II AVV.
“Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la
mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti
la tua fragranza e respirai e, anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi
toccasti e arsi di desiderio della tua pace” (Sant’Agostino, Le
confessioni). Dio fa il primo passo;
ci viene a cercare, non attende che
siamo noi a muoverci; Infatti il “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in
mezzo a noi”. Bussa alla porta, ma non la forza; attende una risposta
libera, perché l’amore non ammette imposizione.
Ecco perché Giovanni Battista grida: “Preparate la via del Signore, raddrizzate
i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,4ss). E’ come se dicesse: Dio ti sta cercando; lasciati trovare! Elimina ciò che Gli impedisce di raggiungerti. Lui Ti cerca, ma a te tocca scegliere se lasciarti trovare.
Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,4ss). E’ come se dicesse: Dio ti sta cercando; lasciati trovare! Elimina ciò che Gli impedisce di raggiungerti. Lui Ti cerca, ma a te tocca scegliere se lasciarti trovare.
Cosa sono questi burroni, monti e vie
tortuose se non l’immagine degli ostacoli che rendono difficile, se non
impossibile a Dio di entrare nella nostra casa?
I burroni sono i precipizi profondi che rappresentano gli abissi della
disperazione a cui la vita ci può condurre; le cocenti delusioni, le
sofferenze, le paure. Ebbene si, la fatica di vivere può diventare un ostacolo
portentoso tra noi e Dio. Forse per questo Lui stesso ha detto: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24s). Possiamo
stare davanti alla croce e maledirla e, con essa, Dio stesso, oppure prendere
questa croce, caricarcela sulle spalle e continuare a camminare, tanto da farla
diventare ponte per Dio. Fare si che il grido di dolore spalanchi la porta
chiusa. Ascoltiamo il giovane Jacques Fesch: “Era una sera, nella mia cella … . io restavo ateo convinto … Ora, quella sera, ero a letto con gli occhi
aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita con una intensità
rara … . Ed è allora che un grido mi scaturì dal petto, un appello al soccorso:
Mio Dio, e istantaneamente, come un vento violento, che passa senza che si
sappia donde viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola. Non è
un'immagine: ho realmente la sensazione che la gola si restringa e che vi entri
uno spirito troppo forte per l'involucro che lo riceve. È un'impressione di forza infinita e di
dolcezza che non si potrebbe sopportare troppo a lungo. E a partire da quel
momento ho creduto con una convinzione incrollabile” (J. Fesch, Diario intimo)
Il burrone può esser anche l’immagine dell’abisso a cui ci
conduce il peccato. Stare nel peccato,
senza combatterlo, è un ostacolo formidabile alla venuta di Dio. La luce e la
tenebra non possono convivere: se entra l’una esce l’altra. Per questo Gesù ha
compassione infinita e misericordia per il peccatore, ma non per il peccato
che, deve essere combattuto con tutte le forze, perché Il peccato è come un virus mortale.
I monti e i colli, invece con le loro altezze sono l’immagine della
superbia che conduce all’autonomia, all’indipendenza. L’autonomo non ha
bisogno di niente e di nessuno e non si lascerà mai raggiungere da Dio, finché
non scoprirà che l’autonomia è una pura illusione. Non ci siamo fatti da soli e
non ci compiremo da soli. Scrive il salmista: “L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che
periscono”; chi si lascia abbagliare dai suoi successi e dalle capacità, rischia
di tenere sbarrata la porta a Dio, anche
se va a Messa tutte le domeniche.
Dentro il cuore dell’uomo ci sono poi dei desideri buoni; ci sono vie
che sembrano adeguate a portarci a destinazione, ma “più ce ne allontaniamo, se prendiamo una strada
sbagliata; e se questa, poi, conduce addirittura in una direzione contraria, la
velocità con cui procediamo rende sempre più distante la nostra mèta” (Seneca, La felicità 1): queste sono le strade
tortuose. Quando il Signore riesce a entrare nella nostra casa, poi è Lui che
ci conduce fuori che, spiana
ogni alta montagna e le rupi perenni, colma le valli livellando il terreno, perché possiamo procedere sicuri e giungere sani e salvi alla mèta.
ogni alta montagna e le rupi perenni, colma le valli livellando il terreno, perché possiamo procedere sicuri e giungere sani e salvi alla mèta.
“Insegnami a cercarti, e mostrati a me che ti cerco. Io non posso
cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti
cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che
ti ami trovandoti” (dal Proslogion 1,1).
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