Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 28 luglio 2019

“Signore , insegnaci a pregare"

XVII DOM. T.O.

Signore , insegnaci a pregare” (Lc 11,1). Questi uomini adulti che, certamente pregavano già da alcuni anni, riconoscono che Gesù è diverso anche in questo; si lasciano provocare e sono disponibili a cambiare. Beata disponibilità!

Quante volte ho sentito sminuire il valore del Padre nostro, da persone che, in perfetta buona fede, credono di pregare veramente solo quando usano le proprie parole. Quante volte ripetiamo a “pappagallo”, questa bellissima preghiera, rendendola totalmente INEFFICACE.
La preghiera è CREATRICE; opera se la si lascia operare. Dobbiamo chiedere al Signore che ci insegni a pregare di modo che Lui possa realizzare in noi le Sue meraviglie. Come non si può rimanere indenni entrando a contatto con il fuoco, così la relazione personale con Dio. Nel greco biblico la preghiera è proseuchè e pregare proseuchomai, i due termini sono introdotti dalla preposizione pros che, evoca «movimento verso» o «relazione con»; il sostantivo si completa con euche, euchomai (augurare, volere, desiderare, pregare, attendere con ansia). Pregare è un avvicinarsi, entrare in relazione con un desiderio profondo: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio”; non è il freddo accesso all’ufficio richieste.
Gesù dice di “bussare, chiedere e cercare”, per ricevere lo Spirito Santo e, dove Lui soffia, nulla rimane uguale. Con Lui giungono i doni: Consiglio, Intelletto, Fortezza, Pietà, Scienza, Sapienza, Timor di Dio e, maturano i frutti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé. Pregare è come irrorare la terra e farla germogliare. Non quando proviamo piacere, preghiamo davvero, ma quando questi frutti cominciano a germogliare.
Cosa ci insegna il Padre nostro? Che, al centro della preghiera non ci siamo noi, ma Dio. Più siamo noi al centro e più la preghiera è in pericolo, perché nel momento stesso in cui non se ne trae un beneficio o godimento immediato, essa cessa. Chi deve essere santificato? Il Signore Dio. Chi deve regnare? Il Signore Dio. Chi dà il pane quotidiano, perdona, sostiene nella tentazione e libera dal male? Sempre Lui.
Questa preghiera è rivoluzionaria, perché impegna personalmente e in maniera radicale.
Nel momento stesso in cui chiediamo: sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, stiamo dicendo a Dio che, noi siamo a piena disposizione, affinché ciò si realizzi nella nostra persona. Dire il Pater, significa adoperarsi per rimuovere tutti gli ostacoli nella nostra storia personale alla realizzazione del progetto di Dio. Siamo noi, con la nostra vita, che possiamo mostrare la bellezza del Signore, permettendoLli di regnare in noi e attraverso di noi; accogliendo e mettendo in pratica la Sua volontà o “profanare il Suo nome”, sfigurare il Suo volto con una vita antievangelica;
- non vogliamo più fondare la nostra sicurezza sulle cose materiali, ma dopo avere fatto tutto il necessario, ci abbandoniamo alla provvidenza di Dio, il quale concede il pane per oggi, come la manna nel deserto. La manna veniva concessa nella quantità necessaria: “colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne” (Es 16,18). In questo modo non accaparriamo beni, che sottraiamo agli altri;
- siamo noi che, presa coscienza dei nostri peccati, possiamo lasciarci liberare da Lui, ma se crediamo di essere più immacolati della Vergine Maria, cosa può fare?
- ci impegniamo a essere mediatori della Sua misericordia nei confronti dei fratelli e sorelle che ci sono debitori e, non ci consentiamo più di essere uomini e donne dal cuore duro. Non possiamo non fare un riferimento ad Abramo e a quella bellissima preghiera per salvare una città, profondamente infettata dal male. La misericordia di Abramo, vuole forzare delicatamente, ma con decisione, la giustizia divina. Che bello essere intercessori per l’umanità!
- ci impegniamo a “fuggire il male con orrore e ad attaccarci al benee non a lasciare libero spazio all’azione del maligno.
Grazie Signore, perché ci hai insegnato a pregare; ora con la grazia dello Spirito Santo, accompagnaci così non ricadremo in ciò che appare solo come preghiera, ma che tale non è.

Padre, accogliamo l’antico detto: “Si cor non orat, invanum lingua laborat” e Ti chiediamo di aiutarci a vivere la preghiera, nei tempi e nei modi che la vita ci consente, come uno spazio di vera relazione con Te, dove Tu, abile artista, puoi creare capolavori di bellezza.

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