Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 11 agosto 2019

Mai sazi

XIX DOM. T.O.

Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina” (Lc 12,33); “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37): ci troviamo davanti a delle parole talmente forti che ci sembrano irrealizzabili, quindi rischiamo di passare oltre senza dargli peso. Proviamo invece a fermarci, senza paura, e vediamo cosa hanno da dirci.

E del tutto evidente che Dio non sa che farsene della povertà; inoltre Dio ci ha proposto il comandamento dell’amore, per cui certamente non vuole la chiusura delle relazioni, se non sono espressione di una libertà cercata e difesa. Infatti, Cristo ci ha liberati per la libertà! … voi ..., fratelli, siete stati chiamati a libertà” (Gal 5,1;13) e “L’uomo … è schiavo di ciò che lo domina” (2Pt 2,18). La libertà è la precondizione per accogliere e seguire Gesù Cristo. Possiamo usare un’immagine che, forse, ci è più chiara: chi vuole correre la maratona, non può pensare di tenersi sulle spalle uno zaino di un quintale, deve prima, necessariamente, liberarsene per essere più leggero.
San Francesco ha ben compreso quanto potere può avere il denaro e i beni materiali su una persona, per questo li ha esclusi radicalmente dalla sua vita; ha anche accettato il rifiuto di suo padre, perché non voleva nulla che occupasse il cuore. Egli sapeva bene che, ci sono realtà buone in sé, ma che rischiamo di prendere troppo spazio e di distrarre da ciò che conta.
Oggi ci è chiesto di guardare dentro il nostro cuore, per comprendere cosa veramente ci preme. Ciò serve per dirci la verità e capire per che cosa stiamo vivendo. E’ importante? No, direi che è essenziale, perché a seconda di come ci stiamo muovendo, delle scelte che facciamo, da quali desideri siamo abitati, possiamo camminare verso la meta giusta, oppure camminare a vuoto, sprecando vita e allontanandoci drammaticamente dal nostro bene. Questo fa la differenza tra vivere in pienezza e sopravvivere.
Sant’Agostino scrive: “ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore” (Agostino, Le confessioni, 1,1.5); noi al contrario, rischiamo di essere troppo pieni di surrogati di felicità che, invece di riempirci, chiedono solo si aumentare la dose, come gli antidolorifici, ai quali presto ci si assuefà e diventano inefficaci. Anche l’acquisto più bello non ha il potere di farci star bene più di qualche giorno.
Al termine di un pranzo di nozze, a nessuno verrebbe in mente di andare a casa e cenare, così chi è sazio, non ha bisogno di nulla.
Come facciamo a essere testimoni credibili di Cristo, se noi stessi non lo attendiamo più, perché già apparentemente pieni e soddisfatti? Cristo sembra più un fantasma che ci aleggia intorno che, il Signore, via vera della vita.
Il XX secolo ha visto crescere l’ateismo, vera e proprio negazione dell’esistenza di Dio, percepito come “salvagente” immaginario, per persone incapaci di nuotare del mare della vita. Il nostro secolo, invece, almeno nell’Occidente europeo, si caratterizza per l’indifferenza; semplicemente non c’è più posto per Dio e il Vangelo. Il nostro mondo non è più contro Dio, ma senza Dio. Egli non è più atteso, non più, almeno, di un parente noioso che, purtroppo non si può evitare di ricevere.
La Chiesa dovrebbe essere lo spazio di “mai sazi”, di coloro che non s’accontentano che, non s’adeguano che, pur vivendo nel mondo, sanno discernere tra ciò che è essenziale e ciò che è relativo; ciò che fa bene alla vita e ciò che le nuoce; ciò che avvicina a Dio e, ciò che Lo tiene a distanza.
Spirito Santo, luce divina, illumina il nostro spazio interiore; facci vedere cosa lo abita e poi, come sapienti, insegnaci a gettare via tutto ciò che è superfluo. Fai sentire anche a noi l’inquietudine per la certezza che, soltanto una vita con Dio, può saziare i nostri giorni.

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