lo strumento assume un ruolo sostitutivo
alla persona. Ontologicamente minaccia l'oggettività e la soggettività
dell'essere umano.
Il sapere di oggi è fortemente mediato da poche persone, i cosiddetti
"potenti" o gatekeeper
(custodi del cancello informativo), che decidono ciò che a loro interessa far
sapere agli altri. La tecnologia oggi
promuove una dinamica di informazioni e conoscenze sempre maggiori riducendo però
l'azione dell'essere umano a uno spazio sempre più ristretto. È un processo che
determina una sempre maggiore dipendenza dagli strumenti tecnologici e chi non
si adegua è tagliato fuori dal contesto sia locale che mondiale. Per molte
società, ad esempio, oggi la persona è importante se appare nei mass-media.
È così che si creano i tanti piccoli cloni che vediamo ogni giorno, i
quali credono di essere aperti e intelligenti, quando subiscono invece tutte le
ristrettezze mentali che il sistema impone. Oggi l’uomo della strada ha voglia
di dire la “sua” di politica, economia e società: solitamente riferisce quanto
ascoltato nei mantra dei telegiornali il giorno prima, e crede così di essersi
fatto un’opinione propria e oggettiva. Stesso dicasi dei giornali. Non siamo
mai arrivati a un tale livello di concentrazione e dominio senza usare la
spada: è la prima volta, infatti, almeno nella storia che conosciamo, che un
potere occulto dirige l’intera orchestra del mondo in questo modo, per giunta
col beneplacito di moltissimi cittadini, i quali, ripeto, sono abbastanza certi
di essere liberi.
La massificazione può imporsi solo con una distrazione sostanziale,
dato che non si deve avere il tempo di pensare e quindi di reagire: dobbiamo
essere pieni di impegni, soddisfare questa o quell’inutile incombenza, e nel
frattempo farci addomesticare e addormentare dall’orchestra.
In un articolo pubblicato sul Corriere Della Sera il 9 dicembre del 1973, il celebre giornalista,
scrittore e regista Pier Paolo Pasolini denunciò quello che definì come il
nuovo totalitarismo, dato dall’avvento della società dei consumi, da lui
definito molto peggiore rispetto al precedente totalitarismo fascista, in
quanto dietro la garanzia di un’apparente libertà assoluta si annidava una
volontà totalizzante e subdola di omologazione che non aveva precedenti nella
storia. Scrisse Pasolini : “Nessun
centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della
civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e
monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari
(contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi
ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro
adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal
Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati.
L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della
ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni
della storia umana”.
Secondo il poeta-regista questa
totalizzante omologazione imposta dal potere fu possibile solo grazie al
massiccio ricorso ai mezzi di comunicazione in massa, in particolare della
televisione. Su di essa disse: “Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese
che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha
cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e
concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli
voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un
“uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che
quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore
umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane”. E ancora : “Il Fascismo, non è stato
sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il
nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione
(specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata,
violata, bruttata per sempre”. Questa feroce critica di Pasolini al sistema
consumista e al totalitarismo massmediatico se al tempo poteva apparire un po’
forzata, oggi è più che mai attuale, visto l’attuale dominio assoluto della
società dell’immagine con la conseguente mercificazione totalizzante di tutti o
quasi gli aspetti della vita. La televisione infatti, dal fine pedagogico che
le veniva attribuito agli esordi, è finita con il diventare una vera e propria
“arma di distrazione di massa”, con la priorità assoluta data solamente
al semplice intrattenimento e con l’utilizzo di un’informazione volutamente
manipolata e plasmata, al fine di condizionare sempre di più le scelte dei
fruitori, oggi più che mai semplici ” consumatori”.
***
L’omologazione quando è opera degli altri, è sempre una forma di
violenza, anche se inconsapevole (per ex. un genitore nei confronti dei figli);
quando invece è fatta per scelta personale, è una forma di autolesionismo
(vestire come vestono tutti; “divertirsi” come si divertono tutti; andare dove
vanno tutti, rinunciare ad approfondimenti personali delle notizie, ecc …). L’omologazione
per scelta è comprensibile, ma non condivisibile, perché seppur consente di
essere accettati dal contesto sociale che, altrimenti emarginerebbe, porta
inevitabilmente alla negazione di sé.
Perché omologare e omologarsi? Perché la persona originale e autonoma,
porta disturbo; toglie tranquillità a un sistema e lo costringe a mettersi in
discussione, per cui dovrà faticare notevolmente per trovare un proprio spazio.
Il sistema, normalmente, cercherà di emarginarla o “farla fuori”.
***
“Francesco,
immedesimato in certo modo nei suoi fratelli per l'ardente amore e il fervido
zelo che aveva per la loro perfezione, spesso pensava tra sé
quelle qualità e virtù di cui doveva essere ornato un autentico frate minore. E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse
in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi
frati: la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme con l'amore della
povertà; la semplicità e la purità di Leone,
che rifulse veramente di santissima purità, la cortesia di Angelo, che fu il
primo cavaliere entrato nell'Ordine e fu
adorno di ogni gentilezza e bontà, l'aspetto attraente e il buon senso di
Masseo, con il suo parlare bello e devoto;
la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio fino alla più alta
perfezione; la virtuosa incessante orazione di Rufino,
che pregava anche dormendo e in qualunque occupazione
aveva incessantemente lo spirito unito al Signore; la pazienza di Ginepro, che
giunse a uno stato di pazienza perfetto con
la rinunzia alla propria volontà e con l'ardente desiderio d'imitare Cristo
seguendo la via della croce; la robustezza fisica e
spirituale di Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini; la carità di
Ruggero, la cui vita e comportamento erano ardenti di amore, la santa inquietudine di Lucido, che, sempre
all'erta, quasi non voleva dimorare in un luogo più di un mese, ma quando vi si stava affezionando, subito se ne
allontanava, dicendo: Non abbiamo dimora stabile
quaggiù, ma in cielo” (Specchio di perfezione 85 – FF 1782).
E’ l’insieme di
questi uomini, la fraternità variegata e variopinta che realizza il frate
minore. Mi hanno raccontato di un frate che, per fare entrare i libri negli
scaffali della biblioteca, ha tagliato quelli troppo alti rispetto al
palchetti: questo è omologare. Finché si tagliano dei libri, si fa ridere e si
perde la completezza del testo, ma se si tagliano le specificità di qualcuno,
si impoverisce la sua esistenza e il mondo intero.
Quando san Paolo descrive la Chiesa come corpo di Cristo, afferma: “Come infatti il corpo è uno solo e ha molte
membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo,
così anche il Cristo. Infatti
noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo,
Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo
Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte
membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo»,
non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché
non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del
corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse
udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo
in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo,
dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non
può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi:
«Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più
deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno
onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono
trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma
Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché
nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une
delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se
un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo
di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li
ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come
profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono
delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono
forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti
possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le
interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi
mostro la via più sublime” (1Cor 12,12ss).
Altrettanto
importante è la parabola dei talenti: “Avverrà
infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un
altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì” (Mt 25,14s).
Normalmente chiamiamo “talenti” le capacità di ciascuno, in realtà, se leggiamo
con attenzione, si dice che ai servi sono stati consegnati i beni del padrone,
secondo le capacità di ciascuno. Qui i talenti sono i beni, cioè ciò che è di
Dio: il creato con tutto ciò che contiene. Non a tutti è chiesta la stessa
cosa, perché non tutti hanno le stesse capacità.
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